COSÌ L’ITALIA ORA È ANCHE DEI RUGBISTI
di STEFANO TAMBURINI Stavolta non è andata come al cinema: quella sporca ultima meta i francesi non l’hanno segnata ed è giusto così, perché quelli buoni eravamo noi. Diciamo noi, perché ci sentivamo...
di STEFANO TAMBURINI
Stavolta non è andata come al cinema: quella sporca ultima meta i francesi non l’hanno segnata ed è giusto così, perché quelli buoni eravamo noi. Diciamo noi, perché ci sentivamo un po’ tutti in campo, anche quelli che erano davanti al televisore e che si sono lasciati trascinare da questa passione straripante per la palla ovale. E soprattutto lo erano quelli che erano allo stadio, prima di tutti i 366 ex azzurri che in mattinata avevano ricevuto il cap a testimonianza dei loro trascorsi e prima della partita hanno cantato l’inno insieme con quelli che poi l’avrebbero giocata. Metteva i brividi, quella scena: occhi lucidi dietro ogni sguardo fiero di aver fatto parte di questa storia proprio nel giorno in cui stava per scriversi la pagina per ora più bella: quella che ricorderà come l’Italia sia diventato anche un paese di rugbisti. Ieri cominciava infatti la nostra quattordicesima partecipazione al Torneo delle 6 Nazioni ma prima di questo show eravamo poco più che ospiti: il nostro obiettivo era evitare l’onta dell’ideale cucchiaio di legno destinato a chi resta a secco, il massimo della vita era stato nel 2007 con due vittorie che valsero il quarto posto. Invece ora è tutto diverso: la Francia battuta ieri era la favorita insieme con l’Inghilterra. Certo, non è il caso di addentrarsi nei meandri dei facili entusiasmi: negli sport di squadra – e il rugby lo è più di tutti gli altri – motivazioni ed equilibrio spesso fanno la differenza e perdere il senso della misura può essere pericoloso. Però è bello per una sera vedere l’Italia al primo posto, guardare gli altri dall’alto e sapere che non è un caso. Sabato a Murrayfield, in Scozia, un’altra vittoria potrebbe aprire, spalancare, nuovi orizzonti lungo il cammino di uno sport che è anche orgoglio, appartenenza, oltreché educazione e rispetto. I francesi alla fine ci hanno applaudito e con la morte nell’animo si sono inchinati. Scene così aprono il cuore e la fantasia. E l’Italrugby non è più solo allegria e simpatia da stappare come un aperitivo. Ora è una squadra vera: e gli altri ora son lì a darci il benvenuto nel 6 Nazioni dei grandi.
@s_tamburini
©RIPRODUZIONE RISERVATA