«Pescara il mio Paradiso, mi piacerebbe restare»
Fiamozzi a 360°: «L’incubo calcioscommesse cancellato dal Delfino»
PESCARA. La salvezza virtuale è già tra le mani del Pescara, ma, vedendo i numeri, serve un punto per avere la certezza matematica. La rinascita del Delfino porta anche la firma di Riccardo Fiamozzi, il terzino che con Pillon è diventato titolare inamovibile. Il 23enne trentino ha raccontato al Centro i segreti della rimonta biancazzurra.
Fiamozzi, la salvezza è praticamente cosa fatta?
«Battiamo l’Ascoli e poi vedremo la classifica. Dico che è sempre meglio chiudere in bellezza il campionato davanti ai nostri tifosi».
Con Zeman non ha avuto molto spazio, mentre Pillon punta tantissimo su di lei. Che cosa ha fatto il nuovo allenatore per rivitalizzarvi in così poco tempo?
«Ci ha dato tanta tranquillità, ma anche quella mentalità propositiva che mancava. Ci ha fatto capire che dobbiamo giocare sempre al massimo, ha dato organizzazione tattica e ha unito la squadra».
È rimasto sorpreso?
«No, perché conoscevo Pillon e il suo curriculum. È un tecnico d’esperienza e sono felice per quello che ha fatto».
Lei è in prestito dal Genoa. Il prossimo anno dove vorrebbe giocare?
«Non so cosa succederà. L’ambizione è quella di tornare in A, ma vedremo cosa succederà. Se dovessi rimanere in B, mi piacerebbe tantissimo rimanere qui. Mi trovo benissimo in questa città e sono legato a quest’ambiente da quando sono arrivato la prima volta, nel 2015».
Come mai?
«La mia ragazza, Margherita, studia, scienze sociali a Pescara dal 2015 e, anche se ero altrove per via del mio lavoro, Pescara è diventata la mia seconda città e spesso sono stato qui, quasi ogni mese».
La sua prima esperienza in biancazzurro, quasi tre anni fa, è iniziata dopo un’estate particolare. Il 23 giugno 2015, infatti, lei, all’epoca tesserato del Varese, riceve un avviso di garanzia in merito alla presunta combine della partita Varese-Catania (0-3), che ha portato all'arresto, tra gli altri, del presidente del Catania Pulvirenti.
«Un vero incubo. È ancora tutto aperto, visto che l’indagine non si è conclusa, ma non c’è nessuna prova contro di me. Ricordo benissimo quel giorno. Ero a casa, a Mezzocorona. Avevo finito la stagione a Varese, che era appena fallito, e avevo perso gli ultimi quattro mesi di stipendi e tanti soldi. Il giorno dopo sarei dovuto partire per le vacanze. Mi hanno citofonato a casa alle 7 del mattino, era la Digos, che mi ha notificato l’avviso di garanzia, chiedendomi se fossi io il calciatore Fiamozzi che aveva giocato l’incontro Varese-Catania».
Che cosa ha pensato in quel momento?
«Mi è crollato il mondo addosso per una cosa che non ho fatto. Mi hanno buttato in una storia bruttissima e sono finito nell’elenco di nomi fatti da Pulvirenti. È stato davvero tutto assurdo. Avevo 22 anni e mi hanno tirato in ballo in una situazione bruttissima con la quale non c’entravo nulla».
E poi cosa è successo?
«L’indagine non è chiusa perché i tempi sono lunghissimi, ma non c’è nulla contro di me, nessuna prova in più di 5mila pagine di verbali, tra intercettazioni e analisi dei dispositivi».
Dopo quell’estate tremenda, la chiamata del Pescara è stata quasi una rinascita per lei?
«Certamente. Per me è stato come entrare in Paradiso. Ero svincolato, mi allenavo da solo, a Mezzocorona, e poi è arrivata la chiamata del Pescara. Non ho pensato a nulla e ho accettato subito. Sono stati sei mesi bellissimi, poi, nel gennaio 2016, sono andato al Genoa in serie A, quasi inaspettatamente, per poi tornare quest’anno».
La sua carriera come è iniziata?
«Dal Mezzocorona sono approdato al Milan, ero appena tredicenne. Con me in squadra c’era Mancuso, che ora è qui a Pescara, ma anche De Sciglio e Verdi. In rossonero giocavo esterno d’attacco, poi ,quando sono passato al Varese, a 18 anni, il direttore sportivo dell’epoca, Milanese, mi ha cambiato ruolo e ho iniziato la prima stagione in Primavera da difensore ed è andata benissimo. Questa decisione mi ha cambiato la carriera».
Senza calcio che cosa avrebbe fatto?
«Avrei studiato e frequentato l’università. Mi sarebbe piaciuto studiare scienze dell’alimentazione per diventare un nutrizionista».
Gioca alla Playstation nel tempo libero, come fanno tanti suoi colleghi?
