Asl Teramo, inchiesta sui medici dal doppio lavoro
Varrassi: usano l'ospedale per fare più visite private a pagamento che pubbliche
TERAMO. Perché le liste d'attesa sono da record nella Asl teramana? Per i pazienti e per i sindacati la risposta è una sola: tutta colpa dei tagli alla sanità se le file nei nostri ospedali sono diventate un caso nazionale. Ma Gianni Chiodi non ha dubbi: il governatore dichiara in tv che se un esame diagnostico all'ospedale Mazzini di Teramo oppure al San Liberatore di Atri ti sarà fatto solo tra 404 giorni, è colpa di certi medici che sfruttano la struttura sanitaria pubblica per interessi privati. Chiodi, quindi, sempre in tv, chiede al manager della Asl Giustino Varrassi di rendere pubblici i casi di "medici infedeli" per dare un segnale. Chi sono i medici infedeli? Quelli che, nei quattro ospedali della provincia, secondo il presidente della Regione, fanno più esami privati, e quindi a pagamento, che pubblici.
Non sappiamo quale reazione avranno gli ospedalieri teramani di fronte a questa pesante accusa. Ma abbiamo girato il caso al direttore generale della Asl Varrassi. Che risponde alle domande del Centro.
Il manager svela che, da non più di una settimana, c'è una indagine interna alla Asl per individuare i medici che svolgono una doppia attività e che però ne approfittano. La legge Bindi permette ai medici che hanno scelto un tipo di rapporto intra moenia con la Asl - che dà loro la possibilità di esercitare la libera professione anche dentro l'ospedale - di svolgere visite ed esami privati, versando però una consistente porzione della parcella alla Asl (in media il 70 per cento) e «soprattutto», spiega il manager, «senza eseguire, nello stesso arco di tempo, più prestazioni a pagamento e private rispetto a quelle pubbliche». Se non rispetta la regola ma ne apprifitta il medico diventa un infedele: un opportunista. Ma è giusto far ricadere su di loro il problema delle liste d'attesa? Il manager non risponde. «I direttori sanitari Camillo Antelli e Gabriella Palmeri hanno comunque avviato l'indagine», conferma però Varrassi, «e non sarà difficile scoprire chi non rispetta la legge. Faccio un esempio: se c'è un medico che nell'arco di un'ora fa un solo esame per la struttura pubblica e, nello stesso lasso di tempo, ne fa quattro a pagamento lo convocherò e gli chiederò spiegazioni. Poi renderò pubblico il suo nome». Il manager non rivela se ha già delle segnalazioni sotto mano ma fa questa considerazione finale: «Vede, noi siamo in Italia dove l'occasione fa l'uomo ladro. In Germania non accadrebbe mai. Da noi invece non c'è alcun controllo e la situazione precipita».
Non sappiamo quale reazione avranno gli ospedalieri teramani di fronte a questa pesante accusa. Ma abbiamo girato il caso al direttore generale della Asl Varrassi. Che risponde alle domande del Centro.
Il manager svela che, da non più di una settimana, c'è una indagine interna alla Asl per individuare i medici che svolgono una doppia attività e che però ne approfittano. La legge Bindi permette ai medici che hanno scelto un tipo di rapporto intra moenia con la Asl - che dà loro la possibilità di esercitare la libera professione anche dentro l'ospedale - di svolgere visite ed esami privati, versando però una consistente porzione della parcella alla Asl (in media il 70 per cento) e «soprattutto», spiega il manager, «senza eseguire, nello stesso arco di tempo, più prestazioni a pagamento e private rispetto a quelle pubbliche». Se non rispetta la regola ma ne apprifitta il medico diventa un infedele: un opportunista. Ma è giusto far ricadere su di loro il problema delle liste d'attesa? Il manager non risponde. «I direttori sanitari Camillo Antelli e Gabriella Palmeri hanno comunque avviato l'indagine», conferma però Varrassi, «e non sarà difficile scoprire chi non rispetta la legge. Faccio un esempio: se c'è un medico che nell'arco di un'ora fa un solo esame per la struttura pubblica e, nello stesso lasso di tempo, ne fa quattro a pagamento lo convocherò e gli chiederò spiegazioni. Poi renderò pubblico il suo nome». Il manager non rivela se ha già delle segnalazioni sotto mano ma fa questa considerazione finale: «Vede, noi siamo in Italia dove l'occasione fa l'uomo ladro. In Germania non accadrebbe mai. Da noi invece non c'è alcun controllo e la situazione precipita».
© RIPRODUZIONE RISERVATA