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Il ritorno di Lapadula: «Io e l’Abruzzo, gli anni più belli»
L’attaccante del Milan racconta le promozioni e i gol con Pescara e Teramo: «Smart in premio? L’ho restituita»
PESCARA. Ci sarà uno stadio vestito a festa, il pienone sugli spalti, per riabbracciare l’attaccante più prolifico degli ultimi due anni in Abruzzo. Pescara-Milan, classifica alla mano, è soprattutto la sfida che segna il ritorno di Gianluca Lapadula all’Adriatico-Cornacchia. Ha trascinato prima il Teramo in B (promozione revocata per illecito sportivo) e poi il Pescara in A. Gol ed emozioni, ricordi e nostalgia s’intrecceranno domani pomeriggio. Titolare o no, sarà il giorno di Lapadula. Che, alla vigilia, ha affidato il suo messaggio in esclusiva al Centro con un’intervista di seguito.
Che cosa darebbe per giocare Pescara-Milan?
«Per me tutte le gare sono importanti, però quella di domenica sarà speciale, perché tornerò in un posto dove sono stato bene e che mi ha aiutato a crescere. Non ho mai giocato da ex se non l'anno scorso contro il Cesena. Ma lì non avevo lasciato un bel ricordo come a Pescara. È la mia partita del cuore».
Due anni in Abruzzo che cosa le hanno lasciato?
«Tanto, da subito, a Teramo, sono stato accolto come un figlio. Ho avuto un rapporto straordinario con la città, con i tifosi e con i compagni di squadra che io preferisco chiamare amici. Tutti insieme abbiamo creato una famiglia che ha agevolato la mia carriera».
È stata più un'impresa la promozione con il Teramo in B o quella con il Pescara in A?
«Entrambe le stagioni sono state da 10 e lode. Non le voglio mettere in competizione. A Teramo vincemmo un campionato con 24 risultati utili di fila, vinsi il premio come miglior giocatore, vincemmo il trofeo come miglior squadra, miglior allenatore, Donnarumma (oggi alla Salernitana, ndr) capocannoniere. Tanti riconoscimenti, così come poi ne sono arrivati moltissimi a Pescara. Due stagioni stupende».
Il gol più bello?
«Mi verrebbe da dire che lo devo ancora fare. Però, mi rendo conto che nell'immaginario della gente ci sono quelli con il Vicenza e con il Cesena. Ma per me è stato fantastico anche quello realizzato contro l'Entella».
Si aspettava di ritrovare il Pescara ultimo e il Teramo penultimo?
«No, non l'avrei mai detto. A Pescara conosco i ragazzi, come persone prim'ancora che come giocatori. Conosco Oddo e il suo staff. Per me è una squadra che merita molto di più per le qualità umane e tecniche. Non merita questa classifica. Teramo? Io penso che stia vivendo il contraccolpo della vicenda Savona (revoca della promozione in B nell'estate del 2015 per illecito sportivo, ndr). Il gran merito di quella promozione è di Di Giuseppe e Vivarini, due persone importanti per il Teramo. Sono stati abili a creare un gran gruppo».
Ha mai pensato a un Pescara con Lapadula in serie A?
«Ci ho pensato perché voglio bene alla squadra e alla città. Provo affetto verso i ragazzi. Ci avrei provato, certo. Ma io sono un attaccante che finalizza il lavoro della squadra».
Chi si sente di ringraziare dei due anni in Abruzzo?
«Io se ho scoperto l'Abruzzo lo devo a Di Giuseppe e Vivarini. Mi hanno voluto loro, non era facile trattare con il Parma a quei tempi e loro ci sono riusciti portandomi a Teramo. A Pescara? Sentii Oddo, poi il presidente Sebastiani si presentò alla firma del contratto con la maglia numero 10… Ancora oggi mi sento di dire grazie a Sebastiani e Marinelli».
Le sarebbe piaciuto essere allenato da Zeman?
«È un grande intenditore di calcio, gli attaccanti con lui hanno sempre segnato molti gol. È un tecnico che ha sempre dimostrato il suo valore. E poi è una leggenda per Pescara… ».
Lo sa che il ds Di Giuseppe è tornato a collaborare con il Teramo?
«Sì, lo sento sempre. È anche venuto al mio matrimonio. È un amico. Gli auguro il meglio, gli auguro di fare quello sa fare bene, ovvero il direttore sportivo».
Il momento più bello dei due anni in Abruzzo?
«C'è un momento che ricordo bene. Era la sera della finale di andata dei play off contro il Trapani. Eravamo in pullman ed ero seduto vicino a Pasquato. Mi venne da piangere nel vedere tutta quella gente che ci aspettava. E pensavo: “L'anno scorso ero in Lega Pro e ora mi vado a giocare la serie A…”. Che brividi ragazzi! Ero emozionato. Ma vi ricordate quanta gente c'era quella sera allo stadio? E poi la rifinitura al mattino sul lungomare, l'affetto dei tifosi. Fantastico!».
Lapadula al Milan, scelta del giocatore o della società?
«In estate, tra le tante ipotesi che mi vennero fatte c'era anche quella del Milan. E io dissi subito: "Se il Milan chiama, io vado". Poi, il Milan ha chiamato e io sono andato con il consenso della società. Certe decisioni si prendono sempre in tre. E comunque penso che la dirigenza sia rimasta contenta…».
Ha detto: "Se segno non esulto", perché?
«Perché non sarà una domenica normale. Tornerò nella regione che mi ha adottato e mi ha coccolato. Verrà tutta la famiglia, siamo molto legati ai posti che abbiamo frequentato».
Un giorno le piacerebbe tornare a Pescara?
«Perché no?».
Nostalgia degli arrosticini?
«Ci hanno pensato i miei amici di Teramo a Natale. Me ne hanno portati talmente tanti che li ho finiti dopo una settimana».
Un messaggio per l'Abruzzo?
«Prima di tutto un grazie grande così. E poi un incoraggiamento, visto che quelli trascorsi non sono stati mesi facili».
Una curiosità: come è andata a finire la storia della Smart?
«L'ho restituita».
Perché?
«Facemmo una scommessa con il signor Alessandro Acciavatti (ex dirigente del Pescara, ndr). Mi disse: "Se fai 30 gol ti regalo la Smart…". E così andò, tanto che, poi, io gli diedi la mia maglia di Trapani. E lui mi consegnò la Smart. Non ci capimmo bene, evidentemente. Lui, poi, mi disse che la macchina era in comodato d'uso e quindi avrei dovuto fare il passaggio di proprietà. E allora io gli risposi che se era in comodato d'uso gliel'avrei restituita. E così feci».
@roccocoletti1
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