Josè Lemme festeggia insieme all'ex bomber e ora allenatore Hernan Crespo

CALCIO

Lemme, l'emigrante abruzzese sul tetto del calcio argentino

E' di Castiglione Messer Marino il presidente del Defensa y Justicia che ha vinto la Coppa Sudamericana con l'allenatore Hernan Crespo

CASTIGLIONE MESSER MARINO. Da Castiglione Messer Marino a Florencio Varela, comune di 400mila abitanti alle porte di Buenos Aires. Dall’Abruzzo all’Argentina con una valigia piena di speranze. Una vita da emigrante, tanti sacrifici e un’avventura da presidente che lo fa entrare nella storia del calcio argentino. Josè Lemme, 72 anni da compiere ad agosto, patron del Defensa y Justicia, ha vinto la Coppa Sudamericana, l’equivalente della nostra Europa League, battendo 3-0 il Lanus nella finale di Cordoba e meritandosi il primo trofeo in 85 anni di storia del club.
Una prima volta che ha del miracoloso, se si considera che solo nel 2014 la squadra ha centrato la storica promozione in Prima divisione, avendo militato nella sua storia sempre in categorie inferiori. Un’impresa che porta la firma di Hernan Crespo, ex attaccante di Parma, Lazio, Inter e Milan, attuale allenatore del Defensa, e soprattutto dell’abruzzese Lemme, capace di creare una società modello e di raggiungere risultati impensabili.
L’emigrante. Quel presidente che oggi viene osannato dai tifosi gialloverdi, viene da Castiglione Messer Marino, borgo della provincia di Chieti. Quando al telefono sente la parola Abruzzo, Lemme si emoziona. «Abruzzo, casa mia», dice dall’altra parte del mondo, «quanto mi manca la mia terra». Sì, perché Josè ha lasciato l’Abruzzo all’età di 5 anni, partendo con la mamma direzione Argentina per raggiungere il padre che si era già trasferito a Buenos Aires per lavoro.


La passione per il calcio. In Argentina, Lemme conosce una donna, che poi diventerà sua moglie, la cui famiglia gestisce il Defensa y Justicia, società polisportiva di Florencio Varela. «Piano piano ho iniziato ad appassionarmi», racconta Lemme, «perché il calcio è lo sport della gente. Sono entrato in società nel 1969 e dal 1993 sono presidente. Il Defensa ha dovuto aspettare quasi 45 anni per centrare la Primera division, e a lungo ha vissuto nei bassifondi del calcio argentino. Vincere la Coppa Sudamericana è un’emozione incredibile che mi ripaga di tanti sacrifici».
Una gestione modello. La proprietà non ha cambiato filosofia dopo la storica promozione in Prima divisione e in pochi anni è arrivata a vincere un trofeo. «Qui da noi niente grandi acquisti e nomi altisonanti», spiega Lemme, imprenditore nel settore tessile, «noi spendiamo poco, ma prendiamo giocatori buoni perché abbiamo dirigenti competenti. In società c’è anche mio figlio Diego che si occupa di scouting. All’anno spendiamo 2,5-3 milioni di dollari, nulla a che vedere con le cifre del calcio europeo. Siamo un club con i conti a posto e siamo una società che mette l’allenatore e i giocatori nelle condizioni migliori per lavorare». Da bomber Braian Romero al portiere Unsain, fino a Camacho: di giocatori forti ce ne sono, ma il valore aggiunto è Crespo. «È un grande allenatore», risponde Lemme, che allontana le sirene di mercato della nazionale cilena. «No, Hernan resta qui e rinnoverà il contratto con noi».
I sogni. Di spese folli, il Defensa, non vuol sentir parlare. Ma c’è un giocatore per cui Lemme farebbe follie. «Mi piacerebbe prendere Cristiano Ronaldo», sorride. Il sogno nel cassetto, più realistico, è un altro. «Vincere la Coppa Libertadores».
L’Abruzzo nel cuore. Le origini di Castiglione Messer Marino non le ha mai dimenticate. «Spero di tornare presto, ho nostalgia degli arrosticini e di sagne e ceci. In Abruzzo ho i miei parenti. Magari tornerò per festeggiare un altro trofeo». (g.g.)
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