VOLLEY

«La mia passione sotto rete, da Ortona all’argento olimpico» 

La bella storia sportiva di Federica Bruni che conquista il secondo gradino del podio con la maglia azzurra alle Olimpiadi per sordi: «Papà è un allenatore ed è il mio primo tifoso, in Turchia ho realizzato un sogno»

ORTONA. Da un vicecampione olimpico di beach volley ad una vicecampionessa olimpica di pallavolo. Da Paolo Nicolai a Federica Bruni. Ortona festeggia la seconda medaglia d’argento in due anni conquistata in un Olimpiade. Dopo quella di Rio 2016 portata a casa da Nicolai, è la sedicenne Federica Bruni a tenere in alto il nome della città rivierasca.
Lo ha fatto nella 23ª edizione dei Deaflympics, le Olimpiadi per sordi che si sono svolte a Samsun, in Turchia, dal 17 al 31 luglio. L’Italia, allenata da Alessandra Campedelli, si è arresa in finale al fortissimo Giappone e per Bruni, la più giovane della squadra, è arrivata una prestigiosa medaglia. «È il risultato di un percorso fatto di raduni ed allenamenti», sostiene l’atleta ortonese rientrata in città da poco più di una settimana.
«Non mi aspettavo di poter salire sul podio perché c’erano squadre veramente forti. Quando siamo arrivate in finale speravo di poter vincere l’oro, ma il Giappone si è dimostrata una grande compagine. Le ragazze orientali prendevano tutto. Per cui sono ugualmente felice della medaglia d’argento».

Quello di Bruni è un talento puro, coltivato grazie alla passione per questo sport radicata in famiglia, visto che il papà Rocco è un allenatore (l’ultima stagione ha seduto sulla panchina dell’Antoniana, la formazione pescarese capace di fare il Triplete vincendo campionato di serie C, coppa Abruzzo e campionato regionale under 18). Ed anche Federica, in grado di stare in campo sia nel ruolo di libero che in quello di schiacciatrice-ricevitrice, ha fatto parte del sodalizio pescarese promosso in B2 e campione regionale under 18.
Inoltre la stessa Bruni ha preso parte anche al campionato under 16 con la maglia della Teate Volley Chieti. «Gioco a pallavolo da praticamente undici anni», racconta la vicecampionessa olimpica. «È una passione che mi ha trasmesso papà, essendo lui un allenatore. C’era anche lui in Turchia, prima delle partite parlavamo sempre e mi diceva di essere pronta e divertirmi. Poi al termine della finalissima ci siamo abbracciati». Cosa cambia tra pallavolo per udenti e quella per sordi? C’è innanzitutto una differenza di regolamento: «Quando giochiamo le partite nei campionati per sordi dobbiamo togliere gli apparecchi usati per sentire, che invece ci vengono permessi di indossare durante gli incontri per udenti» spiega la Bruni. Senza apparecchi, quindi, «per accorgerci del fischio dell’arbitro dobbiamo guardarlo e per chiamare la palla dobbiamo alzare le braccia». Momenti intensi ai recenti Deaflympics sono stati vissuti nel corso dell’Inno di Mameli, quando le ragazze lo hanno cantato con il linguaggio dei segni.
«E’ una lingua che ho imparato due anni fa, non la conoscevo. La nostra allenatrice ha voluto che interpretassimo il nostro inno nazionale con i segni». Appena tornata dalla Turchia Federica ha vissuto altri attimi emozionanti. Infatti ad attenderla all’aeroporto c’erano la mamma e la sorella, mentre gli amici le hanno fatto una sorpresa facendosi trovare sotto casa al suo rientro. «E’ stato un bel momento», ammette la sedicenne. Martedì invece il sindaco Leo Castiglione l’ha ricevuta in Comune per omaggiarla con una targa a nome dell’amministrazione, alla presenza di un altro campione qual è Paolo Nicolai, di Consuelo Mangifesta in rappresentanza della Legavolley femminile, e di Massimo D’Onofrio in qualità di vicepresidente della Legavolley nonché direttore sportivo della Sieco Impavida Ortona.
Ora la Bruni si godrà un po' di vacanze, per poi partecipare a Brescia al campionato italiano per atleti sordi. A settembre l’appuntamento è però anche con la scuola: «Frequenterò il terzo anno di liceo scientifico ad Ortona. Non è semplice conciliare tutti gli impegni tra sport e lezioni, ma me la cavo». E sugli obiettivi futuri la talentuosa ragazza non ha dubbi: «Il mio intento è di continuare a giocare a pallavolo. Da grande, inoltre, mi piacerebbe diventare una fisioterapista».
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