Annega durante un’immersione

Tenta una prova estrema d’apnea, si lega i pesi alle gambe e muore

ALBA ADRIATICA. Lo ha tradito la sua passione per il mare, per le immersioni in apnea fatte anche in situazioni estreme. Il corpo di Elio Di Giandomenico, 47enne teramano, insegnante e bagnino per hobby, esperto nuotatore e grande sportivo appassionato di canoa, è stato trovato ieri mattina a circa cinquecento metri dalla costa, al largo di Alba Adriatica, dopo una notte di ricerche. Era a sette metri di profondità, vicino al pedalò usato per uscire in mare. Aveva le caviglie legate a due grossi pesi di cemento, di quelli utilizzati per gli ombrelloni.

Un esperimento di apnea estrema conclusosi tragicamente: è l’ipotesi che prende corpo nel fascicolo del pm Davide Rosati al termine di una convulsa giornata. Il magistrato, insieme agli uomini della capitaneria di porto di Giulianova e a quelli del comando dei carabinieri di Alba, ha trascorso la mattinata al porto di Giulianova (il posto in cui il corpo è stato portato dopo il ritrovamento) ascoltando testimoni e conoscenti. Dopo una prima ispezione cadaverica, che ha escluso la presenza di segni di violenza sul corpo, per questa mattina alle 12 è stata fissata l’autopsia. Ad eseguirla l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra.

L’ALLARME. Elio Di Giandomenico, esperto nuotatore, tutte le sere usciva in mare con il pedalò per fare delle immersioni, soprattutto in apnea. Anche giovedì sera intorno alle 20 aveva preso il pedalò dallo stabilimento La Primula, dove d’estate faceva il bagnino per hobby. Sull’imbarcazione due pesi di cemento, di quelli usati per reggere gli ombrelloni: uno da 40 chili e uno da 23. «Quello più grande», racconteranno più tardi gli amici, «lo portava sempre per bilanciare l’imbarcazione quando doveva risalire».

L’allarme è scattato tra le 23.30 e mezzanotte, quando una donna dallo stabilimento balneare ha visto quel pedalò al largo. Le ricerche dei vigili del fuoco di Teramo sono proseguite per tutta la notte anche con l’intervento dei sommozzatori della Croce Rossa arrivati sul posto a bordo della motovedetta della Capitaneria di porto. Tra le 8 e le 8.30 di ieri mattina un sommozzatore dei vigili del fuoco ha trovato il corpo.

L’INCIDENTE. Di Giandomenico aveva indossato la muta e si era immerso senza maschera e senza pinne, ritrovate sul pedalò. Aveva legato le gambe ai due pesi facendo dei nodi ben stretti. Una pratica che faceva spesso, tanto da acquistare anche pesi particolari per le caviglie. Venerdì sera, però, qualcosa non è andato per il verso giusto. L’uomo questa volta non è riuscito a liberarsi. La tragedia si è consumata in pochi attimi in un mare agitato, in quel mare che Elio Di Giandomenico amava tantissimo.

«Spesso usciva senza maschera», hanno raccontato alcuni amici ad inquirenti ed investigatori, «abbiamo provato tante volte a dissuaderlo, ma non ci siamo mai riusciti. Da un pò di tempo stava effettuando prove di apnea e di immersione, recentemente le cattive condizioni meteo lo avevano fatto desistere, ma l’altra sera non è riuscito a trattenersi e ha preso il pedalò per immergersi». Sul posto, insieme a Rosati, l’ex comandante della capitaneria Giuseppe Barretta con il tenente Saverio Capezzera, il nuovo comandante, e il capitano Pompeo Quagliozzi, comandante dei carabinieri di Alba.

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