L'INTERVISTA / RISCATTO BIANCAZZURRO
Ceter: «Salvo il Pescara e poi voglio la Colombia»
Il bomber sudamericano: «Siamo forti, Breda mi piace. Il sogno? La Nazionale»
PESCARA. Tre gol e sei punti conquistati grazie alle suo prodezze. Damir Ceter, 23enne attaccante colombiano del Pescara, racconta al Centro il suo momento magico dopo l’ultima rete segnata venerdì scorso al Del Duca di Ascoli.
Con i gol di Damir Ceter il Pescara ha centrato le uniche due vittorie. Per lei sicuramente un avvio di stagione positivo.
«Sì, per me è motivo d’orgoglio. Voglio continuare così, facendo gol, per aiutare la squadra a fare più punti possibili».
Anche perché, vedendo il suo rendimento, il Pescara non può fare a meno di lei. Non crede?
«Purtroppo, in questo momento Asencio è infortunato. Per noi è una grave assenza, però penso che tutti siamo utili alla causa e non solo io. Siamo un bel gruppo e tutti sono giocatori importanti».
Con l’arrivo di Breda in panchina che cosa è cambiato rispetto a prima quando c’era Massimo Oddo?
«È troppo presto per dirlo. Abbiamo lavorato una settimana con il nuovo allenatore e devo dire che lui parla molto con la squadra spiegando in maniera chiara quello che vorrebbe da noi giocatori».
Nel 3-5-2 si trova a suo agio?
«Sì, molto. Tuttavia, a prescindere dal modulo, penso che si debba tenere alta l’attenzione. Solo così arrivano i risultati».
Com’è l’intesa con il suo compagno di reparto Galano?
«Ottima. Lui è un giocatore che tecnicamente fa la differenza e averlo accanto è sicuramente una garanzia per quanto riguarda la fase offensiva».
Sabato (ore 16) all’Adriatico arriverà il Vicenza. Che partita sarà?
«Molto importante per noi, affronteremo una squadra forte e dovremo fare attenzione, provando a sfruttare tutte le occasioni che si presenteranno».
Fisicamente come sta?
«Ho avuto qualche problema muscolare, ma ora sto meglio e nel lavoro quotidiano cerco sempre di non farmi male, puntando su dei lavori preventivi a livello atletico».
Sui social i tifosi del Pescara l’hanno ribattezzata San Ceter, come San Cetteo, il santo patrono della città. Lo sapeva?
«Sì, ho visto. È bello, vuol dire che i tifosi hanno fiducia in me, ma è anche una grande responsabilità».
Nello spogliatoio la chiamano “Papi”. Perché?
«È una parola che noi sudamericani utilizziamo parecchio. Io la uso come sinonimo di amico e tutti i miei compagni ora mi chiamano così».
L’obiettivo personale è di arrivare almeno a 10 gol?
«Spero di sì, sarebbe importante. Io voglio fare molto di più per aiutare la squadra e ogni gara deve essere disputata come se fosse una finale».
Il Pescara in questo momento si affida ai gol di Ceter. Una bella responsabilità, non crede?
«Farò del mio meglio, so che tutti hanno tanta di fiducia in me e la ripagherò».
Obiettivo salvezza?
«Adesso dobbiamo puntare a metterci al sicuro. La squadra, però, è forte e secondo me più avanti si potrebbe ambire a qualcosa in più».
In Colombia come stanno vivendo la pandemia Covid?
«Un po’ meglio dell’Italia, perché non abbiamo avuto una ricaduta invernale come è accaduto qui. I miei genitori abitano a Cali, una città di quasi 4 milioni di abitanti, e la situazione è sotto controllo rispetto all’Italia».
Quanto le manca la Colombia?
«Tanto. Non vedo la mia famiglia da un anno e mezzo. È dura stare lontano dai miei genitori».
Ci pensa alla Nazionale colombiana?
«Sì, ci punto. Voglio fare bene per provare a giocare con la Colombia. Sarebbe una cosa stupenda».
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