«Che rimonta, non ci speravo più»
Il presidente Antonetti parla dei sette fantastici minuti della Banca Tercas.
TERAMO. A Caserta ieri parlavano di suicidio. Cestistico, s’intende: la Pepsi che in sette minuti si fa rimontare da una scatenata Tercas Teramo 15 punti di vantaggio per poi chiudere il match sotto di sette punti. Ma è stato più demerito di Caserta o merito del Teramo?
Certo, i cinque liberi sbagliati consecutivamte dalla Juve gridano ancora vendeta (a Caserta), ma quello fra meriti e demeriti è sempre un confine difficile da definire. Una chiave di lettura l’ha data il coach casertano Pino Sacripanti, quando, commentando i sette favolosi minuti della rimonta biancorossa, ha detto: «Ci hanno messo le mani addosso». Cioè: l’aggressività e l’intensità del Teramo non ci hanno lasciato scampo.
«Diciamo che gli abbiamo fatto capire che la partita per noi non era finita», dice il presidente del Teramo Carlo Antonetti, ovviamente ragginate nonostante i tremila euro di multa che il giudice ha comminato sia a lui che all’amministratore Biancacci per presunte offese agli arbitri, più altri mille alla società per qualche pallina di carta lanciata dal pubblico. «Offese? Non mi sembra», replica Antonetti, «comunque degli arbitri non voglio parlare: dico solo che spero di poter vedere partite in cui si possa giocare con tranquilità».
E allora torniamo a quei sette minuti da antologia. «Noi abbiamo tentato un’ultima reazione», continua il presidente biancorosso, «e loro hanno cercato di gestire il vantaggio: questo ci ha fatto credere che ce la potevano fare, soprattuto dopo la bomba di Hoover che ci ha riportato a meno 9. Psicologicamente è stata molto importante». Ma quando il Teramo era sotto di 15 neanche lui credeva più alla rimonta: «Avevo solo una fiammella di speranza, ma ritenevo che ci fosse poco tempo rispetto al vantaggio che avevano e al clima di rassegnazione che dominava il palazzetto. Questa rimonta deve far capire a tutti che la pallacanestro è uno sport fantastico e che le partite finiscono solo quando il cronometro segna zero».
«Devo fare i complimenti alla squadra e allo staff», dice ancora Antonetti, «perché riuscire a meter tutta quell’energia in un finale di partita, quando la stancheza si fa sentire, è testimonianza dei grandi valori morali e sportivi. Mi auguro che possano essere i 7 minuti che ci indicano la strada definitiva da prendere: l’atteggiamento giusto, la grinta, la voglia di vincere una partita».
Certo, i cinque liberi sbagliati consecutivamte dalla Juve gridano ancora vendeta (a Caserta), ma quello fra meriti e demeriti è sempre un confine difficile da definire. Una chiave di lettura l’ha data il coach casertano Pino Sacripanti, quando, commentando i sette favolosi minuti della rimonta biancorossa, ha detto: «Ci hanno messo le mani addosso». Cioè: l’aggressività e l’intensità del Teramo non ci hanno lasciato scampo.
«Diciamo che gli abbiamo fatto capire che la partita per noi non era finita», dice il presidente del Teramo Carlo Antonetti, ovviamente ragginate nonostante i tremila euro di multa che il giudice ha comminato sia a lui che all’amministratore Biancacci per presunte offese agli arbitri, più altri mille alla società per qualche pallina di carta lanciata dal pubblico. «Offese? Non mi sembra», replica Antonetti, «comunque degli arbitri non voglio parlare: dico solo che spero di poter vedere partite in cui si possa giocare con tranquilità».
E allora torniamo a quei sette minuti da antologia. «Noi abbiamo tentato un’ultima reazione», continua il presidente biancorosso, «e loro hanno cercato di gestire il vantaggio: questo ci ha fatto credere che ce la potevano fare, soprattuto dopo la bomba di Hoover che ci ha riportato a meno 9. Psicologicamente è stata molto importante». Ma quando il Teramo era sotto di 15 neanche lui credeva più alla rimonta: «Avevo solo una fiammella di speranza, ma ritenevo che ci fosse poco tempo rispetto al vantaggio che avevano e al clima di rassegnazione che dominava il palazzetto. Questa rimonta deve far capire a tutti che la pallacanestro è uno sport fantastico e che le partite finiscono solo quando il cronometro segna zero».
«Devo fare i complimenti alla squadra e allo staff», dice ancora Antonetti, «perché riuscire a meter tutta quell’energia in un finale di partita, quando la stancheza si fa sentire, è testimonianza dei grandi valori morali e sportivi. Mi auguro che possano essere i 7 minuti che ci indicano la strada definitiva da prendere: l’atteggiamento giusto, la grinta, la voglia di vincere una partita».