Bancarotta fraudolenta, ecco dove sono finiti i soldi dell'ex Tercas / VIDEO
Confermati i legami tra il Gruppo Dimafin di Di Mario e l'ex dg Di Matteo. Sequestrati 44 immobili e terreni, partecipazioni societarie e somme di denaro tra Lazio, Umbria e Molise per un valore complessivo di circa 3milioni 800mila euro
ROMA. Un nuovo filone d’indagine per il crac dell'ex Banca Tercas e del gruppo DiMafin di Raffaele Di Mario. Il Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza di Roma ha sequestrato 44 immobili e terreni, partecipazioni societarie e somme di denaro tra Lazio, Umbria e Molise per un valore complessivo di circa 3milioni 800mila euro. Tre le persone oggetto dei sequestri, fra le quali il noto imprenditore pometino Raffaele Di Mario, ex presidente dell’Asd Pomezia calcio e proprietario del locale polo alberghiero “Hotel Selene”.
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L’inchiesta, per reati di bancarotta fraudolenta aggravata dal requisito della transnazionalità in relazione a due società con sede a Roma, dichiarate fallite nel 2017, coinvolge in tutto 7 persone tra cui un commercialista di Città di Castello. L'operazione coordinata dalla procura della Repubblica di Roma è l’epilogo del ben più consistente filone di indagini che ha riguardato il crac della banca teramana Tercas e le plurime bancarotte fraudolente aggravate del Gruppo Dimafin dello stesso Di Mario. Nell’ambito di queste operazioni, che hanno condotto ai processi – in corso di celebrazione – nei confronti dei vertici dell’istituto di credito e dello stesso imprenditore pometino, era stato rilevato come il sodalizio tra Di Mario e l'ex direttore generale di Tercas Antonio Di Matteo aveva consentito al primo di accedere indebitamente a sostanziose iniezioni di credito per finanziare le proprie iniziative immobiliari ed al secondo di esercitare il controllo della Banca sammarinese SMIB anche attraverso la partecipazione detenuta, tra gli altri, dallo stesso Di Mario.
Nella prima fase dell’indagine, infatti, era stato dimostrato come, nel 2007, la Banca Tercas avesse acquisito la SMIB occultando l’operazione alla Banca d’Italia: l’istituto sammarinese sarebbe stato successivamente utilizzato per erogare ulteriore credito a Di Mario e come terminale per la distrazione di somme rinvenienti dai fallimenti delle sue aziende. Sempre secondo quanto emerso dalle indagini, l’effetto del legame era stato il dissesto della banca teramana e la distrazione di circa 170 milioni di euro dalle numerose aziende, poi tutte fallite, del gruppo Dimafin. Sia Di Mario che Di Matteo erano stati arrestati. Antonio Di Matteo, che negli ultimi anni era finito anche al centro dell’inchiesta relativa alla Banca Popolare di Spoleto dalla quale è stato successivamente prosciolto dalle accuse, era stato arrestato nel 2013 per le vicende relative a Tercas.
Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Roma, riguarda il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di beni rientranti nella disponibilità degli indagati, ritenuti principali responsabili del dissesto finanziario delle due aziende, fino alla concorrenza di 3.760.000 euro, a fronte di un passivo fallimentare quantificato in circa 8 milioni di euro.