Il Pescara in bianco nella nebbia
Niente gol col Verona, 9 minuti di interruzione per scarsa visibilità.
PESCARA. Secondo 0-0 all’Adriatico-Cornacchia nel giro di tre giorni: sabato l’Italia contro l’Olanda, ieri il Pescara nel posticipo della 13ª giornata contro la capolista Verona. Due serate di grande pubblico sugli spalti, ma di zero gol e pochissime emozioni. Il big-match ha confermato la solidità del Verona, tanto forte da mettere la museruola all’attacco del Pescara che, per la prima volta dopo 12 gare, è rimasto a secco. Il punto è servito agli scaligeri per tornare in vetta alla classifica, insieme alla Ternana, e al Pescara per riprendersi il terzo posto. La prova di forza tra le due candidate alla promozione diretta è stata vinta ai punti dal Verona che si è portato a casa il risultato che voleva. Il Pescara non è andato altro un buon primo tempo, nel secondo si è giocato poco e niente. Partita spezzettata, deludente sul piano del gioco, tanti falli e rare occasioni da rete.
Gara addirittura interrotta per 9’, dal 18’, per i fumogeni lanciati dalla curva Nord. Si è visto poco e niente anche per via della foschia. E comunque i quasi 14mila spettatori paganti avrebbero meritato ben altro spettacolo. Sfida bloccata tatticamente, molto maschia. Ognuno ad attendere l’errore dell’altro. Hanno vinto le difese che hanno annullato i rispettivi attacchi. La classifica imponeva al Pescara la ricerca del successo per concretizzare l’aggancio in vetta. Ci ha provato, ma non è andato oltre un paio di occasioni. Troppo poco per impensierire la retroguardia meno battuta della Prima divisione: appena tre gol subiti in 13 gare. Ci si aspettava un Verona manovriero, capace anche di creare problemi negli ultimi venti metri ai padroni di casa.
E, invece, il pubblico ha scoperto una formazione rognosa, fisicamente prestante, spesso fallosa. Attenta a non prenderle più che a imporre il proprio gioco. D’altronde, è arrivata qui per non perdere e ci è riuscita. Alla lettura delle formazioni, una novità in ogni reparto nel Pescara: in difesa Vitale al posto di Petterini, a sinistra; a centrocampo, dentro Dettori per Tognozzi e in avanti la coppia Zizzari-Ganci con Sansovini fuori. Nel Verona, invece, assente il centrocampista Pensalfini, tornato a casa per problemi familiari, al suo posto Campisi. Buona la partenza del Pescara, sospinto dall’incitamento di 13.794 paganti (nuovo record stagionale). Solito Pescara, ma anche gli scaligeri hanno montato una buona guardia sulle fasce e la manovra è risultata (di nuovo) abbastanza prevedibile, tanto più al cospetto di difensori coriacei e concreti.
Tanta pressione, qualche occasione, ma senza mai dare la sensazione di poter mettere in difficoltà il Verona nel quale i primi a difendere sono stati i tre attaccanti del 4-3-3 schierato da Remondina. Nella ripresa leggero calo del Pescara, come al solito. Il Verona ha guadagnato qualche metro, ma la serata dei portieri è rimasta tranquilla. Normale amministrazione e niente di più. Lo spettacolo piuttosto si è visto in curva Nord, davvero un bel colpo d’occhio con uno striscione che prendeva tutto il settore: “Gli occhi della curva,il cuore in campo; noi siamo il Pescara: non dategli scampo”.
E poi sfottò ai veronesi e un messaggio alla presidente: “Si rimangia la parola e cambia lo statuto: Caldora il rispetto ci è dovuto”. Dalla nord sono piovuti anche petardi e fumogeni. Al 18’ del secondo tempo l’arbitro Baratta (ha tollerato troppo il gioco fisico della capolista) ha fermato l’incontro. Nove minuti a guardarsi in faccia e poi di nuovo a correre. Risultato scritto, nemmeno i cambi di Cuccureddu l’hanno schiodato. Nemmeno il passaggio al 4-3-3. Secondo pari consecutivo in casa per i biancazzurri. Appena due punti nelle ultime tre gare. Anziché prendere il volo hanno rallentato la corsa.
Gara addirittura interrotta per 9’, dal 18’, per i fumogeni lanciati dalla curva Nord. Si è visto poco e niente anche per via della foschia. E comunque i quasi 14mila spettatori paganti avrebbero meritato ben altro spettacolo. Sfida bloccata tatticamente, molto maschia. Ognuno ad attendere l’errore dell’altro. Hanno vinto le difese che hanno annullato i rispettivi attacchi. La classifica imponeva al Pescara la ricerca del successo per concretizzare l’aggancio in vetta. Ci ha provato, ma non è andato oltre un paio di occasioni. Troppo poco per impensierire la retroguardia meno battuta della Prima divisione: appena tre gol subiti in 13 gare. Ci si aspettava un Verona manovriero, capace anche di creare problemi negli ultimi venti metri ai padroni di casa.
E, invece, il pubblico ha scoperto una formazione rognosa, fisicamente prestante, spesso fallosa. Attenta a non prenderle più che a imporre il proprio gioco. D’altronde, è arrivata qui per non perdere e ci è riuscita. Alla lettura delle formazioni, una novità in ogni reparto nel Pescara: in difesa Vitale al posto di Petterini, a sinistra; a centrocampo, dentro Dettori per Tognozzi e in avanti la coppia Zizzari-Ganci con Sansovini fuori. Nel Verona, invece, assente il centrocampista Pensalfini, tornato a casa per problemi familiari, al suo posto Campisi. Buona la partenza del Pescara, sospinto dall’incitamento di 13.794 paganti (nuovo record stagionale). Solito Pescara, ma anche gli scaligeri hanno montato una buona guardia sulle fasce e la manovra è risultata (di nuovo) abbastanza prevedibile, tanto più al cospetto di difensori coriacei e concreti.
Tanta pressione, qualche occasione, ma senza mai dare la sensazione di poter mettere in difficoltà il Verona nel quale i primi a difendere sono stati i tre attaccanti del 4-3-3 schierato da Remondina. Nella ripresa leggero calo del Pescara, come al solito. Il Verona ha guadagnato qualche metro, ma la serata dei portieri è rimasta tranquilla. Normale amministrazione e niente di più. Lo spettacolo piuttosto si è visto in curva Nord, davvero un bel colpo d’occhio con uno striscione che prendeva tutto il settore: “Gli occhi della curva,il cuore in campo; noi siamo il Pescara: non dategli scampo”.
E poi sfottò ai veronesi e un messaggio alla presidente: “Si rimangia la parola e cambia lo statuto: Caldora il rispetto ci è dovuto”. Dalla nord sono piovuti anche petardi e fumogeni. Al 18’ del secondo tempo l’arbitro Baratta (ha tollerato troppo il gioco fisico della capolista) ha fermato l’incontro. Nove minuti a guardarsi in faccia e poi di nuovo a correre. Risultato scritto, nemmeno i cambi di Cuccureddu l’hanno schiodato. Nemmeno il passaggio al 4-3-3. Secondo pari consecutivo in casa per i biancazzurri. Appena due punti nelle ultime tre gare. Anziché prendere il volo hanno rallentato la corsa.