«No, non mi piace, e non possiedo nemmeno un computer. Preferisco fare altro, come andare al cinema, accudire il mio cane o leggere. Amo informarmi su quello che mi accade attorno, perché nella vita non c’è solo il calcio. Sono una persona molto curiosa».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Fiamozzi, la salvezza è praticamente cosa fatta?
«Battiamo l’Ascoli e poi vedremo la classifica. Dico che è sempre meglio chiudere in bellezza il campionato davanti ai nostri tifosi».
Con Zeman non ha avuto molto spazio, mentre Pillon punta tantissimo su di lei. Che cosa ha fatto il nuovo allenatore per rivitalizzarvi in così poco tempo?
«Ci ha dato tanta tranquillità, ma anche quella mentalità propositiva che mancava. Ci ha fatto capire che dobbiamo giocare sempre al massimo, ha dato organizzazione tattica e ha unito la squadra».
È rimasto sorpreso?
«No, perché conoscevo Pillon e il suo curriculum. È un tecnico d’esperienza e sono felice per quello che ha fatto».
Lei è in prestito dal Genoa. Il prossimo anno dove vorrebbe giocare?
«Non so cosa succederà. L’ambizione è quella di tornare in A, ma vedremo cosa succederà. Se dovessi rimanere in B, mi piacerebbe tantissimo rimanere qui. Mi trovo benissimo in questa città e sono legato a quest’ambiente da quando sono arrivato la prima volta, nel 2015».
Come mai?
«La mia ragazza, Margherita, studia, scienze sociali a Pescara dal 2015 e, anche se ero altrove per via del mio lavoro, Pescara è diventata la mia seconda città e spesso sono stato qui, quasi ogni mese».
La sua prima esperienza in biancazzurro, quasi tre anni fa, è iniziata dopo un’estate particolare. Il 23 giugno 2015, infatti, lei, all’epoca tesserato del Varese, riceve un avviso di garanzia in merito alla presunta combine della partita Varese-Catania (0-3), che ha portato all'arresto, tra gli altri, del presidente del Catania Pulvirenti.
«Un vero incubo. È ancora tutto aperto, visto che l’indagine non si è conclusa, ma non c’è nessuna prova contro di me. Ricordo benissimo quel giorno. Ero a casa, a Mezzocorona. Avevo finito la stagione a Varese, che era appena fallito, e avevo perso gli ultimi quattro mesi di stipendi e tanti soldi. Il giorno dopo sarei dovuto partire per le vacanze. Mi hanno citofonato a casa alle 7 del mattino, era la Digos, che mi ha notificato l’avviso di garanzia, chiedendomi se fossi io il calciatore Fiamozzi che aveva giocato l’incontro Varese-Catania».
Che cosa ha pensato in quel momento?
«Mi è crollato il mondo addosso per una cosa che non ho fatto. Mi hanno buttato in una storia bruttissima e sono finito nell’elenco di nomi fatti da Pulvirenti. È stato davvero tutto assurdo. Avevo 22 anni e mi hanno tirato in ballo in una situazione bruttissima con la quale non c’entravo nulla».
E poi cosa è successo?
«L’indagine non è chiusa perché i tempi sono lunghissimi, ma non c’è nulla contro di me, nessuna prova in più di 5mila pagine di verbali, tra intercettazioni e analisi dei dispositivi».
Dopo quell’estate tremenda, la chiamata del Pescara è stata quasi una rinascita per lei?
«Certamente. Per me è stato come entrare in Paradiso. Ero svincolato, mi allenavo da solo, a Mezzocorona, e poi è arrivata la chiamata del Pescara. Non ho pensato a nulla e ho accettato subito. Sono stati sei mesi bellissimi, poi, nel gennaio 2016, sono andato al Genoa in serie A, quasi inaspettatamente, per poi tornare quest’anno».
La sua carriera come è iniziata?
«Dal Mezzocorona sono approdato al Milan, ero appena tredicenne. Con me in squadra c’era Mancuso, che ora è qui a Pescara, ma anche De Sciglio e Verdi. In rossonero giocavo esterno d’attacco, poi ,quando sono passato al Varese, a 18 anni, il direttore sportivo dell’epoca, Milanese, mi ha cambiato ruolo e ho iniziato la prima stagione in Primavera da difensore ed è andata benissimo. Questa decisione mi ha cambiato la carriera».
Senza calcio che cosa avrebbe fatto?
«Avrei studiato e frequentato l’università. Mi sarebbe piaciuto studiare scienze dell’alimentazione per diventare un nutrizionista».
Gioca alla Playstation nel tempo libero, come fanno tanti suoi colleghi?
«No, non mi piace, e non possiedo nemmeno un computer. Preferisco fare altro, come andare al cinema, accudire il mio cane o leggere. Amo informarmi su quello che mi accade attorno, perché nella vita non c’è solo il calcio. Sono una persona molto curiosa».
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