Campitelli: fino a quandoavrò queste emozionicontinuerò a fare calcio

Il presidente del Teramo dopo la promozione e il ritorno tra i professionisti con una giornata di anticipo: dedico la vittoria a tutti i tifosi, anche a quelli che per un motivo o per l'altro non ci sono più

ATESSA. Per Luciano Campitelli la parola chiave della giornata è «emozione». Un'emozione assoluta, impossibile da mascherare. La maschera invece benissimo l'altro condottiero biancorosso Roberto Cappellacci.

Il tecnico è contento, ci mancherebbe, ma se ne sta un po' sulle sue. L'impressione è che tra lui e la società qualcosa si sia rotto, e che ci si prepari all'addio. Ci sarà tempo per parlarne. Intanto bisogna gustarsi un Campitelli paonazzo e in camicia a righe biancorosse che viene stritolato di abbracci da giocatori, componenti dello staff e tifosi. «Grazie», gli dice più di un tifoso. E altri aggiungono: «Presidente, resta con noi».

Che Campitelli abbia voglia di continuare l'avventura teramana, però, non sembrano esserci dubbi. Lui dice: «È una cosa meravigliosa, indescrivibile. Sto provando delle emozioni forti, e finché le avrò farò calcio. Smetterò di fare calcio quando non mi emozionerò più. A chi dedico la promozione? A tutti i tifosi, alla mia famiglia e anche a quei tifosi che per un motivo o per l'altro non ci sono più ma ci stanno guardando dall'alto e spero possano gioire insieme a noi».

Dalla poesia di Campitelli alla prosa di Ercole Cimini, il numero due della società. Che trova il tempo di pensare all'ultima, platonica gara di campionato con l'Ancona, probabilmente perché non accetta l'idea di chiudere con un misero +1 un campionato dominato. «Oggi è un sogno che si avvera», dice Cimini, «e ci godiamo questa bellissima vittoria, ma domenica dobbiamo onorare il campionato vincendo. Una dedica particolare a Campitelli, questa promozione è sua. Se siamo pronti al calcio professionistico? Noi siamo stati una società professionistica dal primo giorno, poi abbiamo sempre cercato di migliorarci strada facendo. Il passato è già alle spalle, da domani pensiamo al futuro».

Roberto Cappellacci, a torso nudo, si fuma la solita sigaretta distensiva in attesa degli inevitabili gavettoni. Nei dopopartita il tecnico di Tortoreto ha sempre un eccezionale aplomb, stavolta all'aplomb si aggiunge un'aria assorta. Le frasi che snocciola ai microfoni sono quasi tutte di circostanza. Tipo: «Aspettavamo da tempo questo momento, anche se quelle due sconfitte consecutive avevano un po' raffreddato tutti». Oppure: «È giusto che abbia vinto il Teramo, si è dimostrato la squadra migliore».

Se gli si chiede se è stato difficile vincere questo campionato, il terzo della sua carriera da allenatore dopo Santegidiese e Valle del Giovenco, Cappellacci replica: «Ho avuto la fortuna di trovarmi in situazioni societarie che permettono di valorizzarti. La società del Teramo è di un certo livello e, con Marcello Di Giuseppe e me, ha costruito una squadra forte. Vincere sarà pure stato difficile, ma non era certo impossibile». Il momento pià brutto e il più bello? «Il più brutto queste due sconfitte che ci hanno un po' sporcato il cammino, il più bello quando dopo i due ko a cavallo delle vacanze natalizie la squadra ha ricominciato subito a giocare come sa e vincere, a dimostrare che era la più forte».

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