Pescara, numeri da grande squadra
L’amministratore delegato De Cecco: «E’ un primato di gruppo, meritiamo tutti la B».
PESCARA. Sono passati tanti anni. Il Pescara capolista era diventato un lontano ricordo. Sono trascorsi settantasette mesi dall’ultima volta: l’anno della promozione in serie B (stagione 2002-2003). Beh, i fasti di un tempo sembrano tornati. Da allora le cose sono cambiate radicalmente. Nuove gestioni, nuovi presidenti e di mezzo c’è stato un fallimento. Il nuovo ciclo ha un marchio di fabbrica importante, perché i dirigenti sono tutti pescaresi. Dodici soci che hanno riassemblato un club e una squadra che sono tornati ad essere la regina d’Abruzzo. La vittoria con il Ravenna ha consegnato lo scettro del primato al Pescara, in coabitazione con Verona e Portogruaro. In città è tornato l’entusiasmo, testimoniato dagli oltre novemila spettatori di media all’Adriatico. Numeri che inorgogliscono la dirigenza, in particolare Peppe De Cecco, l’amministratore delegato del Delfino Pescara.
De Cecco, finalmente Pescara primo in classifica.
«Sono soddisfatto, ma dobbiamo fare bene fino alla fine. Noi ci stiamo impegnando per riportare il Pescara in alto, anche se è dura tornare subito negli scenari che ci competono. Il nostro è un progetto biennale e speriamo di portarlo a termine il prima possibile».
Quest’anno?
«Io lo spero, però dobbiamo anche vedere quello che è successo ad altre società ambiziose».
Tipo?
«Il Napoli per esempio è riuscito a tornare in alto dopo due anni di serie C, anche se aveva una squadra impressionante. Noi chiaramente vogliamo vincere e se è possibile anche subito, tuttavia il nostro rimane un progetto biennale».
Il suo primo bilancio?
«Positivo. La società è unita e in un periodo di crisi economica come questo è difficile tenere insieme dodici imprenditori. Un plauso va a Fabrizio Lucchesi, che ha assemblato una squadra fortissima, e alla tifoseria che sta dimostrando di avere fame di calcio. Stiamo facendo tanto, tutti insieme, e dobbiamo essere contenti. Però, una cosa devo dirla».
Prego, dica.
«Mi farebbe piacere vedere una compattezza generale, perché ho notato che c’è qualche sacca di scetticismo verso questi colori. Qualcuno che aspetta un piccolo passo falso per criticare. La critica fa bene ed è utile, ma non deve essere preventiva».
Quando si vince, però, l’ambiente si compatta. Le oltre novemila persone di media allo stadio sono un’importante testimonianza d’affetto verso il Pescara.
«La nostra città ha voglia di calcio e il pienone allo stadio ci gratifica ogni domenica. Anzi, vi dico una cosa: secondo me arriveremo ad avere uno stadio sempre più pieno. Alcuni paragonano la curva nord a quella dell’era di Galeone. Beh, un complimento del genere è davvero bello».
E sulla squadra e su Cuccureddu che cosa dice?
«Sul gruppo non avevo dubbi. Secondo me se continueremo ad avere una mentalità umile andremo lontani. La squadra è forte, a mio avviso più del Verona. Abbiamo sofferto alcune partite, perché probabilmente qualcuno che arrivava dai piani alti non si era ancora calato nella dimensione della terza serie. Cuccureddu? Sono soddisfatto. E’ un allenatore pratico e concreto, più che spettacolare. Nel calcio, però, se si vuole vincere serve questo. E’ l’uomo adatto per condurre questo Pescara».
Ha qualche rimpianto?
«Dopo l’ingaggio di Marco Sansovini non ho alcun rimpianto. Avere gente in squadra del calibro di Ganci, Sansovini e Zizzari, solo per fare qualche nome, non è da tutti. Secondo me questa squadra può lottare per le prime tre posizioni».
De Cecco, finalmente Pescara primo in classifica.
«Sono soddisfatto, ma dobbiamo fare bene fino alla fine. Noi ci stiamo impegnando per riportare il Pescara in alto, anche se è dura tornare subito negli scenari che ci competono. Il nostro è un progetto biennale e speriamo di portarlo a termine il prima possibile».
Quest’anno?
«Io lo spero, però dobbiamo anche vedere quello che è successo ad altre società ambiziose».
Tipo?
«Il Napoli per esempio è riuscito a tornare in alto dopo due anni di serie C, anche se aveva una squadra impressionante. Noi chiaramente vogliamo vincere e se è possibile anche subito, tuttavia il nostro rimane un progetto biennale».
Il suo primo bilancio?
«Positivo. La società è unita e in un periodo di crisi economica come questo è difficile tenere insieme dodici imprenditori. Un plauso va a Fabrizio Lucchesi, che ha assemblato una squadra fortissima, e alla tifoseria che sta dimostrando di avere fame di calcio. Stiamo facendo tanto, tutti insieme, e dobbiamo essere contenti. Però, una cosa devo dirla».
Prego, dica.
«Mi farebbe piacere vedere una compattezza generale, perché ho notato che c’è qualche sacca di scetticismo verso questi colori. Qualcuno che aspetta un piccolo passo falso per criticare. La critica fa bene ed è utile, ma non deve essere preventiva».
Quando si vince, però, l’ambiente si compatta. Le oltre novemila persone di media allo stadio sono un’importante testimonianza d’affetto verso il Pescara.
«La nostra città ha voglia di calcio e il pienone allo stadio ci gratifica ogni domenica. Anzi, vi dico una cosa: secondo me arriveremo ad avere uno stadio sempre più pieno. Alcuni paragonano la curva nord a quella dell’era di Galeone. Beh, un complimento del genere è davvero bello».
E sulla squadra e su Cuccureddu che cosa dice?
«Sul gruppo non avevo dubbi. Secondo me se continueremo ad avere una mentalità umile andremo lontani. La squadra è forte, a mio avviso più del Verona. Abbiamo sofferto alcune partite, perché probabilmente qualcuno che arrivava dai piani alti non si era ancora calato nella dimensione della terza serie. Cuccureddu? Sono soddisfatto. E’ un allenatore pratico e concreto, più che spettacolare. Nel calcio, però, se si vuole vincere serve questo. E’ l’uomo adatto per condurre questo Pescara».
Ha qualche rimpianto?
«Dopo l’ingaggio di Marco Sansovini non ho alcun rimpianto. Avere gente in squadra del calibro di Ganci, Sansovini e Zizzari, solo per fare qualche nome, non è da tutti. Secondo me questa squadra può lottare per le prime tre posizioni».