Caso Moffa, Chiodi: "Mi sembra l'ultimo giapponese sull'isola del Pacifico"
Il presidente della Regione Abruzzo, il teramano Gianni Chiodi, dopo le ultime 'sparate' dello storico negazionista: "Cacciarlo dall'Università? No, bisogna difendere la libertà di espressione, ma poi Moffa non si lamenti se quando esprime le sue aberrazioni c'è una levata di scudi"
PESCARA. «Sono sempre di più senza parole, Moffa mi sembra l'ultimo giapponese sull'isola del Pacifico...». È il laconico commento del presidente della Regione Abruzzo, il teramano Gianni Chiodi, dopo le ultime 'sparate' dello storico negazionista Claudio Moffa, docente all'Università di Teramo, che durante una lezione all'Ateneo abruzzese ha contestato lo sterminio degli ebrei, negando ancora una volta l'esistenza delle camere a gas. «Capisco la ricerca della visibilità, ma ora ci vuole un bel coraggio a cercarla con argomenti privi di verifica storica», ha proseguito Chiodi.
Moffa, che vive a Roma insegna in un master di primo livello alla Facoltà di Scienze Politiche, ha nuovamente esposte le sue tesi durante l'ultima lezione del master, del 25 settembre scorso, davanti a una quindicina di studenti. «Fa specie che dopo sessant'anni, con migliaia di testimonianze», aggiunge Chiodi, «ancora si dica che la Shoah non è esistita; ma la cosa più grave è che non si capisce dove si vuole arrivare. Se mira allo scontro tra scienziati, che il dibattito resti sui libri di storia, ma se vuole rinfocolare certe tesi si rischia di creare un vulnus nel sentimento di condanna senza se e senza ma di un crimine contro l'umanità».
«Cacciarlo dall'Università? No, bisogna difendere la libertà di espressione, ma poi Moffa non si lamenti se quando esprime le sue aberrazioni c'è una levata di scudi», ha concluso sdegnato il presidente della Regione, Chiodi.
Moffa, che vive a Roma insegna in un master di primo livello alla Facoltà di Scienze Politiche, ha nuovamente esposte le sue tesi durante l'ultima lezione del master, del 25 settembre scorso, davanti a una quindicina di studenti. «Fa specie che dopo sessant'anni, con migliaia di testimonianze», aggiunge Chiodi, «ancora si dica che la Shoah non è esistita; ma la cosa più grave è che non si capisce dove si vuole arrivare. Se mira allo scontro tra scienziati, che il dibattito resti sui libri di storia, ma se vuole rinfocolare certe tesi si rischia di creare un vulnus nel sentimento di condanna senza se e senza ma di un crimine contro l'umanità».
«Cacciarlo dall'Università? No, bisogna difendere la libertà di espressione, ma poi Moffa non si lamenti se quando esprime le sue aberrazioni c'è una levata di scudi», ha concluso sdegnato il presidente della Regione, Chiodi.
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