Di Stanislao, ecco un dribbling per Angelucci
«Perché chiede a me i soldi quando c’è una garanzia? Decido io se e quando vendere la società»
LANCIANO. Chiamato in causa dall’ex proprietario del Lanciano Riccardo Angelucci, l’attuale patron rossonero Paolo Di Stanislao non si è tirato indietro, replicando all’accusa di non aver rispettato i patti della cessione. E, soprattutto, di non aver pagato i 700mila euro pattuiti. Lo ha fatto nel tardo pomeriggio di ieri, al termine di una giornata campale, iniziata con la consegna in Lega dei nuovi contratti e proseguita, poi, allo stadio, dove ha incontrato il presidente del Treviso Setten, ottenendo da lui la comproprietà del 21enne Fonjock.
Presidente, da dove vogliamo cominciare?
«Ovviamente dal pubblico sfogo di Riccardo, che non mi aspettavo, anche se a sorprendermi non sono stati i toni, ma piuttosto i contenuti dello stesso».
Si spieghi meglio.
«Riccardo sostiene, e lo ha ribadito più volte, di aver rinviato la riscossione di quanto pattuito a suo tempo per il bene del Lanciano, impegnato sino a qualche tempo fa nella rincorsa alla salvezza e nelle procedure per l’iscrizione al prossimo campionato. La cosa gli fa onore, ma non riesco a capire per quale motivo lui voglia i soldi (700.000 euro, dilazionati in rate mensili da 50.000, ndc) dal sottoscritto. Quando, circa un anno fa, ci fu il trasferimento delle quote societarie, a garantire l’intera operazione intervenne, con apposita fideiussione, la Bamag Italia Spa. Fideiussione regolarissima, essendo stata accettata dagli Angelucci, dopo approfondite verifiche».
E allora?
«E allora continuo a non comprendere perchè, pur avendo la possibilità di riscuotere immediatamente il suo credito, invece che rifarsi sulla Bamag, come sarebbe logico, pretenda che sia io a pagare».
Ha provato a darsi una spiegazione?
«Evidentemente la persona alla quale Riccardo ha ceduto il club non è quel delinquente che si vorrebbe far credere alla gente».
E’ vero, però, che dei 700.000 euro gli Angelucci non hanno visto nemmeno un centesimo?
«Su questo aspetto andrebbe fatta una precisazione importante, relativa ai debiti fuori bilancio trovati in tutti questi mesi. Esposizioni, tanto per fare alcuni nomi, nei confronti di Martelli Sport, Lavanderia Ridal, Hotel Sangro, ristorante il Chiostro e di svariati ex giocatori rossoneri, alle quali ho dovuto far fronte personalmente, essendomi a torto fidato della sua parola».
Come mai non ha pubblicamente denunciato il tutto?
«Perchè di certi argomenti occorre parlare in privato e non sui giornali. Quando, dopo aver acquisito il Lanciano il 28 agosto scorso, mi sono reso conto che nel bilancio datato 30 giugno 2006 erano compresi anche i debiti maturati nei due mesi successivi, non ho certo sbandierato ai quattro venti la cosa, cercando di far fronte ai problemi creati dalla nuova situazione. Checchè se ne dica, io ho la coscienza a posto e sono pronto, in qualsiasi momento, ad affrontare pubblicamente la questione con Riccardo per ribattere, con documenti alla mano, alle sue affermazioni».
Pare che ci sia gente interessata ad acquistare il Lanciano:
«Mi fa piacere saperlo, perchè sinora nessuno si è fatto avanti con me. E, comunque, sarò io stesso a decidere quando e a chi passare la mano. Ho appena varato un programma importante, portando qui in città un tecnico del calibro di Moriero e un ds dell’esperienza di Pavarese. Non mi sembrano azioni di uno che vuole mollare».
Presidente, da dove vogliamo cominciare?
«Ovviamente dal pubblico sfogo di Riccardo, che non mi aspettavo, anche se a sorprendermi non sono stati i toni, ma piuttosto i contenuti dello stesso».
Si spieghi meglio.
«Riccardo sostiene, e lo ha ribadito più volte, di aver rinviato la riscossione di quanto pattuito a suo tempo per il bene del Lanciano, impegnato sino a qualche tempo fa nella rincorsa alla salvezza e nelle procedure per l’iscrizione al prossimo campionato. La cosa gli fa onore, ma non riesco a capire per quale motivo lui voglia i soldi (700.000 euro, dilazionati in rate mensili da 50.000, ndc) dal sottoscritto. Quando, circa un anno fa, ci fu il trasferimento delle quote societarie, a garantire l’intera operazione intervenne, con apposita fideiussione, la Bamag Italia Spa. Fideiussione regolarissima, essendo stata accettata dagli Angelucci, dopo approfondite verifiche».
E allora?
«E allora continuo a non comprendere perchè, pur avendo la possibilità di riscuotere immediatamente il suo credito, invece che rifarsi sulla Bamag, come sarebbe logico, pretenda che sia io a pagare».
Ha provato a darsi una spiegazione?
«Evidentemente la persona alla quale Riccardo ha ceduto il club non è quel delinquente che si vorrebbe far credere alla gente».
E’ vero, però, che dei 700.000 euro gli Angelucci non hanno visto nemmeno un centesimo?
«Su questo aspetto andrebbe fatta una precisazione importante, relativa ai debiti fuori bilancio trovati in tutti questi mesi. Esposizioni, tanto per fare alcuni nomi, nei confronti di Martelli Sport, Lavanderia Ridal, Hotel Sangro, ristorante il Chiostro e di svariati ex giocatori rossoneri, alle quali ho dovuto far fronte personalmente, essendomi a torto fidato della sua parola».
Come mai non ha pubblicamente denunciato il tutto?
«Perchè di certi argomenti occorre parlare in privato e non sui giornali. Quando, dopo aver acquisito il Lanciano il 28 agosto scorso, mi sono reso conto che nel bilancio datato 30 giugno 2006 erano compresi anche i debiti maturati nei due mesi successivi, non ho certo sbandierato ai quattro venti la cosa, cercando di far fronte ai problemi creati dalla nuova situazione. Checchè se ne dica, io ho la coscienza a posto e sono pronto, in qualsiasi momento, ad affrontare pubblicamente la questione con Riccardo per ribattere, con documenti alla mano, alle sue affermazioni».
Pare che ci sia gente interessata ad acquistare il Lanciano:
«Mi fa piacere saperlo, perchè sinora nessuno si è fatto avanti con me. E, comunque, sarò io stesso a decidere quando e a chi passare la mano. Ho appena varato un programma importante, portando qui in città un tecnico del calibro di Moriero e un ds dell’esperienza di Pavarese. Non mi sembrano azioni di uno che vuole mollare».