Caso Moffa, vittima della Shoah scrive al rettore"Condannatelo a un tour ad Auschwitz o Dachau"
Lettera-appello di una vittima dell'Olocausto al rettore dell'Universita di Teramo dopo la notizia pubblicata da Repubblica della nuova lezione sul revisionismo e la negazione della Shoah tenuta dal docente negazionista Claudio Moffa. "Non comprendo, come possa essere possibile, venga permesso tale abominio presso una Università della Repubblica Italiana"
TERAMO. Tra le decine di reazioni di sdegno per il caso Moffa (il video di Repubblica.it) ce n'è una che spicca su tutte. È la più indignata perché scritta da chi la Shoah l'ha vissuta sulle pelle dei propri parenti. È una lettera-appello al rettore di Teramo, Rita Tranquilli Leali. La riportiamo integralmente.
«Mi chiamo Grazia Di Veroli, sono famigliare di circa 80 persone decedute nei lager nazisti, mi occupo di Memoria della Shoah da vari anni. Leggere questa mattina le pagine (di Repubblica, ndr) relative alle "lezioni svolte" nell' Ateneo dal famigerato professor Moffa mi fanno accapponare la pelle. Non comprendo, come possa essere possibile, venga permesso tale abominio presso una Università della Repubblica Italiana che, nonostante le sue mille difficoltà e ristrettezze economiche, eccelle nella trasmissione del sapere avendo a suo favore una storia che risale al 1400.
Ilustrissimo rettore sarebbe cosa gradita a me, e sono certa anche a tutti i famigliari delle vittime dei campi di sterminio (non parlo solo di Shoah), che la sua Università, la sua persona e il senato Accademico esprimino il loro sdegno e condannino l'operato di questo professore, se così lo possiamo chiamare, seduto su una cattedra italiana, che si permette di infangare la memoria di coloro che hanno avuto come solo destino il passaggio per camino di Auschwitz.
Si avvicina la data del 16 ottobre, 67 anniversario, della Grande Razzia di Roma, che segnò l'inizio delle deportazioni in Italia, che vide vittime oltre 1000 persone - solo 16 tornarono alle loro case - di cui 200 bambini, un messaggio dell'Università sarebbe, certamente, un messaggio di speranza che il negazionismo venga sempre e comunque condannato e chi si permette di negare le evidenze venga condannato... forse ad un Tour ad Auschwitz, Flossemburg, Mauthausen, Bergen Belsen, Dachau, Rawensbruck e alle migliaia di sottocampi sparsi per l'Europa».
«Mi chiamo Grazia Di Veroli, sono famigliare di circa 80 persone decedute nei lager nazisti, mi occupo di Memoria della Shoah da vari anni. Leggere questa mattina le pagine (di Repubblica, ndr) relative alle "lezioni svolte" nell' Ateneo dal famigerato professor Moffa mi fanno accapponare la pelle. Non comprendo, come possa essere possibile, venga permesso tale abominio presso una Università della Repubblica Italiana che, nonostante le sue mille difficoltà e ristrettezze economiche, eccelle nella trasmissione del sapere avendo a suo favore una storia che risale al 1400.
Ilustrissimo rettore sarebbe cosa gradita a me, e sono certa anche a tutti i famigliari delle vittime dei campi di sterminio (non parlo solo di Shoah), che la sua Università, la sua persona e il senato Accademico esprimino il loro sdegno e condannino l'operato di questo professore, se così lo possiamo chiamare, seduto su una cattedra italiana, che si permette di infangare la memoria di coloro che hanno avuto come solo destino il passaggio per camino di Auschwitz.
Si avvicina la data del 16 ottobre, 67 anniversario, della Grande Razzia di Roma, che segnò l'inizio delle deportazioni in Italia, che vide vittime oltre 1000 persone - solo 16 tornarono alle loro case - di cui 200 bambini, un messaggio dell'Università sarebbe, certamente, un messaggio di speranza che il negazionismo venga sempre e comunque condannato e chi si permette di negare le evidenze venga condannato... forse ad un Tour ad Auschwitz, Flossemburg, Mauthausen, Bergen Belsen, Dachau, Rawensbruck e alle migliaia di sottocampi sparsi per l'Europa».
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