i dati illustrati nel congresso mondiale di ingegneria sismica 

Castelli: la ricostruzione ha cambiato passo da un anno

TERAMO. «Un evento catastrofale, un grande dramma che ha colpito l’Appennino centrale, sta diventando un modello di ricostruzione e di rinascita, in sicurezza, di questo vasto territorio che si...

TERAMO. «Un evento catastrofale, un grande dramma che ha colpito l’Appennino centrale, sta diventando un modello di ricostruzione e di rinascita, in sicurezza, di questo vasto territorio che si estende per 8mila chilometri quadrati. È stata una case history di grande interesse a Milano, al Wcee (World Conference on Earthquake Engeneering), il più importante congresso di ingegneria sismica al mondo». Lo ha dichiarato il commissario straordinario al sisma 2016 Guido Castelli, che è intervenuto ai lavori di apertura della 18ma edizione del Wcee.
«Ho presentato al mondo l’esperienza della sequenza sismica del 2016-17, sia evidenziando l’ampiezza della devastazione e la complessità della ricostruzione, in ragione del carattere articolato dei luoghi e degli immobili su cui dovevamo intervenire (più di 300 mila edifici lesionati), sia sottolineando il cambio di passo che, dopo le troppe incertezze del passato, nell’ultimo anno abbiamo impresso alla ricostruzione. Un’accelerazione sensibile che ha riguardato sia la ricostruzione pubblica che quella privata, con quest’ultima che ha visto le erogazioni nei confronti delle imprese impegnate nei cantieri aumentare del +37% rispetto al 2022 e del +73% in rapporto al 2021», ha aggiunto Castelli, che ha ribadito il lavoro di costante collaborazione della struttura commissariale con il Governo, i presidenti delle quattro Regioni coinvolte, i sindaci del cratere e tutti gli operatori impegnati in questa grande opera.
«D’altro canto», ha proseguito il commissario, «per la ricostruzione pubblica, per anni ferma al palo, nel corso del 2023 il 95% delle opere programmate, sia nella programmazione ordinaria che speciale, risulta avviato (con almeno la nomina del Rup). E tra le opere di ricostruzione pubblica così avviate il 28% ha fatto partire (o ha già concluso) i lavori. La ricostruzione sull’Appennino Centrale è diventata un laboratorio internazionale», ha concluso Castelli, «in cui stiamo applicando i principi definiti alla Conferenza mondiale di Sendai nel 2015: “build back better”, cioè ricostruire meglio di prima. Non intendiamo limitarci a ricostruire “com’era, dov’era”, vogliamo farlo migliorando il patrimonio che abbiamo ereditato attraverso l’applicazione delle migliori metodologie scientifiche».