CALCIO / DOPO LA RETROCESSIONE
Ira Sebastiani, Pescara ai lavori forzati
Il presidente fa sapere alla squadra che gli allenamenti proseguono fino a data da destinarsi: forse fino al 30 giugno. Poi rassicura la piazza: "Abbiamo una società sana e in grado di allestire una rosa competitiva"
PESCARA. Altro che rompete le righe, il presidente Daniele Sebastiani sembra intenzionato a far sudare ai giocatori lo stipendio fino in fondo. Il Pescara lavora al centro sportivo Poggio degli Ulivi e fino a quando non si sa. Pare, infatti, che il maggiore azionista del Delfino abbia ordinato di proseguire gli allenamenti "fino a data da destinarsi", addirittura le sedute potrebbero continuare fino al 30 giugno. Al momento, l’intenzione del club sarebbe questa, poi si valuterà se rivedere la "punizione". Il cammino deludente ha lasciato tanta amarezza in società e le ultime due gare, in cui il Pescara ha subìto altrettante sconfitte sonore (0-3 contro Cremonese e Salernitana) senza nemmeno lottare più di tanto hanno acuito la rabbia dei dirigenti.
Di tutt'altro tono il messaggio diffuso ieri da Sebastiani attraverso i canali ufficiali del club. In attesa di porre le basi della rinascita, il presidente ha rivolto un pensiero alla città e ai tifosi usando parole distensive. «Indietro non si torna ed è inutile trovare giustificazioni per descrivere questo momento infelice che ci vede dopo 11 anni tornare in terza serie a fronte di una stagione pregna di scelte sbagliate», si legge in testa al lungo comunicato con cui il maggiore azionista del Delfino ha chiesto «scusa a tutte le persone che amano davvero questi colori» e ha rivolto un pensiero ai «dipendenti e ai tecnici delle giovanili che non meritano di veder svanire anni di lavoro frutto di amore e dedizione». Infine, le rassicurazioni sul futuro del club: «Abbiamo una società sana, pronta ad iscriversi al prossimo campionato e in grado di allestire una compagine competitiva per cercare una pronta risalita... Le delusioni spesso aprono gli occhi e da questo oggi si deve ripartire, cercando di rimediare ad errori e chiedendo a voi tutti di stare vicini ai colori biancazzurri». Purtroppo, lo spettro della retrocessione si è materializzato, un epilogo inevitabile giunto al termine del peggiore campionato di B disputato dal 2010 in poi. Un'estate di passione attende i tifosi, servirà un po' di tempo per metabolizzare il dramma sportivo, nonostante l'esito fosse previsto. Durante stagione la squadra ha quasi sempre mostrato la sua inconsistenza.
Alla fine, il Delfino ha terminato il torneo al penultimo posto con 32 punti. In 38 partite solo 7 vittorie, 11 pareggi e ben 20 sconfitte, 29 gol realizzati (peggior attacco della B insieme al Cosenza) e 60 subiti (seconda difesa più perforata dopo quella dell'Entella). Per trovare un cammino così disastroso tra i cadetti, bisogna tornare indietro nel passato: torneo 2006-07, quando il Pescara è sprofondato in C chiudendo all'ultimo posto con 24 punti. Come quest'anno, anche allora ci sono stati dei cambi in panchina nel corso del campionato. All'inizio Davide Ballardini, poi sostituito da Aldo Ammazzalorso che a sua volta è stato rimpiazzato dalla coppia formata da Gigi De Rosa e Vincenzo Vivarini. I prossimi giorni saranno decisivi per definire la strategia. Potrebbe consumarsi il divorzio con Gianluca Grassadonia, in bilico anche le posizioni di Giorgio Repetto e Antonio Bocchetti. Sul possibile nuovo allenatore, per ora, nessuna traccia concreta, allora ci hanno pensato i tifosi a lanciare un'idea...
Una petizione per Zeman. L'iniziativa è di Luca Viola, ristoratore pescarese tifosissimo del Pescara, che su Change.org, la piattaforma on-line gratuita di campagne sociali, ha chiamato a raccolta i sostenitori del Delfino per sponsorizzare il ritorno in riva all'Adriatico dell'allenatore boemo. «Il calcio è uno sport fatto di sacrifici e meritocrazia, Zeman rappresenta tutto questo: lavoro, giovani e calcio propositivo. Se sei d'accordo pure tu, firma!», si legge sull'annuncio che per ora ha raccolto meno di 200 adesioni e suscitato reazioni contrastanti. Oggi il boemo compie 74 anni, ma ha ancora tanta voglia di lavorare: «Senza calcio non sto bene», ha detto tempo fa, «fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant'anni, all'aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo».
Giovanni Tontodonati
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