l'inchiesta
Savona-Teramo: è duello Palazzi-Chiacchio tra indizi e teoremi
Agli atti ci sarebbe anche un sms “sospetto” di Barghigiani a Di Nicola
Appuntamento al 12 agosto, a Roma. E’ lì che si deciderà il destino del Teramo neopromosso in serie B. Sarà (il primo) il giorno del giudizio, anche se poi ci sarà l’appello, previsto dopo Ferragosto, che potrà cambiare le carte in tavola. Solo dopo il secondo grado di giudizio le sentenze saranno esecutive, dal momento che il Collegio di Garanzia del Coni si pronuncerà poi sulla forma più che sulla sostanza.
Appuntamento alle 9 del mattino, nella sala conferenze di un albergo zona Parioli, quando il presidente del tribunale nazionale federale, Sergio Artico, aprirà il dibattimento. Dopodiché potranno essere ammessi i terzi. Ed è scontato che l’Ascoli chiederà di essere ammesso come parte civile. Va ricordato che le parti fino a tre giorni prima potranno produrre degli atti. Sarà l’accusa, ovvero il procuratore federale Stefano Palazzi, ad aprire le danze esponendo i motivi per cui chiede la condanna delle cinque società e degli undici tesserati chiamati in giudizio per il presunto illecito sportivo di Savona-Teramo. Poi, la palla passerà agli avvocati che potranno chiamare a deporre i tesserati deferiti. E’, probabilmente, quello che farà l’avvocato Eduardo Chiacchio con Luciano Campitelli. Che potrà rendere dichiarazioni spontanee. Racconterà la sua versione dei fatti e, particolare da non trascurare, non dovrà rispondere alle domande delle accuse. Solo il collegio giudicante, in presenza di episodi particolari, potrà formulare domande.
Non è detto che parli il ds (sospeso) del Teramo, Marcello Di Giuseppe, che risulta il più esposto tra i biancorossi alla luce delle intercettazioni e del verbale firmato da Ninni Corda. Difficile che la sentenza possa essere emessa entro le 15,30 del pomeriggio quando è stato calendarizzato il processo per le responsabilità dirette dell’inchiesta Dirty Soccer che quindi è destinato a slittare.
In questi giorni le difese stanno studiando gli atti allegati ai deferimenti per poi puntellare la strategia difensiva.
L’obiettivo del Teramo è quello di far cadere la responsabilità diretta imputata al presidente Campitelli. Così facendo, la serie B sarebbe salva e si andrebbe (con l’oggettiva) incontro, tutt’al più, a una penalizzazione da scontare la prossima stagione.
A carico del patron biancorosso ci sono indizi, non prove. Ma, si sa, che alla giustizia sportiva basta il fondato sospetto per condannare. E, quindi, l’avvocato Chiacchio sta lavorando a tutta una serie di elementi che possano far cadere l’accusa a Campitelli. Uno degli obiettivi delle difese sarà Ninni Corda, il tecnico nuorese, l’unico tra gli indagati di Catanzaro che ha deciso di parlare. Ha raccontato della cena di Bisceglie, prima della partita, nella quale Di Nicola e Di Giuseppe gli hanno chiesto di attivarsi presso i suoi ex giocatori del Savona per far vincere il Teramo. Proposta che avrebbe rigettato. Lo stesso Corda ha poi messo a verbale che Barghigiani, successivamente, gli avrebbe confermato dell’avvenuta combine. Le difese cercheranno di minare la credibilità di Corda che è sotto squalifica per la vicenda di Savona-Spal del settembre scorso. Magari sosterranno che è pieno di astio nei confronti del Savona che ha allenato per tre anni fino all’estate del 2014. Non a caso Corda è stato richiamato a Roma, mercoledì (il giorno dopo l’audizione di Ceniccola e Barghigiani), per puntellare il suo racconto. Il tecnico sardo ha detto che non ha motivo di rancore verso il Savona e che proprio all’inizio del mese di giugno è stato finito di liquidare dal club ligure.
Da quanto si è appreso nelle 120 pagine del deferimento ci sarebbe anche un sms di Barghigiani inviato a Di Nicola nel quale l’ormai ex consulente del Savona informava il dirigente di Morro d’Oro del via libera del presidente Aldo Dellepiane al compromesso. Secondo Barghigiani sarebbe riferito alla cessione della società; secondo l’accusa, invece, sarebbe l’ok alla combine. Va detto che a Savona, all’epoca, non si è mai parlato di imprenditori abruzzesi interessati a rilevare la società. Che, infatti, poi è finita nelle mani di operatori della zona.