Banche, ecco il piano Tercas: chiuse 16 filiali in Abruzzo
Via i doppioni con Caripe nel Teramano, a Pescara e L’Aquila, spariscono anche sedi a Roma, in Emilia e nelle Marche
TERAMO. La sede Tercas di palazzo Sturzo a Roma non si tocca. Si trova all'Eur ed era il quartier generale della Democrazia Cristiana. L'ex re del mattone, Raffaele Di Mario, l'affittò all'ex dg Tercas, Antonio Di Matteo, prima di essere travolto dal crac ritenuto il più grande dell'ultimo decennio. Lì, in quel palazzo, c'era persino l'ufficio di Giulio Andreotti. Ma Riccardo Sora, il commissario inviato da Bankitalia a Teramo, ha deciso di non chiuderla. Quella filiale resta in vita, altre 16 invece vanno in pensione. Sono sparse tra Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Roma. Guai però a parlare di ridimensionamento, tagli o spending review. «E' una razionalizzazione per evitare doppioni», spiegano dai piani alti della banca di corso San Giorgio che sta per compiere un anno d'amministrazione commissariale della Banca d'Italia.
La cura dimagrante era un passaggio inevitabile per il Gruppo Tercas. E' di pochi giorni fa l'accordo con i sindacati per il prepensionamento di 80 dipendenti, tra i quali compaiono anche nomi di "quadri Q4", cioè di livello massimo. Adesso spunta l'elenco dei rami secchi, sedi da dismettere, filiali doppione Tercas-Caripe, troppo vicine tra di loro perché nella stessa zona. In totale danno impiego a 300 dipendenti, per i quali è cominciata la diaspora dei trasferimenti, su ordine di servizio del dg Dario Pilla,oppure l'uscita di scena con incentivi e pensionamenti. Ma andiamo per ordine: a Roma chiudono due agenzie, a Largo Ravenna e in via La Spezia. La Tercas mantiene la sua posizione all'Eur nel palazzo che fu della Balena bianca, quindi del palazzinaro Di Mario che, con il suo crac da 800 milioni di euro, ha determinato il commissariamento di Tercas "colpevole", per Bankitalia, di aver concesso mutui "facili" da 23 milioni di euro al costruttore amico dei politici pidiellini. Spostiamoci quindi in Emila dove la banca teramana dismette la sede di Bologna, Rimini e Toscanella di Dozza. Più a Sud chiude le filiali marchigiane di Monte Urano, Fano e Grottammare. Arriviamo così in casa nostra: le sedi sacrificate per ora sono quelle di Colonnella (nel centro commerciale), Sulmona e Sambuceto, tutte Tercas. E i doppioni Caripe di Pescara (l'agenzia 9), Villa Raspa di Spoltore e infine San Nicolò a Tordino. Ma in quella che chiamano già la fase due della razionalizzazione spariranno anche l'agenzia 1 dell'Aquila e la sede di Castel di Sangro.
Il totale fa proprio 16, su oltre 150 filiali. A queste si aggiungono gli ottanta esuberi (su 1200 dipendenti Tercas e Caripe) che, entro fine mese, andranno in prepensionamento volontario con tanto di incentivo. Purché raggiungano l'età pensionabile nei prossimi cinque anni. Chi invece matura il diritto alla pensione nel 2013, ci andrà e basta, senza poter beneficiare di alcun anno extra di servizio in banca. L'ultimo tema, il più caldo di tutti, è quello della ricapitalizzazione Tercas. Girano voci di 200 milioni di euro e di trattative in corso con varie Fondazioni di Casse di risparmio abruzzese. Ma il commissario Sora non fa trapelare una sillaba.
A maggio scadrà il suo 12° mese a Teramo. Potrà convocare l'assemblea degli azionisti, svelare i bilanci e decidere le sorti del gruppo, oppure rinnovare di un altro anno il commissariamento. In città restano tutti col fiato sospeso.
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