Bisceglia dal carcere scrive al Centro: "Sono innocente"
L'uomo, accusato di aver fatto a pezzi la convivente Adele Mazza, scrive una lettera al giornale: "I signori giudici mi hanno ucciso dentro. Non sono stato io". Il 4 aprile scorso il corpo della donna fu trovato tagliato in quattro parti
TERAMO. Sulla spalle ha un'accusa agghiacciante: avrebbe fatto a pezzi la sua convivente. Ma dal carcere di Teramo scrive al Centro per dichiararsi innocente. Romano Bisceglia, arrestato per l'omicidio di Adele Mazza, rompe un silenzio durato quasi quattro mesi. «I signori giudici mi hanno ucciso dentro... Voglio io stesso sapere la pura verità di tutto questo assurdo caso che come una montagna mi è caduta sopra... Non so a quale santo, nonché nostro signore Gesù Cristo, a chi io possa far valere la mia innocenza», scrive in una lettera di 23 righe.
Sgrammaticata ma chiara, vergata da una mano incerta, quindi ben diversa da quella mano che, secondo la procura, ha avuto la forza di sezionare in quattro pezzi il corpo di Adele, usando due coltelli da macellaio. Un omicidio commesso in una vasca da bagno, il 4 aprile, giorno di Pasqua. Sembrava un sacrificio umano per quel corpo tagliato in quattro pezzi e ritrovato in via Franchi, a trecento metri da casa dell'indagato. Le gambe in una busta, il tronco in un'altra.
Bisceglia viene arrestato. E il suo volto, fotografato all'uscita della caserma dei carabinieri, è quello di un uomo rassegnato. Ma ora scrive di essere innocente. Di non essere mai stato il protettore di Adele. Di non averla massacrata perché lei voleva cambiare vita. Rompe il silenzio Bisceglia con una lettera che tradisce sicurezza e incertezza. Le parole in stampatello hanno una caratteristica comune: le sbarre orizzontali delle «T» sono proiettate verso l'alto; la parola «io» è sottolineata: secondo gli esperti è desiderio di autoaffermazione. Il nome Gesù Cristo è invece scritto con grafia tremante.
E' una lettera con errori di grammatica e di logica: «Non ho mai avuto a che vedere con la prostituzione è non oso criticare chi faccia tale lavoro però è l'ennesima volta che vengo passato per tale, nonché omicidia è convivente della sfortunta Mazza Adele», si legge testualmente. Bisceglia è chiaro quando si tira fuori: «Sono totalmente estraneo hai fatti... sono veramente innocente!», ma la lettera rischia di finire tra gli atti dell'inchiesta non solo per la grafia sicura e incerta, come per una sorta di doppia personalità. Ma anche perché ammette la relazione con Adele spostandola però lontanissima nel tempo, a 20 anni fa, fatto smentito dai testimoni: «Sì, io venti anni fà, ho' avuto una piccola relazione, sè vogliamo chiamarlo amore, che per motivi di carattere ci lasciammo, è tutto finì in una bolla di sapone». Infine Bisceglia fa anche un appello e una considerazione del più agghiacciante dei delitti: «I carabinieri facciano il loro lavoro con correttezza è senza induci trovando il vero responsabile di tutto questo assurdo casino inutile».
Sgrammaticata ma chiara, vergata da una mano incerta, quindi ben diversa da quella mano che, secondo la procura, ha avuto la forza di sezionare in quattro pezzi il corpo di Adele, usando due coltelli da macellaio. Un omicidio commesso in una vasca da bagno, il 4 aprile, giorno di Pasqua. Sembrava un sacrificio umano per quel corpo tagliato in quattro pezzi e ritrovato in via Franchi, a trecento metri da casa dell'indagato. Le gambe in una busta, il tronco in un'altra.
Bisceglia viene arrestato. E il suo volto, fotografato all'uscita della caserma dei carabinieri, è quello di un uomo rassegnato. Ma ora scrive di essere innocente. Di non essere mai stato il protettore di Adele. Di non averla massacrata perché lei voleva cambiare vita. Rompe il silenzio Bisceglia con una lettera che tradisce sicurezza e incertezza. Le parole in stampatello hanno una caratteristica comune: le sbarre orizzontali delle «T» sono proiettate verso l'alto; la parola «io» è sottolineata: secondo gli esperti è desiderio di autoaffermazione. Il nome Gesù Cristo è invece scritto con grafia tremante.
E' una lettera con errori di grammatica e di logica: «Non ho mai avuto a che vedere con la prostituzione è non oso criticare chi faccia tale lavoro però è l'ennesima volta che vengo passato per tale, nonché omicidia è convivente della sfortunta Mazza Adele», si legge testualmente. Bisceglia è chiaro quando si tira fuori: «Sono totalmente estraneo hai fatti... sono veramente innocente!», ma la lettera rischia di finire tra gli atti dell'inchiesta non solo per la grafia sicura e incerta, come per una sorta di doppia personalità. Ma anche perché ammette la relazione con Adele spostandola però lontanissima nel tempo, a 20 anni fa, fatto smentito dai testimoni: «Sì, io venti anni fà, ho' avuto una piccola relazione, sè vogliamo chiamarlo amore, che per motivi di carattere ci lasciammo, è tutto finì in una bolla di sapone». Infine Bisceglia fa anche un appello e una considerazione del più agghiacciante dei delitti: «I carabinieri facciano il loro lavoro con correttezza è senza induci trovando il vero responsabile di tutto questo assurdo casino inutile».
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