Wimbledon, Paolini fa la storia: è in finale 

Jasmine batte la croata Vekic e domani sfiderà la ceca Krejcikova. Oggi Musetti in semifinale tenta l’impresa con Djokovic

LONDRA. Jasmine Paolini nella storia: la vittoria - sofferta, estenuante, bella quanto meritata - sulla croata Donna Vekic le regala la prima finale Wimbledon in carriera, conquistata a poche settimane da un'altra finale, quella del Roland Garros, Una doppietta Slam che negli ultimi 25 anni era riuscita solo a quattro altre giocatrici, ennesima conferma dell'impresa centrata dalla 28enne di Bagni di Lucca, la prima azzurra ad arrivare fino all'epilogo più prestigioso dei Championships, dove domani (ore 15) affronterà la ceca Barbora Krejcikova, n.32 Wta, che ha avuto la meglio in rimonta sulla kazaka Elena Rybakina. Ma i record non finiscono qui: quella vinta contro Vekic, durata due ore e 51' è già la semifinale più lunga nella ultracentenaria storia di Wimbledon, e certamente tra le più combattute, emozionanti e spettacolari. Che Paolini ha vinto in rimonta, dopo una partenza lenta, forse condizionata dal palcoscenico prestigioso (il Centre Court), la posta in palio, l'appuntamento con la storia. Ma una volta liberatasi dalla tensione, è stata l'azzurra a mantenere di più l'iniziativa del gioco, dettando gli scambi, cercando sempre soluzioni diverse, con variazioni e anche discese a rete. E anche quando è andata sotto nel punteggio, perdendo il servizio, come nel terzo e decisivo set, non si è mai arresa, dimostrando una volta di più una solidità mentale impressionante. Quella stessa mostrata a Parigi, in occasione della sua prima finale Slam. Nella stessa stagione solo Steffi Graf (1999), Serena Williams (2002, 2015 e 2016), Venus Williams (2002) e Justine Henin (2006), prima di lei, erano riuscite a centrare la doppia finale, prima sulla terra rossa francese, quindi sui prati di SW19. Un quintetto d'eccezione, che riflette la nuova dimensione di Jasmine, ormai ex n.7 al mondo e o prossima, capace in 12 mesi di scalare le gerarchie del tennis mondiale: da n.44 al mondo, con zero match vinti a Wimbledon, a finalista all'All England Club, e un nuovo best ranking dietro l'angolo. «È stata una partita che ricorderò per sempre, un'altalena di emozioni. Ho faticato all'inizio perché Donna continuava a tirare vincenti - il commento di Jasmine -. Ma mi ripetevo di lottare su ogni singola palla, e di cercare di migliorare al servizio. Non so come ce l'ho fatta, ma non c'è posto migliore per un tennista di questo campo». Dove, a fare il tifo per lei, in tribuna c'era l'amica, e compagna di doppio, Sara Errani, e i suoi genitori, Ugo e Jacqueline Gardiner. I suoi primi tifosi, che l'hanno accompagnata ovunque e sempre sostenuta, anche quando era ancora lontanissima dalle luci della ribalta. Accesesi a 28 anni compiuti, all'improvviso quest'anno, iniziato con il primo titolo da «1000» a Dubai, quindi l'acuto agli Australian Open (ottavi di finale, dopo aver racimolato solo quattro vittorie nei 16 Slam precedenti), Parigi e la semifinale di Easbourne, l'exploit sull'erba che le ha consentito di affrontare Wimbledon con il pieno di fiducia. Oggi sono in programma le semifinali maschili. Lorenzo Musetti, alle 16.30, sfida Novak Djokovic, sette volte re di Wimbledon: 5-1 per il serbo i precedenti (mai sull'erba), l'unica vittoria dell'italiano, lo scorso anno a Montecarlo. Nella parte alta del tabellone, quella orfana di Jannik Sinner, il n.3 al mondo Carlos Alcaraz, qui detentore del titolo, affronta il russo Daniil Medvedev, alla seconda semifinale di fila sui prati londinesi. A favore dello spagnolo, 4-2, gli scontri diretti, in perfetta parità, viceversa, le sfide sull'erba di Wimbledon: nel 2021 aveva prevalso il russo, 12 mesi fa Alcaraz in tre set.
Lorenzo Amuso