Atri e Giulianova, ospedali salvi: saranno potenziati e ristrutturati
Il progetto della Asl dovrebbe riportare la pace in provincia e spianerà la strada al presidio nuovo. La Regione intanto studia la fattibilità della superstruttura Teramo-L'Aquila
TERAMO. Sono maturi i tempi per la decisione sul nuovo ospedale della provincia di Teramo. Entro un mesela Regione dovrebbe dare il via alla procedura. D’altronde tutte le incertezze che hanno caratterizzato l’ospedale unico teramano, le polemiche e l’assenza di un reale dibattito soprattutto nel capoluogo, hanno causato una serie di ritardi. Non a caso nella delibera della Regione del 15 novembre 2016 sulla programmazione degli interventi di edilizia sanitaria l’unico ospedale che è rimasto fuori è stato quello di Teramo.
Ma ora la Regione pare voglia rompere gli indugi. E la provincia di Teramo così eviterà di restare indietro. D’altro canto la Asl ha studiato un nuovo piano che probabilmente consentirà di superare l’opposizione dei vari territori, in quanto prevede un sostanziale salvataggio degli ospedali periferici.
L’ospedale di Giulianova e quello di Atri verranno potenziati e ristrutturati. Per quello di Sant’Omero il problema non si pone: non è mai stato in discussione, essendo più nuovo – e quindi necessita di meno lavori di messa a norma – e “di frontiera”, in quanto in teoria dovrebbe bloccare l’esodo di pazienti verso le Marche. I vertici della Asl non si sbottonano, ma il nuovo piano potrebbe riportare la pace in provincia. In sostanza verrebbe costruito un nuovo ospedale per acuti, in una località ancora da definire, mantenendo gli altri tre presidi con attività di base ma con in più reparti di lungodegenza e di riabilitazione. Sono questi due settori in cui l’offerta sanitaria in provincia è fortemente carente. Non ci sono strutture per rispondere ai bisogni di una popolazione che invecchia, per cui ci sono una marea di ricoveri impropri in reparti che in teoria dovrebbero essere per acuti ma che alla fine ospitano anziani che hanno bisogno di ben altri trattamenti. Secondo un dossier della Asl gli ospedali di Atri e Giulianova, ad esempio, hanno un tasso di ospedalizzazione rispettivamente del 115,27 e del 109,77% con un’età media di ricovero per Atri di 72,13 anni e di 74,21 per Giulianova. Insomma, c’è una richiesta di cure per anziani che non trova risposte, se non sbagliate. I due ospedali “salvati” però necessiteranno di una ristrutturazione. Il primo blocco dell’ospedale di Atri è stato costruito nel 1960, il secondo nel ’70. Non va meglio per Giulianova: il padiglione est nel 1968, l’ovest nel 1976. La Asl dovrà metterli a norma, anche dal punto di vista sismico. Sono edifici enormi, già adesso in parte inutilizzati, forse la sistemazione dei reparti sarà razionalizzata.
E poi ci sarà l’ospedale nuovo. In questo caso il progetto rimane più o meno quello originario. Ospedale per acuti da 600 posti letto, da circa 84mila metri quadrati per una spesa di 220 milioni, coperta in parte con una compartecipazione di privati.
La sua realizzazione è strategica sotto diversi aspetti, dalla sicurezza alla sostenibilità economica. Ma anche per sperare di avere il famoso “Dea di secondo livello” in società con L’Aquila. Si tratta di un ospedale superspecializzato (con reparti legati all’emergenza, dalla cardiochirurgia alla neurochirurgia, alle chirurgie vascolare e toracica, per esempio) che sarebbe “spalmato” sulle due città. Non a caso martedì la giunta regionale ha istituito una commissione per fare uno studio di fattibilità su un dipartimento di urgenza ed emergenza di secondo livello fra i presidi di Teramo e L’Aquila. La commissione – con esperti, i due direttori generali e quelli sanitari – individuerà i costi e il cronoprogramma, anche in considerazione dei bacini d’utenza.
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