SERIE A
Muric più Mitrita: il Pescara saluta con un sorriso
L'ultima casalinga in serie A dei biancazzurri regala un successo meritato a spese del Palermo
PESCARA. Toh, chi si rivede! C’è il Pescara che vince dopo poco più di tre mesi di astinenza. Che saluta il pubblico dell’Adriatico-Cornacchia con un piccolo sorriso dopo aver provocato una valle di lacrime tra la sue gente. Successo meritato, il secondo maturato sul campo in 37 gare di campionato. Tutti e due targati Zeman dopo quello del settembre scorso a tavolino contro il Sassuolo. Pochissimi lampi nel buio di una stagione vissuta nella tempesta e che decreta (con largo anticipo) l’immediato ritorno in serie B in un ambiente depresso e corroso dai veleni. Il 2-0 al Palermo cambia poco sul giudizio - disastroso - dell’annata, però i biancazzurri hanno la dignità di chiudere a testa alta la serie degli impegni casalinghi.
Zeman schiera a sorpresa Cerri al centro dell’attacco e Verre nei tre di centrocampo. Primo tempo su buoni livelli con il gol del 21enne croato Robert Muric, al 15’, a sbloccare il risultato, un vantaggio legittimato con una prestazione farcita di quella voglia di non continuare a deludere. Al contrario di un Palermo che definire imbarazzante è un eufemismo. Nella ripresa un briciolo di reazione rosanero con Fiorillo abile a fare buona guardia quando viene chiamato in causa. Poca roba, per carità. Non a caso l’occasione migliore, al 25’, ce l’ha Alberto Cerri che spara alto da ottima posizione. Fino agli ultimi minuti, quelli in cui l’ex Brugman mette Mitrita davanti al portiere regalandogli la possibilità di chiudere la gara del 2-0. E il romeno, con un inserimento zemaniano, non sbaglia chiudendo una serata spettrale in cui il peso della partita era pari al traffico incontrato per giungere allo stadio: zero. Sì, perché Pescara-Palermo si scrive posticipo di serie A, ma si legge anticipo della prossima serie B. O, forse, né l’uno né l’altro, perché il livello tecnico è quello che è - ovvero scadente - e il ritmo non è paragonabile a quello che aspetta le contendenti nel prossimo campionato cadetto. Semplicemente, una sfida tra squadre retrocesse con tutto ciò che ne consegue, in primis a livello di motivazioni. Gli stimoli del Pescara, però, sono superiori ai rosanero ed ecco spiegato il 2-0. Spettacolo gradevole con qualche flash di gioco zemaniano aiutato dai ritmi bassi di una partita senza grosso agonismo. Zero gol al passivo: non accadeva dal 19 febbraio scorso, il giorno di quel 5-0 al Genoa che ha regalato l’ultima illusione. Da allora undici gare sempre con la difesa perforata. Fino a ieri sera.
Un Pescara serio, perché con tutti i limiti di questo mondo comunque ha voglia di chiudere in bellezza davanti agli irriducibili (ma molti abbonati sono rimasti a casa) che non vogliono mancare a una partita che non conta nulla ai fini della classifica visto che di fronte ci sono l’ultima e la penultima. Serio e dignitoso. Che poi questo 2-0 non modifica l’umore del pubblico di fede biancazzurra è un altro discorso, tant’è che nella ripresa i cori contro la società sono stati uditi anche alla televisione. Cori anche contro Zeman che, comunque, va sottolineato che è arrivato a Pescara, a metà febbraio, con la squadra ormai virtualmente retrocessa. E inerme.
E Muntari sta a guardare. Ancora panchina per Sulley Muntari. Coincidenza vuole che da quando il 33enne ghanese è stato oggetto dei cori razzisti a Cagliari, con le conseguenti polemiche farcite di squalifica e relativo dietrofront, non ha giocato più un minuto.