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Simone Fontecchio, 18 anni, una certezza in serie A con il Bologna
Basket, la 18enne ala pescarese nel quintetto base della Virtus Bologna: «Non mi aspettavo una partenza così buona, avverto fiducia e la cosa mi esalta»
PESCARA. Nell'ultima intervista a il Centro, ad agosto, la nuova stagione era alle porte e lui non vedeva l' ora di dimostrare il suo valore. Simone Fontecchio è stato di parola: gli sono bastate quattro giornate di campionato per far capire a compagni e avversari che quest' anno si fa sul serio. Non è certo un tipo da promesse e proclami, tutt' altro. Umiltà, passione e tanto lavoro. E risultati, ovviamente.
Simone, è il suo miglior inizio da quando veste la casacca della Virtus?
«Eh sì, non posso dire il contrario. Forse non me l' aspettavo neanch' io. Sto giocando tanto e questo aiuta la mia crescita».
In che senso?
«Sento che è cambiato il mio approccio alla partita. Il coach quest' anno mi ha dato un ruolo più importante, con maggiori responsabilità. Inoltre adesso parto nel quintetto base. Questo mi dà molta sicurezza oltre che maggiori stimoli».
Le sue prestazioni dicono che sta diventando un punto di riferimento per la squadra. Si sente un leader?
«Non esageriamo! Leader è una parola grossa. Diciamo che sto migliorando partita dopo partita e i miei compagni iniziano a darmi maggiore fiducia. Lo si vede anche dal modo in cui mi trattano gli stranieri, gli americani. Adesso mi coccolano, mi danno consigli, hanno cura di me».
Pensa che possa essere la stagione della svolta per la sua carriera?
«Può essere una stagione importante, sì. Per questo dovrò esser bravo a farmi trovare sempre pronto quando verrò chiamato in causa».
E' cambiato qualcosa nel suo rapporto con coach Valli?
«Non direi. Lui è uno che valorizza il lavoro fatto durante la settimana. Gioca chi lo merita. Io cerco di dare sempre il massimo e per ora sto raccogliendo i frutti del mio lavoro».
Siete partiti con un pesante - 2, ma le vittorie casalinghe hanno messo a posto le cose. E' soddisfatto di questo primo scampolo di campionato?
«Partire con l'handicap di certo non è stato facile. Ci siamo rimboccati le maniche consapevoli di non poter sbagliare nulla sin da subito. I successi interni con Capo d' Orlando e Caserta sono stati fondamentali per aggiustare la nostra classifica. Inoltre, fattore non trascurabile, sono arrivati con due avversarie dirette. Fuori le cose sono andate meno bene, ma bisogna tener conto che abbiamo giocato contro delle corazzate».
Ormai sono diversi anni che è a Bologna. Che cosa rappresenta per lei la Virtus, un punto di arrivo o un trampolino di lancio?
«Qui sto benissimo. Ho fatto tutta la trafila con le giovanili fino ad arrivare in prima squadra. Sono grato alla società per come mi tratta e per la fiducia che mi ha dato e mi continua a dare. Ho ancora diversi anni di contratto che intendo rispettare. Poi, si sa, se dovesse arrivare qualcosa di irrinunciabile valuterò il da farsi insieme alla società. Ora però devo solo pensare a lavorare».
Nonostante la sua giovane età, ha già debuttato con la nazionale maggiore. Le sue ottime prestazioni non sono passate inosservate agli occhi di coach Pianigiani.
«E' stato bello esordire con la casacca azzurra, ma la strada è lunga. Ci sono tanti ottimi giocatori che meriterebbero la convocazione. Certo, se dovesse arrivare la chiamata non mi tirerei indietro, anzi! Adesso però la mia nazionale si chiama under 20».
Di fronte a tre potenziali obiettivi della sua carriera, qual è la gerarchia? Scudetto, titolo olimpico e chiamata nell' NBA.
«Cavolo, puntiamo in alto!... Per ora, dico che ciascuno dei tre rappresenta un bel sogno e nulla più. Penso che ciascuno sia conseguenza dell'altro. Per questo dico che l' ordine in cui me li ha proposti può andar benissimo. Vincere lo scudetto sarebbe il primo grande risultato della carriera. Un titolo con la nazionale qualcosa di straordinario. La chiamata in NBA penso rappresenti il massimo. Adesso però basta giocare, torniamo alla realtà. Abbiamo una salvezza da conquistare, vado ad allenarmi».
Adriano De Stephanis
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