L’Aquila ko in casa, Pagliari si dimette
Rossoblù battuti dalla Forsempronese, la società accetta la decisione del tecnico e ora cerca il sostituto per la panchina
l’aquila2
forsempronese3
L’AQUILA (3-4-3): Michielin 6; Casella 5,5, Alessandretti 6, Brunetti 5; Gueli 5,5 (23’ st Russo sv), Del Pinto 5,5 (25’ st Mantini 6), Misuraca 5,5 (25’ st Giandonato 6,5), Zuccherato 6; Banegas 5,5, Guidobaldi 5,5 (15’ st Belloni 5,5), Giampaolo 5,5 (15’ st Giannini 5,5). A disposizione: Negro, Di Santo, Pomposo, Mancini. Allenatore: Pagliari.
FORSEMPRONESE (4-4-2): Bianchini 6; Riggioni 6, Urso 6,5, Cammilloni 6,5, Procacci 6,5 (43’ st Bianchi sv); Amerighi 7, Pandolfi 6, Podrini 6 (21’ st Torri 6,5), Bucchi 6 (15’ st Pandolfi Leonardo 6,5); Kyeremateng 7, Casolla 6,5 (21’ st Conti 6). A disposizione: Amici, Tamburini, Satalino, Fraternali, Pagliari. Allenatore: Fucili.
Arbitro: Menozzi di Treviso.
Reti: 4’ Casella (rigore), 43’ Zuccherato, 17’ st Amerighi, 34’ st Giandonato, 41’ st Kyeremateng.
Note: spettatori 2.500 circa. Ammoniti: Del Pinto, Giannini, Urso, Pandolfi, Torre. Angoli: 6-4. Recupero: 2’ pt; 6’ st.
L’AQUILA
La prima sconfitta casalinga dell’Aquila (la seconda complessiva in campionato) coincide con le irrevocabili dimissioni del tecnico Giovanni Pagliari. Che aprono la crisi tecnica in casa rossoblù.
A fine gara, tra bocche cucite e dichiarazioni arrivate 45 minuti dopo il triplice fischio, è toccato al direttore generale Simone Bernardini comunicare ai giornalisti la scelta presa dal tecnico e, di riflesso, l’accettazione da parte del sodalizio aquilano. Un capitombolo inaspettato, il cosiddetto fulmine a ciel sereno in una giornata che lasciava presagire assolutamente altro.
La Forsempronese – avversaria appaiata all’Aquila prima del fischio finale – ha sfoderato una prestazione sontuosa fatta di corsa, tattica e coraggio tanto da lasciare annichiliti i tanti che si aspettavano l’ennesima vittoria tra le mura amiche per Brunetti e compagni. Fucili e i suoi ragazzi, invece, hanno interpretato la gara come meglio non si poteva andando a colpire e a gestire la partita soprattutto sulle lacune dell’avversario. Il cambio di modulo del tecnico aquilano è crollato al cospetto delle folate di Kyeremateng che, dopo appena 180 secondi, ha trovato lo spiraglio giusto per far male, andando a guadagnarsi il rigore poi trasformato da Casolla (per lui 7 reti stagionali) per lo 0-1. Marchigiani che dal vantaggio hanno carpito maggior brio e nei primi minuti Michielin ha dovuto vedere spesso e volentieri i volti dei suoi avversari a breve distanza, maggiormente nelle occasioni di Amerighi e Pandolfi.
L’Aquila è cresciuta col passare dei minuti, grazie anche a un calo di intensità dei marchigiani che nella prima parte di gara hanno messo alle strette i rossoblù abruzzesi. Dal ventesimo in poi i locali hanno alzato il baricentro e le folate di Giampaolo prima e Banegas dopo, hanno costretto Pandolfi e compagni ad abbassare il proprio raggio d’azione. L’Aquila ha trovato il pari sul finire di primo tempo con Zuccherato bravo a insaccare la sfera in rete dopo un ottimo inserimento.
Nella ripresa prime emozioni a ridosso del quarto d’ora e, come successo in occasione del gol del pari aquilano, la Forsempronese ha rimesso la freccia del sorpasso proprio mentre gli avversari stavano crescendo col tap in dell’indemoniato Amerighi. Una doccia freddissima, gelata, quasi insopportabile anche per chi è abituato a una colonnina di mercurio tendente verso il basso. I cambi di Pagliari hanno portato poi benefìci, con la perla di un Giandonato polemico forse verso il pubblico nel momento dell’esultanza. La sua punizione ha ricordato ai tanti la conclusione vista all’Old Trafford (con tutto il rispetto) soffocando per qualche minuto i mugugni di uno stadio che si attendeva una domenica completamente diversa. Poi, a quattro minuti dal novantesimo, è arrivato lo svarione di un Brunetti fino a oggi perfetto che evidentemente ha fatto precipitare le ambizioni della società aquilana e le certezze di un tecnico corazzato come Pagliari. I sei minuti di recupero, gli ultimi del “Pagliari 2.0” all’Aquila, a poco sono serviti con un arrembaggio dettato più dall’orgoglio che dalla lucidità fisica e mentale.
