Alba Adriatica, in 4 a giudizio per l’assalto alle case dei rom

Furono tra i protagonisti delle manifestazioni di piazza seguite all’omicidio Fadani

ALBA ADRIATICA. A processo per le manifestazioni che nei giorni dell’omicidio Fadani infiammarono Alba Adriatica, in particolare per quelle che si conclusero con il lancio di pietre contro le case dei rom. Il gup Giovanni de Rensis ieri pomeriggio ha rinviato a giudizio quattro cittadini albensi con l’accusa di devastazione e danneggiamento. Il 7 maggio del 2013 compariranno davanti al tribunale, in composizione collegiale, Andrea Roncacè, Domenico Piccioni, Stefano Caravelli e Maria Letizia Esposito . I quattro sono assistiti dagli avvocati Gabriele Rapali, Alessia Moscardelli, Lauro Tribuiani, Massimo Tonoli, Alessia Ragonici. Le manifestazioni finite sotto accusa sono quelle dell’11 e del 12 novembre del 2009, quindi in giorni in cui Elvis Levakovic (il rom accusato di aver sferrato il pugno mortale) non era stato ancora arrestato. Le manifestazioni si erano concluse davanti alle case dei rom con lancio di sassi contro i vetri delle abitazioni e contro le macchine in sosta. Successivamente la polizia aveva avviato delle indagini che ben presto erano diventato un fascicolo della procura. Procura che in un primo momento aveva fatto una richiesta d’archiviazione. Ora le accuse contro i quattro cittadini dovranno essere provate nel corso di un dibattimento.

Intanto non è stata ancora fissata la data in cui la Cassazione esaminerà il ricorso della difesa dopo la sentenza di secondo grado. Secondo i giudici d’appello a sferrare il pugno mortale è stato Elvis Levakovic, ma moralmente sono responsabili anche gli altri due rom, Danilo Levakovic e Sante Spinelli, che la sera del delitto erano con lui. Per questo i due, assolti in primo grado, per i magistrati aquilani devono scontare anche loro dieci anni di reclusione come Elvis. Fadani, imprenditore 39enne di Alba, fu ucciso nel novembre del 2009 con un pugno al volto dopo una discussione con i tre per una dose di cocaina rifiutata quando si trovava in compagnia di suo amico, colpito e ferito con un pugno prima di lui. «La reiterata richiesta di sostanza stupefacente», scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza, «prima all’interno del locale e poi all’esterno è stato il motivo scatenante dell’azione aggressiva successiva. La caratteristica che mette insieme il concorso morale dei tre, oltre al colpo sferrato da uno di loro, è l’agire congiunto». (d.p.)

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