Truffa da 30mila euro per fare acquisti, ma anche per scommettere sui cavalli
Banda dei postini, chiesto il processo per tutti
In nove davanti al giudice per le carte di credito al consumo rubate e utilizzate
TERAMO. La procura chiede il processo per la banda dei postini. Un punto fermo, dunque, nell’inchiesta che il 17 giugno scorso portò in carcere nove teramani accusati, a vario titolo, di peculato, falso, furto e ricettazione. L’udienza preliminare è fissata per fine aprile, quando il gup dovrà decidere se mandare tutti a giudizio o disporre il non luogo a procedere.
A Castrogno finirono Sandro Di Berardo, 36 anni, di Teramo; Cristiano Bartolini, 34 anni, di Teramo, e Mannino Massimiani, 28 anni, di Teramo, tutti dipendenti o ex dipendenti dell’Aret, la società a cui le Poste avevano affidato l’appalto delle raccomandate, tutti accusati di peculato. In carcere finirono anche i commercianti Giovanni Gramenzi, 38 anni, titolare di un negozio di abbigliamento in circonvallazione Ragusa, e Vittorio Ruggieri, 40 anni, di Colledara, titolare di un negozio di elettronica in città; Simonetta D’Abramo, 40 anni, di Teramo; Berardo Torchia, 38 anni, di Teramo; Carlo Vetuschi, 25 anni, di Teramo, e Giovanni Ciarroni, 42 anni, di Teramo, quest’ultimi accusati di ricettazione per aver usato più volte le tessere rubate. Per Vetuschi il Tribunale del Riesame ha annullato l’ ordinanza di custodia cautelare.
Secondo l’accusa della procura, tutta da dimostrare nel corso di un eventuale dibattimento, i postini avrebbero sottratto 22 carte di credito emesse regolarmente dalla Findomestic ma mai arrivate nelle mani dei legittimi proprietari, che risultavano aver firmato l’apposito modello delle Poste per la consegna. In realtà, secondo l’accusa della procura, tutte le firme erano state contraffatte dai postini che se ne erano impossessati.
Sono state proprio le denunce dei proprietari, che a fine mese si sono accorti di aver pagato per spese mai fatte, a far scattare le indagini della polizia postale su una truffa di circa trentamila euro. Sempre secondo l’accusa le carte sarebbero state usate con l’aiuto di alcuni negozianti compiacenti, ma anche con l’aiuto di altre persone che le avrebbero usate per fare acquisti e scommesse ai cavalli.
Ora sarà il giudice per le indagini preliminari a stabilire se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio, e quindi mandare tutti a processo, o se disporre il non luogo a procedere. L’inchiesta della procura, il titolare delle indagini è il sostituto procuratore David Mancini, è partita nel 2007 quando sono arrivate le denunce da parte dei privati che non avevano ricevuto le carte.
Per mesi gli uomini del compartimento della polizia postale e della sezione di polizia della squadra di polizia giudiziaria della procura hanno lavorato intensamente per fare chiarezza, a cominciare proprio dallo smarrimento di quelle carte di credito regolarmente arrivate al centro operativo postale di Teramo ma mai consegnate ai proprietari.
A Castrogno finirono Sandro Di Berardo, 36 anni, di Teramo; Cristiano Bartolini, 34 anni, di Teramo, e Mannino Massimiani, 28 anni, di Teramo, tutti dipendenti o ex dipendenti dell’Aret, la società a cui le Poste avevano affidato l’appalto delle raccomandate, tutti accusati di peculato. In carcere finirono anche i commercianti Giovanni Gramenzi, 38 anni, titolare di un negozio di abbigliamento in circonvallazione Ragusa, e Vittorio Ruggieri, 40 anni, di Colledara, titolare di un negozio di elettronica in città; Simonetta D’Abramo, 40 anni, di Teramo; Berardo Torchia, 38 anni, di Teramo; Carlo Vetuschi, 25 anni, di Teramo, e Giovanni Ciarroni, 42 anni, di Teramo, quest’ultimi accusati di ricettazione per aver usato più volte le tessere rubate. Per Vetuschi il Tribunale del Riesame ha annullato l’ ordinanza di custodia cautelare.
Secondo l’accusa della procura, tutta da dimostrare nel corso di un eventuale dibattimento, i postini avrebbero sottratto 22 carte di credito emesse regolarmente dalla Findomestic ma mai arrivate nelle mani dei legittimi proprietari, che risultavano aver firmato l’apposito modello delle Poste per la consegna. In realtà, secondo l’accusa della procura, tutte le firme erano state contraffatte dai postini che se ne erano impossessati.
Sono state proprio le denunce dei proprietari, che a fine mese si sono accorti di aver pagato per spese mai fatte, a far scattare le indagini della polizia postale su una truffa di circa trentamila euro. Sempre secondo l’accusa le carte sarebbero state usate con l’aiuto di alcuni negozianti compiacenti, ma anche con l’aiuto di altre persone che le avrebbero usate per fare acquisti e scommesse ai cavalli.
Ora sarà il giudice per le indagini preliminari a stabilire se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio, e quindi mandare tutti a processo, o se disporre il non luogo a procedere. L’inchiesta della procura, il titolare delle indagini è il sostituto procuratore David Mancini, è partita nel 2007 quando sono arrivate le denunce da parte dei privati che non avevano ricevuto le carte.
Per mesi gli uomini del compartimento della polizia postale e della sezione di polizia della squadra di polizia giudiziaria della procura hanno lavorato intensamente per fare chiarezza, a cominciare proprio dallo smarrimento di quelle carte di credito regolarmente arrivate al centro operativo postale di Teramo ma mai consegnate ai proprietari.