Ambrosj se ne va, Asl senza il numero 3

Il direttore amministrativo si dimette e scoppia il giallo sul motivo. Varrassi pronto a nominare una big della Regione

TERAMO. Morto un papa se ne fa un altro. La Asl di Teramo non è San Pietro e Lucio Ambrosj, il numero tre dopo Varrassi e Antelli, è vivo e vegeto. Ma come il papa si è dimesso dalla carica di direttore amministrativo dell’azienda sanitaria locale, con un contratto da 80 mila euro lorde l’anno e un clima da ferri corti. «Ha presentato UFFICIALMENTE (sì, è scritto così in grassetto, ndr) le dimissioni dal suo incarico adducendo motivazioni di carattere familiare», si è affrettata ieri a chiarire la Asl. «La notizia è giunta in data odierna alla direzione generale (leggi Giustino Varrassi) ed ha suscitato comprensione per la problematica espressa dal dottor Lucio Ambrosj, apprezzato professionista nel suo campo amministrativo. Già da lunedì prossimo», prosegue la nota stringata, «il direttore generale inizierà le consultazioni di rito per incaricare un nuovo professionista che sia degno del ruolo da svolgere nella gestione di una azienda che vanta oltre 4000 dipendenti ed ha in cantiere nuove e futuristiche iniziative per la soddisfazione dei bisogni di salute dei cittadini della provincia di Teramo». Ma è esattamente il contrario di quanto veniva anticipato pochi giorni fa dai giornali.

«Minaccia di dimissioni del direttore amministrativo Lucio Ambrosj», scriveva il Centro. E la Asl smentiva: «In riferimento a quanto riportato da alcune testate giornalistiche locali in cui viene scritto che il direttore amministrativo dell'azienda sanitaria locale si sarebbe dimesso dal suo incarico, si precisa che, al momento, alla direzione generale non è pervenuta alcuna comunicazione in proposito». La voce delle dimissioni, in realtà, era diventata il segreto di Pulcinella. Anche se Ambrosj ha sempre tenuto spento il cellulare e quindi non l’aveva né smentita né confermata. Voci nella Asl dicevano anche che la decisione deriverebbe da rapporti tesi con Varrassi. E rievocavano uno scontro verbale di qualche giorno prima quando tra i due erano volate parole grosse. Da qui le dimissioni di Ambrosj, dopo che la mediazione del senatore Paolo Tancredi e l’ interessamento del governatore Chiodi hanno sortito solo buchi nell’acqua. Ora che il numero 3 ha lasciato la Asl non in punta di piedi si fa il nome di Maria Crocco, massimo dirigente regionale della Sanità, come successore. Ma ci sono un paio di ostacoli. Il primo: guadagnerebbe di meno. Il secondo: è lei la superdirigente che, legge alla mano, chiedeva a Chiodi una delibera ad hoc per dimissionare il manager plurindagato Varrassi. (l.c.)