Il presidente del Pescara Daniele Sebastiani e l'allenatore Bepi Pillon

CALCIO / SERIE B

Pescara, Sebastiani attacca Pillon: se pensi solo a difenderti... 

Il presidente dopo la sconfitta di Benevento: «Prima o poi il gol arriva, il ko è meritato. Bisogna cambiare mentalità». E l'allenatore: «Abbiamo perso per una marcatura sbagliata. Ho fatto entrare Campagnaro al posto di Monachello perché soffrivamo i cambi di gioco e dovevamo arginarli»

BENEVENTO. Delusione e rabbia nella pancia del Vigorito, ma l’ira funesta è quella del presidente Daniele Sebastiani che da Pescara, davanti al televisore, non si è assolutamente divertito. «Abbiamo giocato un primo tempo con atteggiamento sbagliato e qualche giocatore forse era un po’ stanco. Non si può prendere un gol del genere», dice Sebastiani riferendosi alla rete di Coda. «L’unica attenuante che posso dare, però, forse, calcolando le tre partite ravvicinate, si potrebbe fare un po’ di turnover visto che abbiamo una rosa con 26 giocatori».
Abbastanza contrariato il patron che al telefono, rimarca: «Dopo il pari abbiamo solo pensato a difenderci e questa cosa non mi è piaciuta. Abbiamo fatto una brutta partita, specie nel primo tempo. Nella ripresa, poi, sicuramente meglio fino a quando abbiamo giocato a viso aperto senza pensare solo a difenderci come era successo in precedenza. Contro una corazzata del genere non puoi difenderti così, snaturando il tuo atteggiamento, perché prima o poi il gol lo prendi e così è stato».
Sebastiani dice la sua anche sull’occasione del gol del 2-1: «Il Benevento ha meritato, vedendo l’andamento globale della gara, anche se abbiamo preso il gol su un angolo inesistente, comunque resta che la colpa principale è nostra che dopo il gol abbiamo pensato solo a difendere il risultato». E poi un messaggio diretto a Pillon e alla squadra: «Bisogna cambiare mentalità e atteggiamento. Avevo detto la scorsa settimana che a salvezza raggiunta potevamo divertirci. A Benevento non ci siamo affatto divertiti e abbiamo disputato una brutta partita. Pillon ha colpe? No, però dico che bisogna cambiare atteggiamento e non dobbiamo avere paure».

Il gol della vittoria del Benevento

Prima di queste dichiarazioni pepate, Pillon dalla fredda sala stampa del Vigorito, ha esternato la sua delusione. «Sono molto arrabbiato», dice il tecnico di Preganziol. «Eravamo riusciti a riprendere una partita difficile e l'abbiamo buttata via in maniera assurda per una marcatura sbagliata», puntualizza riferendosi alla “dormita” di Gravillon che ha lasciato tutto solo Volta in piena area di rigore. Pillon, però, spiega anche l’espulsione poco prima del gol del 2-1 sannita: «L'angolo non credo ci fosse, anzi non c’era, mi sono arrabbiato ma l'arbitro non può cacciarmi in quel modo. Siamo allenatori e , se non possiamo dire niente da bordo campo, che ci siamo a fare in panchina?», si domanda pur non nascondendo degli errori marchiani della difesa. «Gravillon doveva marcare il suo uomo, Volta, e non l'ha fatto». Poi sull’inserimento di Campagnaro al posto di Monachello: «Soffrivamo molto l'ampiezza del campo, per questo ho messo Campagnaro. Andavamo in difficoltà ogni volta che facevano un cambio campo e questa cosa doveva essere arginata. Infatti, con Hugo non stavamo soffrendo più».

Delfino scavalcato dal Benevento e scivolato al quarto posto in classifica. «Non credo che il Pescara sia ridimensionato dopo questa sconfitta e non dobbiamo demoralizzarci. Adesso abbiamo perso una partita e guardiamo alla prossima», dice Pillon pensando già alla sfida di domenica contro lo Spezia. Prima, però, riavvolge il nastro: «Dico che non mi è piaciuto il primo tempo, perché non eravamo tosti e aggressivi come era successo in passato. Nel secondo siamo andati molto meglio, abbiamo meritato il pareggio ma abbiamo buttato all’aria tutto per un dettaglio».
E le sviste arbitrali preferisce lasciarle da parte: «Ci sono vari possibili errori dell'arbitro sul gol del 2-1 che andrebbero valutati bene. Tuttavia non ci voglio pensare perché è colpa nostra, abbiamo sbagliato noi in una lettura difensiva e siamo andati al tappeto».
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