«Credo nella terza impresa del Pineto»
Il presidente D’Orazio: «All’inizio l’obiettivo era lottare, ora vogliamo la salvezza».
PINETO. Si frega le mani immaginando la terza impresa, dopo la salvezza sul campo e la revoca dell’esclusione dalla A1 della scorsa estate. Benigno D’Orazio, il presidente squalificato per la vicenda Milano, è tornato a sorridere, vedendo l’Aran espugnare Modena. E’ sempre ultimo Pineto, ma la sua sorte non appare segnata come un mese fa. Dopo 12 sconfitte di fila, ecco due vittorie di seguito alla fine del girone d’andata per alimentare la speranza di un’altra impresa.
D’Orazio, siete rinati definitivamente dopo il successo di Modena?
«Non lo so, vediamo se riusciremo a confermarci. Serve un banco di prova probante. D’altronde, abbiamo giocato bene a Modena, non con Loreto anche se quella era una gara da vincere e basta. Senza giocare bene. Sono curioso di verificare se quello di Modena è stato un episodio oppure l’inizio di una risalita».
Domani a Vibo Valentia troverete un Tonno Callipo arrabbiato dopo la sconfitta di Forlì. Il presidente Pippo Callipo è stato durissimo con i suoi giocatori.
«Avrei preferito trovare i calabresi vittoriosi e rilassati. E, invece, giocheranno alla morte perché dovranno rendere conto al presidente della prestazione. Sarà una sfida diversa da quella di Modena, più dura. Anche perché non potremo contare sul fattore sorpresa che domenica ha avuto il suo peso».
Il cambio di allenatore ha influito sulle due vittorie di fila dell’Aran?
«E’ stato importante. Fant, pur essendo stato in passato secondo in A1, conosce la categoria. E, quindi, anche gli avversari e certe metodologie. Alessandro Brutti, invece, era all’esordio in assoluto; ha pagato l’inesperienza. Cose che capitano».
E poi c’è il cubano Osvaldo Hernandez.
«Penso sia stato importante il suo arrivo. Ha personalità, quella che in campo fa la differenza. Al di là dei punti. Domenica sul 16-23 ha preso un muro e imprecava come un ragazzino. Significa che ci tiene. Ha 39 anni, è un campione. Ha la grinta di un ragazzino. Lo temono tutti e la sua presenza in campo dà fiato alle varie soluzioni d’attacco».
Sei punti alla fine del girone d’andata, a quattro lunghezze dalla zona salvezza.
«Credo che il primo obiettivo, quello di lottare, sia stato centrato. Siamo vivi. Adesso vogliamo salvarci. Riuscire a rendere competitiva questa squadra non era un’impresa scontata. Domenica a Modena, sul giornaletto dei tifosi distribuito al palazzetto, ci prendevano in giro. E, invece, alla fine li abbiamo zittiti».
Gennaio sarà il mese clou nella strada verso la permanenza in A1?
«E perché non dicembre? C’è la trasferta di sabato (domani, ndr) a Vibo e poi ci sarà la sfida di Macerata (mercoledì ore 20,30, ndr) in casa. Vogliamo raccogliere altri punti per strada e arrivare alla sfida con Forlì in casa (domenica 3 gennaio a Roseto, ore 16, diretta Rai Sport Più, ndr) nelle migliori condizioni. Finora, non siamo riusciti a sfruttare l’apporto del pubblico. Credo che mercoledì ci sia l’opportunità di rivedere il palazzetto pieno».
E dire che un mese fa sembravate spacciati...
«Possiamo salvarci o non salvarci, l’importante è lottare. L’importante è non vanificare il lavoro svolto la scorsa estate per revocare l’esclusione dalla A1. Io sono dell’avviso che Pineto stia stupendo di nuovo. L’anno scorso abbiamo battuto la Sisley e Modena, ma erano squadre in crisi. Questa volta siamo andati a vincere al PalaPanini con gli emiliani terzi in classifica e reduci da cinque vittorie di fila. Io credo che si possa sperare nel terzo miracolo dopo la salvezza dell’anno scorso e quella della scorsa estate nelle aule dei tribunali sportivi».
Chi può dare di più a questo punto della stagione?
«Non saprei rispondere, perché la squadra è equilibrata. Gradinarov a Modena è stato bravo, ma mi aspetto conferme, a partire da Vibo. Serve continuità dallo stesso Roberts. Ereu è stato tra i migliori, ma penso che possa crescere in difesa. Per non parlare di Lampariello (il libero, ndr): sta andando bene in ricezione, ma è in difesa che ha margini di miglioramento».
La vicenda Milano a che punto si trova?
«Tutto chiuso, c’è una transazione che si sta avviando a buon fine. Anzi, è definita. Mancano solo due liberatorie da parte dei tesserati. Un problema tecnico, non di sostanza».
La presenza del pubblico è stata inferiore alla passata stagione.