Lorenzo Valleriani
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L’AQUILA (3-4-3): Michielin 6; Casella 5,5, Alessandretti 6, Brunetti 5; Gueli 5,5 (23’ st Russo sv), Del Pinto 5,5 (25’ st Mantini 6), Misuraca 5,5 (25’ st Giandonato 6,5), Zuccherato 6; Banegas 5,5, Guidobaldi 5,5 (15’ st Belloni 5,5), Giampaolo 5,5 (15’ st Giannini 5,5). A disposizione: Negro, Di Santo, Pomposo, Mancini. Allenatore: Pagliari.
FORSEMPRONESE (4-4-2): Bianchini 6; Riggioni 6, Urso 6,5, Cammilloni 6,5, Procacci 6,5 (43’ st Bianchi sv); Amerighi 7, Pandolfi 6, Podrini 6 (21’ st Torri 6,5), Bucchi 6 (15’ st Pandolfi Leonardo 6,5); Kyeremateng 7, Casolla 6,5 (21’ st Conti 6). A disposizione: Amici, Tamburini, Satalino, Fraternali, Pagliari. Allenatore: Fucili.
Arbitro: Menozzi di Treviso.
Reti: 4’ Casella (rigore), 43’ Zuccherato, 17’ st Amerighi, 34’ st Giandonato, 41’ st Kyeremateng.
Note: spettatori 2.500 circa. Ammoniti: Del Pinto, Giannini, Urso, Pandolfi, Torre. Angoli: 6-4. Recupero: 2’ pt; 6’ st.
L’AQUILA
La prima sconfitta casalinga dell’Aquila (la seconda complessiva in campionato) coincide con le irrevocabili dimissioni del tecnico Giovanni Pagliari. Che aprono la crisi tecnica in casa rossoblù.
A fine gara, tra bocche cucite e dichiarazioni arrivate 45 minuti dopo il triplice fischio, è toccato al direttore generale Simone Bernardini comunicare ai giornalisti la scelta presa dal tecnico e, di riflesso, l’accettazione da parte del sodalizio aquilano. Un capitombolo inaspettato, il cosiddetto fulmine a ciel sereno in una giornata che lasciava presagire assolutamente altro.
La Forsempronese – avversaria appaiata all’Aquila prima del fischio finale – ha sfoderato una prestazione sontuosa fatta di corsa, tattica e coraggio tanto da lasciare annichiliti i tanti che si aspettavano l’ennesima vittoria tra le mura amiche per Brunetti e compagni. Fucili e i suoi ragazzi, invece, hanno interpretato la gara come meglio non si poteva andando a colpire e a gestire la partita soprattutto sulle lacune dell’avversario. Il cambio di modulo del tecnico aquilano è crollato al cospetto delle folate di Kyeremateng che, dopo appena 180 secondi, ha trovato lo spiraglio giusto per far male, andando a guadagnarsi il rigore poi trasformato da Casolla (per lui 7 reti stagionali) per lo 0-1. Marchigiani che dal vantaggio hanno carpito maggior brio e nei primi minuti Michielin ha dovuto vedere spesso e volentieri i volti dei suoi avversari a breve distanza, maggiormente nelle occasioni di Amerighi e Pandolfi.
L’Aquila è cresciuta col passare dei minuti, grazie anche a un calo di intensità dei marchigiani che nella prima parte di gara hanno messo alle strette i rossoblù abruzzesi. Dal ventesimo in poi i locali hanno alzato il baricentro e le folate di Giampaolo prima e Banegas dopo, hanno costretto Pandolfi e compagni ad abbassare il proprio raggio d’azione. L’Aquila ha trovato il pari sul finire di primo tempo con Zuccherato bravo a insaccare la sfera in rete dopo un ottimo inserimento.
Nella ripresa prime emozioni a ridosso del quarto d’ora e, come successo in occasione del gol del pari aquilano, la Forsempronese ha rimesso la freccia del sorpasso proprio mentre gli avversari stavano crescendo col tap in dell’indemoniato Amerighi. Una doccia freddissima, gelata, quasi insopportabile anche per chi è abituato a una colonnina di mercurio tendente verso il basso. I cambi di Pagliari hanno portato poi benefìci, con la perla di un Giandonato polemico forse verso il pubblico nel momento dell’esultanza. La sua punizione ha ricordato ai tanti la conclusione vista all’Old Trafford (con tutto il rispetto) soffocando per qualche minuto i mugugni di uno stadio che si attendeva una domenica completamente diversa. Poi, a quattro minuti dal novantesimo, è arrivato lo svarione di un Brunetti fino a oggi perfetto che evidentemente ha fatto precipitare le ambizioni della società aquilana e le certezze di un tecnico corazzato come Pagliari. I sei minuti di recupero, gli ultimi del “Pagliari 2.0” all’Aquila, a poco sono serviti con un arrembaggio dettato più dall’orgoglio che dalla lucidità fisica e mentale.
Lorenzo Valleriani