Stroppa: «Lo so, se non vinco vado via»
Il tecnico a rischio esonero: «Bisogna vincere per la maglia»
INVIATO A COLLI DEL TRONTO. «Dobbiamo vincere, ma dobbiamo farlo per la maglia, per il Pescara, non per non mandare a casa Stroppa. Per quel che riguarda la mia sorte, da quel che leggo vincere potrebbe anche non bastare».
Dal ritiro di Colli del Tronto, nelle Marche, Giovanni Stroppa prova a descrivere la strana vigilia della gara contro il Parma del suo ex compagno di squadra e buon amico Roberto Donadoni. Sotto lo sguardo di un silente, quasi enigmatico ds Daniele Delli Carri, ovvero cului il quale ne avrebbe caldeggiato più di tutti l’assunzione e in questi giorni ne dovrebbe aver già curato la sostituzione, l’allenatore riflette sulla partita di oggi a mezzogiorno, orario emblematico per una sfida che sarà in ogni caso decisiva per il suo futuro sulla panchina biancazzurra. «È una vigilia particolare, quasi paradossale», esordisce, «vedo scritto su tutti i muri quale sarà il mio destino. A più riprese la società ha confermato la fiducia al sottoscritto, anche se mi sembra che sia a termine. È una situazione paradossale perchè, da quello che leggo o sento, sto andando verso una sfida da dentro o fuori».
Il tecnico lombardo, tuttavia, sembra tutt’altro che rassegnato. «Sono consapevole della realtà, però preferisco guardare le cose positive come la voglia di lottare dimostrata dalla squadra a Verona, anche dopo che è rimasta in dieci. Per quel che mi riguarda stimoli ne ho sempre e credo lo stesso i ragazzi. Sarà una partita diversa ma daranno tutti il massimo come sempre».
Ovvio chiedersi, in queste condizioni, fino a che punto sente che la squadra lo segue.
«Potrei dire che chi sta con l’allenatore lo dovrà dimostrare domani (oggi. ndt). Ma non credo che i ragazzi debbano giocare per me, devono farlo per il Pescara. Però, se guardo alle gare precedenti, penso che nessuno abbia mai remato contro l’allenatore».
Il ritiro è servito a ricompattare il gruppo?
«Francamente non so se ce n’era bisogno. Ma stare qualche giorno tranquilli potrebbe aver giovato. Anche su questo aspetto le risposte le avremo dal campo».
Anche una partita anomala ha un suo contenuto tattico. Il Pescara sarà quello di Chievo, con la difesa a tre?
«In realtà l’abbiamo avuta solo per mezzora, poi in dieci abbiamo cambiato. I segnali comunque erano positivi».
Difesa confermabile, Quintero più centrale e una seconda punta accanto ad Abbruscato o Vukusic?
«Tutto può essere, anche se in realtà abbiamo giocato anche con quattro punte. Ma il modulo ha sempre una valenza relativa, conta l’interpretazione, la motivazione. E sotto questo profilo mi piglio le mie responsabilità, non chiedo chi se la sente, chi ha voglia, decido io chi va in campo».
Anche perché, come ha detto il presidente, bisogna vincere e convincere.
«Se non convincerà qualcuno vincere non servirà, per questo si deve far bene per la maglia, per Pescara non per Stroppa». Frase piena di rispetto per la piazza. Ma c’è chi parla di uno Stroppa assai amareggiato e non esclude colpi di scena anche in caso di vittoria.
Rimpianti per i fatti di Chievo: rigore ed espulsione oltre che la gara potrebbero aver deciso la sorte del tecnico
«Dal mio punto di vista l’espulsione era discutibile e il rigore netto. Quello che amareggia è che anche nell’ultima partita qualche episodio ha fatto la differenza. Qualche punto in più per noi ci stava ma è andata così, ora pensiamo solo al Parma ».
Squadra in gran vena e guidata da una vecchia conoscenza.
«Mi aspetto una squadra che può soffrire ma che ha gente che sa far male. Una squadra forte e allenata benissimo da un mio amico».
Un amico, Donadoni, che evoca bei ricordi, il grande Milan, scudetto, coppa Intercontinentale. Tutt’altro clima che quello nel quale Stroppa vivrà oggi la sfida dell’all’Adriatico.
Sul piano tattico il tecnico sembra orientato a confermare Quintero regista, magari più arretrato per sottrarlo a marcature asfissianti. Possibile una seconda punta (Vukusic o Jonathas). Il rebus sta nella mediana: tre o quattro dietro a Quintero? Con la difesa a tre (Cosic, Capuano, Bocchetti) la linea sarebbe a 4 e ci sarebbe da scegliere un esterno, più di copertura (Balzano o Modesto) o di attacco (Weiss o Bjarnason) per un assetto ultra spregiudicato, quasi da ultima spiaggia. Ma alla resa non di questo che si parla da giorni?
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