Di Luca, l’udienza fissata per il primo febbraio
Il Tribunale nazionale antidoping del Coni lo giudicherà per la positività al Cera nel Giro 2009.
PESCARA. Lunedì 1 febbraio, Danilo Di Luca apparirà davanti al tribunale del Coni per rispondere della doppia positività al Cera, l’Epo di terza generazione, riscontrata dopo le tappe Cuneo-Pinerolo e Chieti-Block Haus, durante il Giro del Centenario che ha chiuso al 2º posto.
Il Tribunale nazionale antidoping del Coni ha fissato l’udienza per le 10.30. La Procura del Coni ha chiesto tre anni di squalifica. L’udienza sarà presieduta dal presidente Francesco Plotino, che sarà anche il relatore.
Fin dall’annuncio della positività, durante la prima tappa del Brixia Tour, Di Luca ha dichiarato di non aver assunto il Cera. Di Luca è stato sottoposto a ben 18 controlli durante il Giro d’Italia 2009 e in due occasioni è risultato positivo: un’anomalia secondo lui.
Il corridore abruzzese contesta, per bocca dei suoi avvocati, Ernesto de Toni e Flavia Tortorella, le risultanze delle analisi del laboratorio di Chatenay-Malabry alle porte di Parigi. Troppi falsi positivi, troppi errori già su provette provenienti da Pechino 2008, troppi incidenti di percorso che mettono in dubbio l’infallibilità del metodo parigino. L’unico in grado di scovare il Cera, ma nel contempo non c’è riconoscimento da parte della comunità scientifica sulla procedura.
Anche per questo motivo, Di Luca si è avvalso del tossicologo Santo Davide Ferrara, docente dell’università di Padova. Una battaglia durissima che si gioca sulla pelle del corridore abruzzese, visto gli interessi che vi ruotano attorno. Preima ancora della fine del Giro del Centenario era partito il gossip sul vincitore, il russo Menchov, in passato sospettato di pratiche dopanti. Poi il quotidiano catalano AS ha messo in dubbio i valori di Di Luca. Il presidente dell’Uci, la federazione ciclistica internazionale, Pat McQuaid, ha ribadito la conformità dei valori secondo il laboratorio di Losanna per tutti i partecipanti alla corsa rosa. Poi i valori sballati di Parigi. Un intrigo difficile da dipanare.
Il Tribunale nazionale antidoping del Coni ha fissato l’udienza per le 10.30. La Procura del Coni ha chiesto tre anni di squalifica. L’udienza sarà presieduta dal presidente Francesco Plotino, che sarà anche il relatore.
Fin dall’annuncio della positività, durante la prima tappa del Brixia Tour, Di Luca ha dichiarato di non aver assunto il Cera. Di Luca è stato sottoposto a ben 18 controlli durante il Giro d’Italia 2009 e in due occasioni è risultato positivo: un’anomalia secondo lui.
Il corridore abruzzese contesta, per bocca dei suoi avvocati, Ernesto de Toni e Flavia Tortorella, le risultanze delle analisi del laboratorio di Chatenay-Malabry alle porte di Parigi. Troppi falsi positivi, troppi errori già su provette provenienti da Pechino 2008, troppi incidenti di percorso che mettono in dubbio l’infallibilità del metodo parigino. L’unico in grado di scovare il Cera, ma nel contempo non c’è riconoscimento da parte della comunità scientifica sulla procedura.
Anche per questo motivo, Di Luca si è avvalso del tossicologo Santo Davide Ferrara, docente dell’università di Padova. Una battaglia durissima che si gioca sulla pelle del corridore abruzzese, visto gli interessi che vi ruotano attorno. Preima ancora della fine del Giro del Centenario era partito il gossip sul vincitore, il russo Menchov, in passato sospettato di pratiche dopanti. Poi il quotidiano catalano AS ha messo in dubbio i valori di Di Luca. Il presidente dell’Uci, la federazione ciclistica internazionale, Pat McQuaid, ha ribadito la conformità dei valori secondo il laboratorio di Losanna per tutti i partecipanti alla corsa rosa. Poi i valori sballati di Parigi. Un intrigo difficile da dipanare.