Ricci e il 4° scudetto: «Un’emozione unica dopo tanti sacrifici» 

L’ala dell’Olimpia Milano racconta il nuovo tricolore E ora il preolimpico con la Nazionale con vista Parigi

CHIETI. «Un’emozione indescrivibile. Sì, è il quarto scudetto di fila ma ognuno di questi racchiude per me qualcosa di diverso. Perché niente è scontato, specie quando si parte da lontano, affrontando tanti sacrifici». E così, con la vittoria ottenuta dall’Olimpia Milano nella finale play-off, Giampaolo “Pippo” Ricci è davvero entrato nella storia del basket italiano. Gli ultimi tre scudetti con la blasonata formazione delle scarpette rosse milanesi superando in finale sempre le V nere di Bologna nelle cui fila il ragazzo di Chieti che, a sedici anni, lasciò la propria città per "provare a diventare un giocatore di basket", conquistò, da capitano, il primo titolo tricolore.
Una vittoria, quella di quest’anno, dal sapore particolare. «Abbiamo ricevuto tante critiche», spiega la trentaduenne ala teatina, «specie per quanto riguarda il cammino in Eurolega e sapevamo di poter solo vincere questo campionato. Per noi stessi, per la società e per il magnifico pubblico del Forum». Superando ogni ostacolo, ribaltando il fattore campo nella sfida conclusiva con la Virtus e, magari, esibendo anche qualche prestazione sopra le righe come quella messa assieme, in semifinale, dallo stesso Pippo Ricci a Brescia (16 punti e 4 rimbalzi in 18 minuti sul parquet). Partendo una precisa convinzione. «Avere memoria corta dopo ogni partita. Vinci o perdi, la volta dopo si parte sempre da zero». Sempre con l’umiltà, il garbo e la determinazione che hanno accompagnato, in un crescendo di rendimento, la carriera di Ricci. Dai tempi della Stella Azzurra Roma fino a tante importanti e sempre positive stagioni in A2, prologo dell’approdo nella massima serie a Cremona dove coach Meo Sacchetti gli ha concesso spazio e fiducia. Fiducia estesa anche alle prime convocazioni nella Nazionale e ripagata a suon di risultati con grande impegno e la consueta capacità di farsi voler bene e apprezzare in ogni ambiente che lo ha visto protagonista. Ed anche con i dodicimila e passa tifosi del Forum è stato subito amore in una squadra piena zeppa di campioni.
«Devi essere sempre al massimo. In allenamento e nei minuti di partita che ti vengono concessi sapendo di essere mattoncino di un muro costruito per vincere. Quando entri nel mondo dell’Olimpia Milano, con la quale ho un altro anno di contratto, capisci subito che è così. I trentuno scudetti conquistati fanno parte della storia, bisogna provarci ancora». Una incredibile applicazione e solidi valori morali trasmessi dalla famiglia, dalle tante ore in palestra a quelle dedicate allo studio con il conseguimento di una laurea in matematica, bisogna farsi trovare sempre pronto ed ecco l’appuntamento, a Folgaria, con la nazionale di coach Pozzecco in cerca del lasciapassare per i Giochi di Parigi nel torneo preolimpico in programma, dal 2 al 7 luglio, in Porto Rico. Oltre sessanta presenze in azzurro per Pippo che lancia intanto un messaggio all’amico Simone Fontecchio costretto a saltare, per infortunio, il preolimpico. «Spero possa recuperare in tempo per i Giochi. Come amico e come giocatore di una squadra alla quale Simone può dare un contributo importante. Ora pensiamo a qualificarci». Di vacanze, al momento, non se ne parla. Lo sa bene anche la fidanzata Silvia. «Incrociamo le dita, però credo che anche per lei, vivere in estate l’esperienza di una Olimpiade in una città come Parigi sarebbe bellissimo». Un pensiero, infine, al difficile momento della Chieti Basket che rischia di scomparire dal panorama cestistico nazionale: «La cosa mi rattrista sapendo cosa rappresenti la pallacanestro per una città alla quale, oltre agli affetti familiari, sono rimasto sempre molto legato».
Giuseppe Rendine
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