Maio attacca squadra e Comune

Il dirigente ha pensato anche alle dimissioni

LANCIANO. All’indomani della quinta sconfitta casalinga della sua squadra, Guglielmo Maio le canta a tutti, dal Comune ai giocatori: stanco, deluso, irritato. Pronto anche a lasciare. Il vice-presidente del Lanciano è stufo di fare i conti con problemi di ogni genere, che hanno finito col trasformare in una sorta di calvario quotidiano quello che sarebbe dovuto essere quasi un piacevole diversivo. Stufo a tal punto da meditare le dimissioni.
«E’ vero, ci ho pensato seriamente», conferma, «parlandone anche con la famiglia, ma alla fine è prevalso il senso di responsabilità, anche se resta il disappunto per una situazione affatto piacevole».

La prima nota dolente è naturalmente il rendimento della squadra. Deludente.
«Il mio giudizio è complessivo: anche se in trasferta siamo imbattuti, 28 punti in 23 gare sono una miseria, per un organico fatto di giocatori provenienti dalla B o da campionati di C vinti... E siccome, pur essendo puntualmente pagati per quanto valgono», sottolinea Maio, «stanno rendendo di meno, e reputando Pagliari il meno colpevole della situazione, non escludo provvedimenti anche drastici (Esclusioni dalla rosa, multe, blocco di stipendi? ndc) nei loro confronti».

Poi c’è la spina stadio.
«Abbiamo da tempo presentato un progetto che prevede la costruzione (in contrada Sant’Onofrio, ndc) di un impianto polifunzionale con annesse attività commerciali. Un progetto nel quale crediamo molto e che risolverebbe anche gli attuali problemi sollevati da osservatorio, prefettura e compagnia bella. Al momento però», sottolinea Maio junior, «ci tocca fare i conti col Biondi, situato in pieno centro con una serie di problematiche che, con grande pazienza e disponibilità, abbiamo provato di risolvere. Questo al fine di renderlo agibile alle tifoserie ospiti, penalizzate quest’anno da una serie di decisioni che, a mio avviso, sarebbero state comprensibili parlando di un impianto frequentato da migliaia di persone».

E invece?
«E invece la realtà è diversa, come si evince dai 222 paganti di domenica scorsa, per un incasso di poco più di 2000 euro. Solo un pazzo potrebbe spenderne 70.000 per mettere a norma uno stadio (installando i famosi “betafence”, ndc) con sole cinque gare da giocare. Senza contare», aggiunge l’ad rossonero, «che una soluzione ci sarebbe. Quella cioè di adottare delle strutture mobili ugualmente idonee allo scopo: costerebbero molto meno e avrebbero la stessa efficacia. Spero quindi che da qui alla sfida col Giulianova (in programma il 21 febbraio, dopo la sosta, ndc), prevalga il buon senso, altrimenti a rimetterci saranno, come sempre i tifosi».