Acqua del Gran Sasso, partono i controlli: analisi con macchinari sofisticati
Sarà firmato domani il documento che stabilisce test stringenti e procedure più chiare. Dopo la grande emergenza di 4 mesi fa, quindici enti s’impegnano con migliaia di cittadini
TERAMO. Controlli più stringenti e procedure più chiare e codificate per gestire l’acqua del Gran Sasso. E’ quanto dispone un protocollo d’intesa che 15 enti e servizi firmeranno domani per evitare che possa ripetersi quanto avvenuto il 9 maggio e nei giorni seguenti in provincia di Teramo.
Nel pomeriggio del 9 maggio il Sian (servizio di igiene degli alimenti) decretò la non potabilità dell’acqua in 32 comuni del Teramano, salvo poi, dopo appena 12 ore, e dopo una serie di analisi, dare il contrordine e annunciare che l’acqua era tornata potabile. Una comunicazione contraddittoria che ha generato il panico nella popolazione, che è tornata a bere l’acqua dei rubinetti solo dopo settimane. E che ha messo in luce parecchie falle nel sistema dei controlli, soprattutto nelle analisi e nella loro tempistica.
E adesso, sotto la supervisione del vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, si è arrivati al protocollo “per la gestione delle fasi di comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire” in casi di emergenza. Nella premessa del documento che sarà firmato domani pomeriggio all’Aquila, si ricordano i diversi casi di sversamenti – il primo nel 2002 di trimetilbenzene – causati dalla difficile convivenza degli acquedotti di Teramo e L’Aquila con i laboratori di fisica nucleare e il traforo del Gran Sasso.
Il protocollo ha dunque l’obiettivo di «proceduralizzare le fasi di comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire preventivamente alla realizzazione» di una serie di attività e interventi «che possano comportare il rischio di pregiudicare la qualità delle acque del sistema idrico del Gran Sasso captate per il consumo umano, nonchè della gestione degli allarmi».
In sostanza se l’Infn o Strada dei Parchi devono fare dei lavori che possono avere ripercussioni sull’acqua, devono avvertire almeno 40 giorni prima la Asl, i due acquedotti, l’Arta di Teramo e L’Aquila, presentando anche una relazione tecnica con l’elenco dei materiali usati. L’esempio recente riguarda i lavori di verniciatura in galleria, in cui l’utilizzo del solvente toluene – nel caso di maggio – potrebbe aver avuto ripercussioni sulla qualità dell’acqua e aver scatenato l’allarme. Il protocollo prevede dunque tutto l’iter per l’autorizzazione con le valutazioni ad opera del Sian della Asl.
Basilare poi la procedura da seguire in caso di allarme. Innanzitutto c’è da dire che sono stati acquistati tre sofisticati macchinari in grado di fare in tempo brevissimo e su un ampio spettro di parametri, le analisi sull’acqua. Il primo dei tre macchinari gemelli è stato già installato nel Laboratorio e testerà l’acqua di sua competenza. A breve Ruzzo Reti spa e Gran Sasso Acqua spa installeranno i propri in un punto strategico in cui si convogliano le acque del Gran Sasso. Poter contare su analisi tempestive 24 ore su 24 e su un più ampio numero di sostanze sarà garanzia di sicurezza per i cittadini, rispetto alla situazione attuale in cui per i risultati possono trascorrere anche 24 ore.
Non solo. I sistemi di misurazione «dovranno garantire la connessione in tempo reale con i Sian delle Asl di Teramo e L’Aquila per la lettura istantanea dei risultati oltre che delle procedure di allarme assicurino la comunicazione immediata al Sian delle situazioni di criticità tramite inoltro di sms, messaggi whatsapp, Pec e Peo» a una serie di indirizzi.
E, qualora le acque siano fuori dei parametri definiti dai Sian, dall’Arta e dall’Istituto superiore di sanità, la Asl comunicherà al gestore il superamento dei parametri e, «se necessario propone al sindaco l’adozione degli eventuali provvedimenti cautelativi a tutela della salute pubblica, tenuto conto dell’entità del superamento del valore di parametri pertinente e dei potenziali rischi per la salute umana nonchè dei rischi che potrebbero derivare da una interruzione dell’approvvigionamento o da una limitazione dell’uso dell’acqua erogata».
Una disposizione che evidentemente tiene conto dell’esperienza drammatica verificatasi in provincia di Teramo, in cui peraltro i sindaci – ma anche la stessa Regione – nelle fasi iniziali non hanno avuto alcun ruolo decisionale.
