Ciclismo, Pogacar conquista anche il Lombardia 

Terzo posto per il teatino Ciccone. Ultima gara tra i professionisti per Dario Cataldo di Miglianico

Ormai per Tadej Pogacar sono finiti gli aggettivi, e paragonarlo ai più grandi di sempre, vedi Eddy Merckx, appare perfino riduttivo. Il fenomeno sloveno ha vinto per distacco anche il giro di Lombardia, piantando in asso il gruppo degli altri migliori, o presunti tali, quando mancavamo 48,5 chilometri alla conclusione della 'classica delle foglie morte’. Che Pogacar ha vinto per il quarto anno consecutivo, eguagliando quindi questo primato che finora apparteneva solo a Fausto Coppi con il suo poker dal 1946 al 1949 compreso. Quello del 2024 è stato un Lombardia davvero bello, e a testimoniarlo c'è stato anche il secondo posto dell'olimpionico (ed ex iridato) Remco Evenepoel, anche lui arrivato da solo ma staccato di più di tre minuti da Pogacar. Il suo pianto dopo aver tagliato il traguardo ha emozionato, è stato quasi una dimostrazione di impotenza perché anche un campione come il belga, pur avendo dato tutto, poco ha potuto fare contro il Michael Jordan, o il Roger Federer, della bicicletta. L'Italia accenna invece un sorriso grazie al terzo posto del teatino Giulio Ciccone, protagonista di una bella prova. Il Lombardia è stata l’ultima gara da professionista di Dario Cataldo (e Pozzovivo). «È stato bello», ha detto ammette Ciccone dopo essere sceso dal podio, «è stato emozionante. Lui ci teneva a finirla qui ed è stato un bel momento, quando lui è arrivato ed io ero sul podio. Direi che è stato bello per tutti e due». Il corridore abruzzese di Miglianico ha appeso la bici al chiodo dopo 18 stagioni sempre ai massimi livelli che gli hanno permesso di vincere 5 gare in carriera, la più importante proprio a Como in occasione della 15ª tappa del Giro d’Italia del 2019. Il il 39enne della Lidl-Trek non ha nascosto l’emozione: «Il Lombardia è sempre stata la mia corsa preferita, e finire con questa corsa ha un sapore speciale, anche perché la tappa che vinsi al Giro d’Italia, il momento più bello della mia carriera, era finita proprio sulle strade di Como e non poteva andare meglio di così», ha detto lo scalatore classe 1985, prima di ringraziare i compagni di squadra che si sono presentati al foglio firma indossando maschere con la sua faccia. «Sono stati bravi a cogliermi di sorpresa perché non me l’aspettavo. È molto bello avere una squadra fatta di persone. Per il futuro in teoria direttore sportivo, ma è un po’ tutto da definire».