Pescara, basta un lampo di Ganci
Brutto primo tempo, poi un rigore piega l’Andria sciupona.
PESCARA. E’ bastato un lampo per mettere al sicuro la terza vittoria di fila in casa, un concentrato di quella qualità calcistica che fa del Pescara una delle favorite nella corsa alla serie B. Rigore (e gol) per i biancazzurri e Andria in dieci dopo un’ora di gioco. Gol partita di Massimo Ganci che si è procurato il penalty e poi l’ha trasformato. E dire che l’ex salernitano era destinato alla sostituzione, Artistico era pronto per entrare a bordocampo. 15’ della ripresa: intuizione di Bonanni per Sansovini che ha liberato Ganci in area, netto il fallo da dietro del giovane terzino Ceppitelli. Il tempo di segnare dal dischetto e poi è entrato Artistico, proprio per il match-winner.
E’ stato il lampo decisivo, quello che ha illuminato una gara non bella. Ha accecato l’Andria, confermando il Pescara al terzo posto in classifica, al fianco del Verona (vittorioso a Ravenna), sulla scia delle capolista Portogruaro e Ternana. Che proprio domenica sarà di scena all’Adriatico. Hanno vinto tutte le prime quattro della classe, tracciando un solco con il resto del gruppo. I biancazzurri lo hanno fatto senza entusiasmare. Anzi, soffrendo più del dovuto al cospetto del fanalino di coda del girone B della Prima divisione. Più per demeriti propri che per le potenzialità dell’Andria, ordinata sì ma affatto concreta. Inguardabile il primo tempo, impresentabile il 4-3-3 con cui Cuccureddu ha iniziato la partita. E le assenze di Gessa, Tognozzi e Zizzari non possono essere un alibi per un Pescara senza equilibrio tattico. A tratti è sembrato votato al suicidio.
E’ accaduto quando, all’inizio, è andato a sbattere, in maniera cocciuta, sul muro dell’Andria che poi è ripartita in contropiede negli spazi, sfiorando in almeno tre occasioni la rete. Non un passo indietro, ma due per una squadra, quella biancazzurra, schierata con un tridente d’attacco atipico (Ganci-Sansovini-Bonanni) in cui nessuno si è distinto per movimento e brillantezza. Centrocampisti a portare palla e nessuno in grado di smarcarsi lì davanti. Ecco, quindi, che nella prima frazione di gioco il migliore in campo è stato Salvatore Pinna, decisivo al cospetto di un’Andria che ha anche reclamato (a ragione) un penalty. Ha avuto, però, il torto di non concretizzare le ripartenze lasciate dal Pescara. Che, dopo 39’, ha capito che doveva cambiare registro. Cuccureddu ha scelto il più congeniale 4-4-2, quello di sempre, mettendo Ganci al fianco di Sansovini, in attacco, e Bonanni a sinista e Zappacosta a destra, a centrocampo.
I biancazzurri sono tornati ad essere equilibrati e hanno iniziato a martellare l’Andria. Altra musica nella ripresa. Niente di trascendentale, per carità. Ma il muro dell’Andria ha iniziato a scricchiolare. Ed è bastato un concentrato delle potenzialtà dei biancazzurri per farlo crollare. Una volta sbloccato il risultato, al 15’, il Pescara si è espresso meglio, anche grazie alla superiorità numerica. E’ vero, non ha chiuso la partita, confermando un vecchio difetto non ancora cancellato, ma almeno non ha sofferto nelle retrovie. Ha gestito l’1-0 fino al fischio finale e poi è andato a prendersi l’abbraccio della curva nord. Che non ha mai smesso di incitarlo, anche quando, nel primo tempo, il gioco ha lasciato a desiderare. Ha vinto senza brillare il Pescara, sulla scia del derby pareggiato a Giulianova. Colpa più del 4-3-3 improvvisato che delle assenze. Ma conquistare i tre punti in palio in una domenica così grigia può essere considerato un merito per una squadra che ha ampi margini di miglioramento. L’importante è sfruttarli.
E’ stato il lampo decisivo, quello che ha illuminato una gara non bella. Ha accecato l’Andria, confermando il Pescara al terzo posto in classifica, al fianco del Verona (vittorioso a Ravenna), sulla scia delle capolista Portogruaro e Ternana. Che proprio domenica sarà di scena all’Adriatico. Hanno vinto tutte le prime quattro della classe, tracciando un solco con il resto del gruppo. I biancazzurri lo hanno fatto senza entusiasmare. Anzi, soffrendo più del dovuto al cospetto del fanalino di coda del girone B della Prima divisione. Più per demeriti propri che per le potenzialità dell’Andria, ordinata sì ma affatto concreta. Inguardabile il primo tempo, impresentabile il 4-3-3 con cui Cuccureddu ha iniziato la partita. E le assenze di Gessa, Tognozzi e Zizzari non possono essere un alibi per un Pescara senza equilibrio tattico. A tratti è sembrato votato al suicidio.
E’ accaduto quando, all’inizio, è andato a sbattere, in maniera cocciuta, sul muro dell’Andria che poi è ripartita in contropiede negli spazi, sfiorando in almeno tre occasioni la rete. Non un passo indietro, ma due per una squadra, quella biancazzurra, schierata con un tridente d’attacco atipico (Ganci-Sansovini-Bonanni) in cui nessuno si è distinto per movimento e brillantezza. Centrocampisti a portare palla e nessuno in grado di smarcarsi lì davanti. Ecco, quindi, che nella prima frazione di gioco il migliore in campo è stato Salvatore Pinna, decisivo al cospetto di un’Andria che ha anche reclamato (a ragione) un penalty. Ha avuto, però, il torto di non concretizzare le ripartenze lasciate dal Pescara. Che, dopo 39’, ha capito che doveva cambiare registro. Cuccureddu ha scelto il più congeniale 4-4-2, quello di sempre, mettendo Ganci al fianco di Sansovini, in attacco, e Bonanni a sinista e Zappacosta a destra, a centrocampo.
I biancazzurri sono tornati ad essere equilibrati e hanno iniziato a martellare l’Andria. Altra musica nella ripresa. Niente di trascendentale, per carità. Ma il muro dell’Andria ha iniziato a scricchiolare. Ed è bastato un concentrato delle potenzialtà dei biancazzurri per farlo crollare. Una volta sbloccato il risultato, al 15’, il Pescara si è espresso meglio, anche grazie alla superiorità numerica. E’ vero, non ha chiuso la partita, confermando un vecchio difetto non ancora cancellato, ma almeno non ha sofferto nelle retrovie. Ha gestito l’1-0 fino al fischio finale e poi è andato a prendersi l’abbraccio della curva nord. Che non ha mai smesso di incitarlo, anche quando, nel primo tempo, il gioco ha lasciato a desiderare. Ha vinto senza brillare il Pescara, sulla scia del derby pareggiato a Giulianova. Colpa più del 4-3-3 improvvisato che delle assenze. Ma conquistare i tre punti in palio in una domenica così grigia può essere considerato un merito per una squadra che ha ampi margini di miglioramento. L’importante è sfruttarli.