Danesi e il basket: «Il mio tricolore a Milano» 

Il preparatore atletico teramano fa correre l’Olimpia: «Passione e flessibilità per restare ad alti livelli»

ROSETO. Giustino Danesi è da anni un pilastro del performance dell’Olimpia Milano fresca di scudetto: noto anche come Justin, Danesi è un preparatore atletico che, partito da Teramo oramai tanti anni fa per far carriera, è riuscito a mettere nella propria bacheca una infinità di titoli: 22 il numero complessivo con 9 scudetti di cui ben 6 con le mitiche scarpette rosse. Una carriera fatta di numeri importanti in cui, però, sono tanti gli obiettivi da conquistare: «Si lavora sempre per primeggiare ad alti livelli, aspetto importante in questo sport in continua evoluzione; penso all’Eurolega che come numero di gare somiglia sempre più alla Nba. Questo mi impegna a pensare continuamente al lavoro che c’è da fare, per non trovarci impreparati». Non semplice, neanche a raccontarlo: «Per questo penso che conti soprattutto avere una dentro una grande passione per questo lavoro così totalizzante che mi fa sentire appagato anche quando non ci sono giorni di riposo: avere tanta passione aiuta a superare ostacoli di ogni tipo, anche lo stare per tanto tempo lontano dai miei genitori a Teramo». Ma non basta solo la passione: «Servono pure una grande flessibilità mentale e un continuo aggiornamento per adattarsi alle diverse situazioni che si presentano. Io per esempio ho avuto a che fare con diversi allenatori tra i top in assoluto, e con ciascuno di loro ho dovuto usare la mia sensibilità per adeguarmi tecnicamente e umanamente rispetto ai loro pensieri: un aspetto insieme delicato e gratificante». Un paio di settimane fa l’ultimo scudetto festeggiato con due giocatori teatini, Giampaolo “Pippo” Ricci e il giovane Samuele Miccoli: «In un club di prima fascia europea come Milano riuscire a ritagliarci uno spicchio di abruzzesità è bellissimo: tra noi ci capiamo al volo, trovando le nostre origini anche solo con una battuta veloce. Per me e per Pippo poi è un piacere considerare come un fratello minore Samuele, da sostenere anche con quel nostro spicchio d’Abruzzo che c’è dentro questa organizzazione fantastica». Esporta l’Abruzzo anche al di fuori del parquet? «L’impegno con la prima squadra è totalizzante e resta poco tempo per organizzare questo tipo di cose. Però a volte ci riesco, penso a qualche tempo fa grazie al mio amico Stellina che mi aveva portato una canaletta per gli arrosticini. L’abbiamo piazzata nel giardino giapponese hi-tech del palazzo dove abito, realizzando una specie di fusione: inutile dire che è stato un grande successo». Ultima domanda sul basket abruzzese: «Ho seguito Chieti e soprattutto le partite di play off del Roseto. E poi mi piacciono le minors, la mia squadra del cuore è Campli in qualunque categoria giochi. Mi piace restare informato un po’ su tutto il movimento, faccio il tifo affinché le realtà attrezzate possano tornare a splendere, ma pure che le realtà storiche e quelle in sviluppo possano lavorare bene per produrre nuovi campioni». Adesso spazio alle vacanze. «C’è del lavoro da fare prima, poi un piccolo break per ricaricare le pile e farmi trovare pronto per la prossima stagione», la conclusione di Danesi.
Marco Rapone
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