Lega Pro, Teramo a piccoli passi: il pari col Padova non dispiace

Brutta partenza, poi Nofri cambia modulo e fa soffrire i veneti

TERAMO. Non si diventa squadra da un giorno all’altro, a maggior ragione se i primi due mesi della stagione sono stati un progetto tecnico fallito e chiuso con un doppio esonero (tecnico e ds). Il pari con il Padova è il terzo in quattro partite dell’era Nofri e conferma l’impressione – già emersa nel brutto finale di Bolzano – che il Teramo, se risalirà, lo farà a piccoli passi. Ma quasi nessuno, al Bonolis, ha storto il muso per lo 0-0, anche perché quella veneta, se guardi i singoli, è una squadra da primi posti. Il punticino, insomma, non cambia volto a una classifica che resta povera ma è comunque accettato di buon grado.

La principale nota positiva dell’umido pomeriggio di Piano d’Accio è che una risalita in corso d’opera c’è comunque stata, nel senso che il Diavolo ha sofferto da matti nella prima mezz’ora con il 4-4-2 e poi, ridisegnato da Nofri con un 3-5-2, ha tenuto botta alla pari con un avversario di rango. Anzi, nel secondo tempo è stata quella di casa la squadra più propositiva e pericolosa. È mancato un po’ l’attacco, ma la defezione dell’ultimo minuto di Jefferson (problema muscolare) non poteva non pesare visto che il brasiliano è spalla ideale per Sansovini. Il sindaco – non a caso – con al fianco Croce (generoso ma meno bravo nella difesa e gestione della palla) ha stentato. Il problema principale del Teramo resta la scarsa qualità a centrocampo e si è visto chiaro nell’avvio di partita: con tre incursori e un’ala pura nel reparto di mezzo la palla non girava, e il più delle volte veniva buttata via con lanci lunghi.

Il Padova ha così preso il sopravvento sfiorando il vantaggio all’8’ con Favalli (tiro ciccato da ottima posizione) e costringendo Rossi a uscire a valanga su Altinier (22’). Lo stesso Altinier ha concluso a rete tre volte dal 25’ al 31’ e a quel punto Nofri ha deciso di coprirsi, accentrando D’Orazio al fianco di Caidi e Speranza (in difficoltà negli uno contro uno contro le possenti punte ospiti). Petrella è passato a mezzala sinistra, ruolo inedito ma che lo ha rigenerato rimettendolo nel vivo del gioco visto che fino a quel momento all’ala non aveva quasi toccato palla. In generale tutto il Teramo con il nuovo sistema si è scosso ed è migliorato in blocco, sfiorando il gol al 35’ con un colpo di testa di Sansovini su cross di Scipioni che Bindi ha tolto dall’angolino basso. Un minuto dopo Alfageme è ripartito in campo aperto costringendo Rossi a un’altra uscita bassa niente male, ma la pericolosità del Padova è scemata e nel finale (42’) un bell’inserimento in area di Bulevardi concluso fuori ha sancito che il Teramo ora se la stava giocando a viso aperto.

È stato così anche nella ripresa, caratterizzata da squadre lunghe e rapidi capovolgimenti del fronte. Al Padova è stato annullato un gol di Alfageme su azione d’angolo per evidente fuorigioco (8’), poi l’innesto di Di Paolantonio a esterno sinistro con Bulevardi mezzala destra ha permesso ai biancorossi di guadagnare qualità, metri e fiducia. Il portiere ospite Bindi ha dovuto lavorare duro su un bel tiro di Croce dal limite (15’) e soprattutto su una bomba da fuori area di Scipioni (19’), sono fioccati calci d’angolo pro biancorossi e su uno di questi (39’) l’uscita a farfalle dell’estremo ospite non è stata sfruttata a dovere da Caidi. Il Padova non si è mai chiuso, ma se nel finale il Teramo avesse segnato e vinto nessuno avrebbe gridato allo scandalo. È mancato il guizzo sottoporta, pazienza.

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