Pescara calcio, Zeman: vogliamo tornare in serie A
Il tecnico biancazzurro: «La società intende costruire una squadra in grado di lottare per la promozione»
PESCARA. Ebbene sì, dopo il lungo calvario la squadra ha deciso di prendere una posizione netta chiedendo scusa ai tifosi e alla società. Al termine del match di domenica contro il Bologna Ledian Memushaj e Alessandro Bruno, rispettivamente capitano e vice del Pescara, hanno recitato il mea culpa davanti a microfoni e telecamere. Un gesto inusuale sulla cui opportunità bisognerebbe interrogarsi. Chi ammette di aver sbagliato merita elogi, ma arrivare a scusarsi con il pubblico e con la dirigenza appare quantomeno singolare. E sarebbe ingeneroso puntare il dito contro i calciatori indicandoli come unici responsabili di un campionato da dimenticare.
D’altronde, nessuno vorrebbe far parte della peggiore squadra della storia della serie A a 20 squadre. Nè i dirigenti, nè gli allenatori, nè i calciatori. È chiaro che un ruolino così pessimo chiama in causa anche i giocatori stessi, ma quando si raccolgono soltanto 11 punti sul campo in 36 gare (in media 0,30 a partita) la responsabilità non può essere attribuita solo ai calciatori. Il fallimento sportivo coinvolge inevitabilmente tutte le componenti. La società, che ha sbagliato le valutazioni nella fase di costruzione dell’organico, l’ex tecnico Massimo Oddo che ha avallato le scelte di mercato e i giocatori che non hanno compiuto il salto di qualità dopo la promozione in serie A. Lo stesso Zeman qualche giorno fa ha sottolineato che gli elementi della rosa che c’erano anche nella stagione della promozione in A «pensavano di essere arrivati al traguardo, invece bisognava tenersi stretta la serie A lavorando sempre di più per migliorare».
Se a questi errori aggiungiamo la lunga serie di infortuni che ha interessato molti calciatori della rosa (l’ultimo Vitturini, fermo da quattro mesi, salterà il Mondiale under 20) e un pizzico di sfortuna (5 rigori sbagliati su 7) ecco che tutto viene amplificato all’ennesima potenza. Nemmeno il più pessimista dei tifosi avrebbe mai immaginato un simile tracollo, però i numeri non lasciano spazio a recriminazioni.
In ogni caso, l’iniziativa di Bruno e Memushaj non sarà sufficiente per assistere ad una riconciliazione immediata. Lunedì alle 20,45 il Pescara disputerà la sua ultima partita casalinga del campionato contro il Palermo. Sarà un anticipo del prossimo torneo di B. L’auspicio è che le frizioni si affievoliscano presto e la squadra possa recitare un ruolo da protagonista. Su questo, Zdenek Zeman non sembra avere dubbi. «Dobbiamo evitare brutte figure nelle ultime due gare (dopo il Palermo, la Fiorentina in trasferta, ndr), poi penseremo al futuro. Credo che la società voglia costruire una squadra in grado di lottare per tornare in A», così l’allenatore del Delfino a Radio Rai.
Ieri Zeman si è rilassato giocando a golf a Miglianico insieme al vice Vincenzo Cangelosi, a Roberto Ferola e al club manager Simone Pepe, anche lui appassionato di questo sport. Al Golf Country Club il tecnico boemo ha incontrato l’ex presidente del Pescara Giuseppe De Cecco. I due si sono salutati affettuosamente, visto che anche dopo l’uscita dalla società del re della pasta i rapporti sono rimasti molto cordiali.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
D’altronde, nessuno vorrebbe far parte della peggiore squadra della storia della serie A a 20 squadre. Nè i dirigenti, nè gli allenatori, nè i calciatori. È chiaro che un ruolino così pessimo chiama in causa anche i giocatori stessi, ma quando si raccolgono soltanto 11 punti sul campo in 36 gare (in media 0,30 a partita) la responsabilità non può essere attribuita solo ai calciatori. Il fallimento sportivo coinvolge inevitabilmente tutte le componenti. La società, che ha sbagliato le valutazioni nella fase di costruzione dell’organico, l’ex tecnico Massimo Oddo che ha avallato le scelte di mercato e i giocatori che non hanno compiuto il salto di qualità dopo la promozione in serie A. Lo stesso Zeman qualche giorno fa ha sottolineato che gli elementi della rosa che c’erano anche nella stagione della promozione in A «pensavano di essere arrivati al traguardo, invece bisognava tenersi stretta la serie A lavorando sempre di più per migliorare».
Se a questi errori aggiungiamo la lunga serie di infortuni che ha interessato molti calciatori della rosa (l’ultimo Vitturini, fermo da quattro mesi, salterà il Mondiale under 20) e un pizzico di sfortuna (5 rigori sbagliati su 7) ecco che tutto viene amplificato all’ennesima potenza. Nemmeno il più pessimista dei tifosi avrebbe mai immaginato un simile tracollo, però i numeri non lasciano spazio a recriminazioni.
In ogni caso, l’iniziativa di Bruno e Memushaj non sarà sufficiente per assistere ad una riconciliazione immediata. Lunedì alle 20,45 il Pescara disputerà la sua ultima partita casalinga del campionato contro il Palermo. Sarà un anticipo del prossimo torneo di B. L’auspicio è che le frizioni si affievoliscano presto e la squadra possa recitare un ruolo da protagonista. Su questo, Zdenek Zeman non sembra avere dubbi. «Dobbiamo evitare brutte figure nelle ultime due gare (dopo il Palermo, la Fiorentina in trasferta, ndr), poi penseremo al futuro. Credo che la società voglia costruire una squadra in grado di lottare per tornare in A», così l’allenatore del Delfino a Radio Rai.
Ieri Zeman si è rilassato giocando a golf a Miglianico insieme al vice Vincenzo Cangelosi, a Roberto Ferola e al club manager Simone Pepe, anche lui appassionato di questo sport. Al Golf Country Club il tecnico boemo ha incontrato l’ex presidente del Pescara Giuseppe De Cecco. I due si sono salutati affettuosamente, visto che anche dopo l’uscita dalla società del re della pasta i rapporti sono rimasti molto cordiali.
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