Abruzzese detenuto in Thailandia, Manconi: «Il governo vigili sulla sua vita»
Conferenza stampa del presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani: Denis Cavatassi non ha avuto un processo equo e rischia la pena capitale
ROMA. «Denis Cavatassi non ha in alcun modo avuto un processo equo che rispettasse quei diritti e quelle garanzie che tutti gli ordinamenti giuridici e tutti gli Stati di diritto prevedono. E rischia la pena capitale». Ma «la verità non è stata cercata e nessuna indagine minimamente adeguata è stata finora realizzata». Per questo, «chiediamo al Ministero degli Esteri e al governo italiano di vigilare sulla vita e l'incolumità di Denis Cavatassi i cui diritti processuali sono stati costantemente violati». È l'appello lanciato oggi dal senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, nel corso di una conferenza stampa organizzata stamane in Senato sul caso dell'imprenditore di Tortoreto, arrestato nel marzo del 2011 con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio di Luciano Butti, suo socio in affari, ucciso in Thailandia. «Bisogna insistere - ha detto Manconi - il governo deve vigilare». Il caso di Cavatassi, «non deve rimanere nell'anonimato degli oltre 3 mila italiani detenuti attualmente all'estero. La diplomazia faccia sentire molto concretamente il suo sostegno e faccia capire alle autorità thailandesi che l'incolumità di Denis Cavatassi gli sta a cuore».