«Il ritardo nella costruzione della squadra l’abbiamo pagato a caro prezzo anche nel rapporto con i tifosi. E poi quando perdi 12 gare di fila mica puoi pretendere che ci sia il pubblico? Ora sì, perché la squadra ha dimostrato di essere viva. Me l’aspetto contro Macerata per rivivere una notte magica».
D’Orazio, siete rinati definitivamente dopo il successo di Modena?
«Non lo so, vediamo se riusciremo a confermarci. Serve un banco di prova probante. D’altronde, abbiamo giocato bene a Modena, non con Loreto anche se quella era una gara da vincere e basta. Senza giocare bene. Sono curioso di verificare se quello di Modena è stato un episodio oppure l’inizio di una risalita».
Domani a Vibo Valentia troverete un Tonno Callipo arrabbiato dopo la sconfitta di Forlì. Il presidente Pippo Callipo è stato durissimo con i suoi giocatori.
«Avrei preferito trovare i calabresi vittoriosi e rilassati. E, invece, giocheranno alla morte perché dovranno rendere conto al presidente della prestazione. Sarà una sfida diversa da quella di Modena, più dura. Anche perché non potremo contare sul fattore sorpresa che domenica ha avuto il suo peso».
Il cambio di allenatore ha influito sulle due vittorie di fila dell’Aran?
«E’ stato importante. Fant, pur essendo stato in passato secondo in A1, conosce la categoria. E, quindi, anche gli avversari e certe metodologie. Alessandro Brutti, invece, era all’esordio in assoluto; ha pagato l’inesperienza. Cose che capitano».
E poi c’è il cubano Osvaldo Hernandez.
«Penso sia stato importante il suo arrivo. Ha personalità, quella che in campo fa la differenza. Al di là dei punti. Domenica sul 16-23 ha preso un muro e imprecava come un ragazzino. Significa che ci tiene. Ha 39 anni, è un campione. Ha la grinta di un ragazzino. Lo temono tutti e la sua presenza in campo dà fiato alle varie soluzioni d’attacco».
Sei punti alla fine del girone d’andata, a quattro lunghezze dalla zona salvezza.
«Credo che il primo obiettivo, quello di lottare, sia stato centrato. Siamo vivi. Adesso vogliamo salvarci. Riuscire a rendere competitiva questa squadra non era un’impresa scontata. Domenica a Modena, sul giornaletto dei tifosi distribuito al palazzetto, ci prendevano in giro. E, invece, alla fine li abbiamo zittiti».
Gennaio sarà il mese clou nella strada verso la permanenza in A1?
«E perché non dicembre? C’è la trasferta di sabato (domani, ndr) a Vibo e poi ci sarà la sfida di Macerata (mercoledì ore 20,30, ndr) in casa. Vogliamo raccogliere altri punti per strada e arrivare alla sfida con Forlì in casa (domenica 3 gennaio a Roseto, ore 16, diretta Rai Sport Più, ndr) nelle migliori condizioni. Finora, non siamo riusciti a sfruttare l’apporto del pubblico. Credo che mercoledì ci sia l’opportunità di rivedere il palazzetto pieno».
E dire che un mese fa sembravate spacciati...
«Possiamo salvarci o non salvarci, l’importante è lottare. L’importante è non vanificare il lavoro svolto la scorsa estate per revocare l’esclusione dalla A1. Io sono dell’avviso che Pineto stia stupendo di nuovo. L’anno scorso abbiamo battuto la Sisley e Modena, ma erano squadre in crisi. Questa volta siamo andati a vincere al PalaPanini con gli emiliani terzi in classifica e reduci da cinque vittorie di fila. Io credo che si possa sperare nel terzo miracolo dopo la salvezza dell’anno scorso e quella della scorsa estate nelle aule dei tribunali sportivi».
Chi può dare di più a questo punto della stagione?
«Non saprei rispondere, perché la squadra è equilibrata. Gradinarov a Modena è stato bravo, ma mi aspetto conferme, a partire da Vibo. Serve continuità dallo stesso Roberts. Ereu è stato tra i migliori, ma penso che possa crescere in difesa. Per non parlare di Lampariello (il libero, ndr): sta andando bene in ricezione, ma è in difesa che ha margini di miglioramento».
La vicenda Milano a che punto si trova?
«Tutto chiuso, c’è una transazione che si sta avviando a buon fine. Anzi, è definita. Mancano solo due liberatorie da parte dei tesserati. Un problema tecnico, non di sostanza».
La presenza del pubblico è stata inferiore alla passata stagione.
«Il ritardo nella costruzione della squadra l’abbiamo pagato a caro prezzo anche nel rapporto con i tifosi. E poi quando perdi 12 gare di fila mica puoi pretendere che ci sia il pubblico? Ora sì, perché la squadra ha dimostrato di essere viva. Me l’aspetto contro Macerata per rivivere una notte magica».