PESCARA-BENEVENTO
Zauri contro Inzaghi, sfida tra vecchi amici
Insieme nell'Atalanta 1996-97, sabato di fronte all'Adriatico
PESCARA. Luciano Zauri e Pippo Inzaghi, vecchi amici contro. L’appuntamento è per sabato all’Adriatico (ore 15), quando il Pescara affronterà il Benevento guidato dall’ex bomber di Milan e Juve. I due giocarono insieme nell’Atalanta del compianto Emiliano Mondonico in A nel 1996-97. Zauri, nato nel 1978, era poco più che maggiorenne, mentre Inzaghi (classe '73) in quell’annata vinse la classifica cannonieri con 24 reti guadagnandosi la chiamata della Juventus. L’allenatore del Delfino faceva la spola tra Primavera e prima squadra riuscendo a esordire nella massima serie contro la Roma. Era il 15 maggio del 1997, i giallorossi vinsero 4-0 e la rete che sbloccò il punteggio venne realizzata da Gigi Di Biagio, l’ex ct dell’under 21 indicato tra i possibili successori di Zauri al timone del Pescara, qualora malauguratamente il Delfino non riuscisse a risalire la china. La sconfitta casalinga contro lo Spezia ha messo di nuovo in discussione la panchina del 41enne marsicano che si giocherà il futuro nelle prossime tre gare ravvicinate contro Benevento, Juve Stabia (martedì) e Pisa (sabato 2 novembre). Così, dopo oltre vent’anni, Zauri e Inzaghi si incontreranno di nuovo, stavolta da avversari in un match di vitale importanza per il tecnico biancazzurro che proverà a fermare la marcia della capolista.
Fuori il carattere. I motivi di preoccupazione riguardano principalmente il gioco, tutt’altro che convincente, e l’instabilità sul piano del temperamento. Sul primo punto non si può negare che, a distanza di due mesi dall’inizio del torneo, il Pescara sia ancora un cantiere aperto. La squadra non ha una precisa fisionomia ed è stata un’illusione pensare di aver risolto i problemi con il passaggio ad Ascoli dal 4-3-3 al 3-5-1-1. Il successo al Del Duca ha solo mascherato le criticità di una formazione che nelle prime otto giornate ha evidenziato lacune in fase di costruzione. La seconda questione, quella relativa al temperamento, ha lasciato esterrefatti non solo i tifosi, ma anche il tecnico, la società e gli stessi calciatori. L’alternanza tra prestazioni condite da furore agonistico e attenzione massima (vedi Cosenza e Ascoli) e prove imbarazzanti (Crotone e secondo tempo con lo Spezia) ha portato al lungo confronto tra l’allenatore e la squadra lunedì alla ripresa degli allenamenti. Un faccia a faccia durato più di un’ora che, si spera, sia utile per scuotere il gruppo. La situazione non è compromessa, ma già da sabato contro il Benevento sarà doveroso mostrare segnali di crescita sotto ogni profilo. I presupposti per non buttare tutto all’aria ci sono, lo dicono i punti in classifica e anche i raffronti con i campionati precedenti. Il recente ruolino in B. Dopo otto partite il Pescara di Luciano Zauri ha 10 punti in classifica, frutto di tre vittorie, un pareggio e due sconfitte. Guardando le ultime sei partecipazioni al campionato cadetto, il rendimento dei biancazzurri è migliore rispetto al 2013-14 con Pasquale Marino (8 punti, 1 successo, 5 pareggi e 2 ko) e al 2014-15 sotto la guida di Marco Baroni (9 punti, 2 vittorie, 3 pari e 3 sconfitte), uguale a quello del 2017-18 con Zdenek Zeman (10 punti, 2 successi, 4 pareggi e 2 ko) e inferiore alle squadre allenate da Massimo Oddo nel 2015-16 (12 punti con 3 vittorie, altrettanti pareggi e due battute d’arresto) e Bepi Pillon nella passata stagione (18 punti con 5 vittorie, 3 pareggi e nessuna sconfitta). Dunque, l’allarme sembra essere scattato soprattutto per le prestazioni scialbe, non tanto per il ruolino di marcia che dovrà pur sempre essere migliorato. A Zauri il compito di trovare le soluzioni. Possibilmente in fretta.
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