Azioni della ex Tercas  «Non bastano 222 pagine per informare sui rischi» 

Respinto il ricorso della banca contro il risarcimento a un cliente: «Non è pensabile che un piccolo investitore dia così il suo assenso»

TERAMO. I particolari ora fanno le differenze e nelle sentenze sono sempre sostanziali. Mai come nel caso delle azioni ex Tercas i verdetti dei giudici declinano le vite di centinaia di risparmiatori che, dopo il commissariamento dell’istituto di credito, da un momento all’altro si ritrovarono in mano titoli senza più valore. Oggi, dopo un orientamento giurisprudenziale sempre più consolidato a sancire come all’epoca non ci sia stata una corretta informazione della banca, una sentenza entra ulteriormente nel merito e stabilisce che non bastino centinaia di pagine per addetti ai lavori a comunicare i rischi di operazioni a clienti che sanno poco o niente di investimenti finanziari.
Così scrive la giudice civile Daniela D’Adamo: «È stato fornito a tutti gli investitori un prospetto informativo di ben 222 pagine. Non è pensabile, a tal proposito, che il piccolo investitore formi consapevolmente il proprio assetto conoscitivo su un documento di tale portata, ampio e privo di riscontri informativi costruiti sulle specifiche esigenze del singolo». E aggiunge: «Incombe sull’istituto di credito l’onere di provare di aver spiegato il corposo contenuto dell’informativa in maniera intellegibile e rapportata alla posizione in concreto assunta». Con questa recente sentenza, il tribunale civile teramano ha respinto il ricorso con cui la banca aveva impugnato un pronunciamento del giudice di pace di risarcimento danni di un risparmiatore (assistito dall’avvocato Odette Frattarelli) che aveva acquistato azioni per quasi 5mila euro. Anche in questo caso i fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento Tercas del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari. In questi anni le regole di informazione e trasparenza nei contratti bancari e finanziari – tra diritto dei consumatori e nuovo diritto europeo dei servizi bancari e finanziari – hanno sicuramente fatto proprie le istanze delle tante associazioni di consumatori da tempo in prima linea su questi temi. E in Italia svariati pronunciamenti della Cassazione hanno ormai sancito l’obbligatorietà di una corretta informazione e comunicazione ai clienti. Sicuramente in questo la vicenda delle azioni ex Tercas tanto ha insegnato. La cronaca giudiziaria, a distanza ormai di oltre dieci anni, continua ancora a declinare le vite di centinaia di risparmiatori tantissimi dei quali non avvezzi al mercato degli strumenti finanziari che si ritrovarono a comprare titoli anche per migliaia di euro. Perché come scrive la giudice in un passaggio: «Gli obblighi informativi gravanti sull’intermediario devono essere tali da consentire all’investitore di operare investimenti pienamente consapevoli, avendo acquisito l’intero ventaglio delle informazioni, specifiche e personalizzate».
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