Atr, la vendita a Proietti non è valida
Altro effetto shock della sentenza della Cassazione, a Colonnella può tornare in pista il manager del crac Pierantozzi
COLONNELLA. Situazione sempre più ingarbugliata all’Atr. L’effetto delle cinque sentenze della Cassazione - quella che annulla l’amministrazione straordinaria e le quattro che rimandano alla Corte d’Appello dell’Aquila perchè si pronunci sulle sorti di altrettante aziende del gruppo - si allarga a macchia d’olio.
Adesso pare che addirittura l’Atr Composites torni “in bonis”, cioè possa tornare nelle mani del precedente proprietario, Umberto Pierantozzi. Questo perchè i due curatori fallimentari della Composites, Mauro Di Dalmazio e Gianfranco Magrini hanno presentato ricorso solo contro il decreto che ammetteva l’Atr all’amministrazione straordinaria. E’ questo un aspetto su cui bisognerà fare ulteriori verifiche, anche perchè la partita non è di poco conto. Basta pensare che la nuova società, l’”Atr group” lavora proprio nei capannoni che furono dell’Atr Composites.
Ieri mattina i sindacati hanno avuto un incontro con il giudice fallimentare Flavio Conciatori, per cercare di chiarire la situazione. Subito dopo si è svolta un’assemblea con i 110 dipendenti della nuova società.
Gli operai sono allarmati per quanto accaduto e per quanto potrà accadere. Sono diverse le questioni che creano incertezza. Innazitutto la vendita a Valter Proietti. Se è vero che tutti gli atti compiuti durante l’amministrazione straordinaria sono salvi, c’è una forte incertezza sulla vendita a Proietti, titolare della nuova “Atr group” in quanto si tratta di una vendita ancora non ratificata dal ministero e comunque “con riserva di proprietà”. A questo punto, se questo è vero, i sindacati ritengono prioritario trovare un modo per far continuare la produzione attuando una cessione di ramo d’azienda o con un affitto. I sindacati ritengono importante anche che la Corte d’Appello si pronuncia al più presto, contribuendo a chiarire la situazione sui fallimenti. In modo da dare al tribunale di Teramo la possibilità di agire, ad esempio definendo se i curatori fallimentari sono quelli di quattro anni fa o meno.
I sindacati solleciteranno la Provincia e la Regione ad aprire un “tavolo di crisi” per affrontare la difficile situazione, una delle più intricate nella storia del diritto fallimentare in tutta Italia. Una situazione complicata soprattutto dal fatto che le sentenze sono arrivato quattro anni dopo i ricorsi. A questo punto i sindacati ritengono basilare che gli enti in qualche modo sollecitino un giudizio rapido da parte della Corte d’Appello dell’Aquila, vista la situazione di incertezza che riguarda anche gli ammortizzatori sociali per gli oltre 300 dipendenti della “vecchia” Atr: la Cigs è scaduta e non si sa a che titolo prorogarla.
©RIPRODUZIONE RISERVATA