Pescara, a Cagliari solito ko. Muntari è un caso / Video
Il ghanese lascia anzitempo il campo per i buu razzisti dagli spalti: chiede all’arbitro di intervenire e poi se ne va battibeccando coi tifosi
CAGLIARI. Un’altra sconfitta, dignitosa, ma pur sempre l’ennesimo passo falso, il 24° della stagione (25° sul campo). Il calvario continua: anche al Sant’Elia il Pescara è uscito dal campo a testa bassa. Sulley Muntari lo ha fatto qualche minuto prima degli altri biancazzurri. E lo ha fatto di sua spontanea volontà, indispettito dai cori e dai buu razzisti che arrivavano dagli spalti. Il ghanese dapprima ha chiesto, in maniera anche veemente, all’arbitro Minelli di Varese di intervenire, magari sospendendo la partita. Poi, visto che il direttore di gara non gli dava retta, ha deciso di abbandonare il campo, mentre gli altri 21 giocatori disputavano gli ultimi scampoli di partita. Un gesto di protesta - gli costerà la squalifica - che ha finito per caratterizzare una partita per certi versi scontata.
Vittoria di misura del Cagliari (matematicamente salvo), una resa con l’onore delle armi per i biancazzurri già retrocessi in serie B a cinque giornate dalla fine. Partita senza grossi contenuti tecnici, e forse proprio per questo motivo il Pescara è riuscito a limitare i danni. Il Cagliari si è aggiudicato i tre punti grazie a un primo tempo su buoni livelli, deciso da un rigore trasformato da Joao Pedro e concesso per un fallo di mano in area di Fornasier su conclusione dello stesso brasiliano dal limite. Nella ripresa sono scesi di tono i rossoblù, dando la possibilità ai biancazzurri di giocare venti minuti dignitosi durante i quali sono andati anche vicino al pareggio. Ma, si sa, in questa stagione non hanno un buon feeling con il gol. E così ecco la settima sconfitta della gestione Zeman (completata da due pareggi e una vittoria). Difficile che il boemo riesca a centrare l’obiettivo minimo di evitare l’ultimo posto in graduatoria. Non di questo passo, considerato che le altre comunque si muovono nei bassifondi. Il Pescara, invece, sembra essere già in vacanza, perché ai limiti strutturali si unisce anche la mancanza di motivazioni. Non c’è più una speranza da inseguire. Non c’è mordente. E poi non c’è mai stata un’identità di squadra. Men che meno una svolta zemaniana. Soltanto accennata con l’esordio vincente a spese del Genoa. Pressing, tagli degli esterni, sovrapposizioni dei terzini e verticalizzazioni non si abbinano a una squadra costruita male e rifinita peggio. Il Pescara si trascina verso il finale di stagione con il boemo che ha regalato un’altra sorpresa: dopo l’esperimento di Brugman centravanti ecco Milicevic terzino sinistro. Il croato, alla prima da titolare in A, è un centrocampista centrale e l’intuizione del boemo è stata bocciata dal campo così come era avvenuto per l’uruguaiano al centro dell’attacco. La partita non ha regalato troppe emozioni, è stata piuttosto deludente. Il solito Pescara ad aspettare davanti a Fiorillo nella speranza di infilare qualche contropiede. Che il Cagliari non gli ha concesso, almeno fino a quando non ha trovato la rete dell’1-0, al 22’; e Fiorillo non ha negato a Borriello la rete del raddoppio, al 24’. Poi, ha allentato intensità di gioco e tensione agonistica. E il Pescara è uscito fuori dal guscio con Memushaj (38’) che ha chiamato Rafael alla deviazione. Nella ripresa squadre più lunghe. Il Pescara si fa vedere di più in avanti e l’occasione migliore è quella di Benali, al 26’, sul quale Rafael para a terra. Poi, la doppia sostituzione (Brugman per Coulibaly e Kastanos per Benali) di Zeman che anziché dare ulteriore linfa alla squadra, l’ha un po’ sgonfiata. A ravvivarla hanno pensato i buu razzisti e la reazione di Sulley Muntari che ha lasciato il campo anticipatamente. E per questo motivo è stato espulso e sarà squalificato.
All’orizzonte c’è la sfida casalinga contro il Crotone (25 punti) alle prese con l’entusiasmante rincorsa alla salvezza da conquistare, eventualmente, a spese dell’Empoli (29) e Genoa (30). Sarà un’altra tappa del calvario biancazzurro.