Realini: la bici è passione, grazie alla famiglia 

La professionista pescarese pronta per il Tour de France: «Le montagne mi danno grande carica»

«Le speranze del ciclismo italiano sono tutte riposte in questa ragazza che da anni riempie le cronache sportive con le sue gesta, prima nel ciclocross e poi su strada. L’appellativo di “Pantanina” calza a pennello ad una scalatrice che viene dal mare e che si issa, sprigionando una incredibile energia sui pedali, sulle vette più altre e prestigiose. Quanto raccolto finora, però, non rappresenta un traguardo o un punto di arrivo ma la linea immaginaria di una nuova partenza verso altri e ancora più straordinari traguardi». E’ la motivazione del Premio Rocky Marciano assegnato giorni fa alla ventitreenne ciclista pescarese Gaia Realini che, sul palco di Ripa Teatina, sorride, ringrazia ed è pronta a partire per Andorra dove è attesa da una settimana di allenamenti con la sua squadra, la Lidl-Trek. Allenamenti con la mente rivolta al Tour de France, in programma dal 13 al 18 agosto, dove Gaia spera di compiere ancora passi avanti in una carriera che si sta allungando in maniera sempre più confortante. Un passo alla volta, una salita alla volta, con determinazione. Alla base di tutto, una compostezza immediatamente percepita, ma, al tempo stesso, mai esibita, frutto di solidi valori morali trasmessi dalla famiglia. «Mi hanno sempre sostenuta senza caricarmi di eccessive responsabilità», commenta Gaia. «Credendo semplicemente nelle mie possibilità e facendo sacrifici. Impossibile dimenticare quei fine settimana nei quali, a spese proprie, si partiva per prendere parte alle gare di ciclocross e anche oggi sono sempre felice di tornare a casa, tra una gara e l’altra, per stare un po’ con loro». Una lunga sequenza di successi, prima nel ciclocross e poi su strada, fino ad entrare appunto nel World Tour con una società competitiva. «Far parte di una squadra così riempie di orgoglio e fa sentire perfettamente a proprio agio. Tutto è gestito nel migliore dei modi e noi atlete dobbiamo pensare solo a pedalare». E ad ottenere risultati importanti. Come quelli che la Realini ha finora messo assieme rivelandosi al grande pubblico attraverso prestazioni eccezionali in salita. Dalla vittoria, lo scorso anno al Trofeo Oro Euro a quella di una tappa della Vuelta, competizione in cui quest'anno ha anche indossato la maglia rossa, poi la bellissima immagine di un arrivo in parata con la capitana della squadra e campionessa italiana Elisa Longo Borghini. Un pensiero al passato. «Le prime gare in Abruzzo con il gruppo Amici della Bici, la decisione di darmi agli sterrati, dalla mountain bike al ciclocross, diversi i successi con il preparatore Francesco Masciarelli ad insistere comunque affinchè tornassi a fare strada"» Buone prestazioni nel Giro d’Italia di quest’anno dove, nella tappa abruzzese sul Blockhaus, Gaia ha ritrovato i suoi tornanti di allenamento. «Beh, è la mia montagna. Quella dove trascorro intere giornate. Particolarmente suggestiva sul versante orientato verso Roccamorice». Un altro posto magico per la Realini? «Sicuramente il Passo dello Stelvio, sempre in grado di regalare emozioni uniche». Alle porte altre sensazioni particolari, ovvero quelle del Tour de France. «Una manifestazione bellissima soprattutto per tutto ciò che la circonda. Sui tornanti vedi tanta, tantissima gente che è lì da diverse ore ad aspettare la corsa. Senti dentro una carica incredibile e il desiderio di ricambiare tanta passione». Intanto ci si allena ma guai a parlare di sacrifici a Gaia Realini. «La bici è la mia passione e anche il mio mondo. Nessuna rinuncia. Non sono abituata a tirare a far tardi la sera. Ho lasciato gli studi dopo la maturità scientifico-sportiva e questo è il mio lavoro. Un lavoro che mi piace e per questo già mi ritengo una ragazza fortunata». Un sorriso, con i suoi 40 chili distribuiti su 150 centimetri pronti ad alzarsi sui pedali. Senza girarsi e con la determinazione di sempre.
Giuseppe Rendine