Ciaccia: «Il Teramo andrà avanti fino  al Tar se necessario» 

Lunedì la discussione al Collegio di Garanzia del Coni  del ricorso contro l’esclusione dalla C decisa dalla Figc

TERAMO. Mentre in Comune il sindaco D’Alberto cerca di mettere insieme imprenditori in grado di ripartire dalla serie D nel caso in cui il ricorso del Teramo contro l’estromissione dalla serie C dovesse essere bocciato dal Coni, il patron del Diavolo Davide Ciaccia mastica amaro. Oggi incontrerà l’amministratore giudiziario, la dottoressa Capuano, per il passaggio delle consegne. Per riprendere in mano le redini della società dopo che il tribunale di Roma, mercoledì, ha dissequestrato le quote del Teramo riconducibili a lui e al fratello Mario. Quote sequestrate nell’inverno scorso.
Ora, però, il Teramo è fuori dal calcio professionistico. «Se mi sono fatto un’idea di quanto si è verificato negli ultimi mesi? Certo, un mio pensiero ce l’ho. Ma non è il momento di esternarlo. Ci sarà tempo, aspettiamo prima la chiusura dell’iter giudiziario. Il Teramo? I fatti sono sotto gli occhi di tutti. E sono legati al sequestro dei beni ordinato dalla magistratura».
La tesi della famiglia Ciaccia è che avendo le mano legate non ha potuto salvare il Diavolo. Era immobilizzata. E ora l’investimento fatto nello scorso inverno prendendo la maggioranza del club dalle mani di Franco Iachini rischia di andare in fumo. Con esso anche il calcio professionistico in città. In queste ore Davide Ciaccia è stato perentorio: lunedì ci sarà l’udienza davanti al Collegio di Garanza del Coni; se l’esito non dovesse essere favorevole la battaglia legale andrà avanti fino al Tar. Che potrebbe prendere in considerazione i ricorsi tra fine luglio e inizio agosto. Sembra deciso Davide Ciaccia. Dell’ipotesi alternativa - ovvero ripartire dalla serie D - non vuol sentir parlare. «Come potevo produrre atti a favore del Teramo, quelli necessari per l’iscrizione, se non avevo il controllo del club?» si chiede il patron biancorosso. Che, nel frattempo, ha perso per strada l’amministratore Chiechia il quale ha rimesso il mandato nel corso dell’ultima assemblea dei soci. Ciaccia ha confermato anche la possibilità di far entrare in società l’imprenditore siciliano Spinelli, ma, ovviamente, «tutto è legato all’esito dei ricorsi». D’altronde Spinelli che cosa entrerebbe a fare se la società non venisse iscritta?
Tutto questo mentre D’Alberto lavora a mettere insieme alcuni imprenditori e a creare un canale di comunicazione con la Figc per sfruttare la norma che permette alle città che perdono il calcio professionistico di ripartire dalla serie D. Servono soldi, calma e diplomazia. Mica facile in una piazza delusa, stanca e sull’orlo di una crisi di nervi. E in cui la tifoseria ha chiesto che il nuovo Teramo non giochi allo stadio Bonolis per spezzare il legame con l’ex presidente Franco Iachini che gestisce l’impianto. Ci sono tanti tasselli da mettere insieme in un contesto fatto di norme e di crisi economica che attanaglia anche l’economi teramana.
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