La firma del protocollo e l’installazione delle nuove strumentazioni viene accolta positivamente dal presidente dell’acquedotto del Ruzzo Antonio Forlini. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino: «E’ un documento importante in quanto dispone che le istituzioni abbiano in tempo reale il quadro della situazione del sistema idrico del Gran Sasso. E perchè fissa delle procedure chiare per evitare che si ripeta quanto verificatasi a Teramo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel pomeriggio del 9 maggio il Sian (servizio di igiene degli alimenti) decretò la non potabilità dell’acqua in 32 comuni del Teramano, salvo poi, dopo appena 12 ore, e dopo una serie di analisi, dare il contrordine e annunciare che l’acqua era tornata potabile. Una comunicazione contraddittoria che ha generato il panico nella popolazione, che è tornata a bere l’acqua dei rubinetti solo dopo settimane. E che ha messo in luce parecchie falle nel sistema dei controlli, soprattutto nelle analisi e nella loro tempistica.
E adesso, sotto la supervisione del vicepresidente della Regione Giovanni Lolli, si è arrivati al protocollo “per la gestione delle fasi di comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire” in casi di emergenza. Nella premessa del documento che sarà firmato domani pomeriggio all’Aquila, si ricordano i diversi casi di sversamenti – il primo nel 2002 di trimetilbenzene – causati dalla difficile convivenza degli acquedotti di Teramo e L’Aquila con i laboratori di fisica nucleare e il traforo del Gran Sasso.
Il protocollo ha dunque l’obiettivo di «proceduralizzare le fasi di comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire preventivamente alla realizzazione» di una serie di attività e interventi «che possano comportare il rischio di pregiudicare la qualità delle acque del sistema idrico del Gran Sasso captate per il consumo umano, nonchè della gestione degli allarmi».
In sostanza se l’Infn o Strada dei Parchi devono fare dei lavori che possono avere ripercussioni sull’acqua, devono avvertire almeno 40 giorni prima la Asl, i due acquedotti, l’Arta di Teramo e L’Aquila, presentando anche una relazione tecnica con l’elenco dei materiali usati. L’esempio recente riguarda i lavori di verniciatura in galleria, in cui l’utilizzo del solvente toluene – nel caso di maggio – potrebbe aver avuto ripercussioni sulla qualità dell’acqua e aver scatenato l’allarme. Il protocollo prevede dunque tutto l’iter per l’autorizzazione con le valutazioni ad opera del Sian della Asl.
Basilare poi la procedura da seguire in caso di allarme. Innanzitutto c’è da dire che sono stati acquistati tre sofisticati macchinari in grado di fare in tempo brevissimo e su un ampio spettro di parametri, le analisi sull’acqua. Il primo dei tre macchinari gemelli è stato già installato nel Laboratorio e testerà l’acqua di sua competenza. A breve Ruzzo Reti spa e Gran Sasso Acqua spa installeranno i propri in un punto strategico in cui si convogliano le acque del Gran Sasso. Poter contare su analisi tempestive 24 ore su 24 e su un più ampio numero di sostanze sarà garanzia di sicurezza per i cittadini, rispetto alla situazione attuale in cui per i risultati possono trascorrere anche 24 ore.
Non solo. I sistemi di misurazione «dovranno garantire la connessione in tempo reale con i Sian delle Asl di Teramo e L’Aquila per la lettura istantanea dei risultati oltre che delle procedure di allarme assicurino la comunicazione immediata al Sian delle situazioni di criticità tramite inoltro di sms, messaggi whatsapp, Pec e Peo» a una serie di indirizzi.
E, qualora le acque siano fuori dei parametri definiti dai Sian, dall’Arta e dall’Istituto superiore di sanità, la Asl comunicherà al gestore il superamento dei parametri e, «se necessario propone al sindaco l’adozione degli eventuali provvedimenti cautelativi a tutela della salute pubblica, tenuto conto dell’entità del superamento del valore di parametri pertinente e dei potenziali rischi per la salute umana nonchè dei rischi che potrebbero derivare da una interruzione dell’approvvigionamento o da una limitazione dell’uso dell’acqua erogata».
Una disposizione che evidentemente tiene conto dell’esperienza drammatica verificatasi in provincia di Teramo, in cui peraltro i sindaci – ma anche la stessa Regione – nelle fasi iniziali non hanno avuto alcun ruolo decisionale.
La firma del protocollo e l’installazione delle nuove strumentazioni viene accolta positivamente dal presidente dell’acquedotto del Ruzzo Antonio Forlini. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino: «E’ un documento importante in quanto dispone che le istituzioni abbiano in tempo reale il quadro della situazione del sistema idrico del Gran Sasso. E perchè fissa delle procedure chiare per evitare che si ripeta quanto verificatasi a Teramo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA