la crisi
Castilenti, la Maccaferri chiude: saltano 42 posti di lavoro
Annuncio a sorpresa della multinazionale che ha appena investito 2 milioni di euro. Lavoratori in sciopero e sindacati sul piede di guerra: «Ci diano un’alternativa»
CASTILENTI. Quando in una multinazionale qualcuno sposta una bandierina su una cartina spesso una fabbrica chiude. Forse è accaduto questo per la Maccaferri di Castilenti.
La direzione dello stabilimento ha comunicato venerdì ai sindacati che l’azienda di Castilenti chiuderà entro la fine dell’anno. Stupore e sconcerto le prime reazioni dei sindacati, quelli che non meno di due anni fa avevano concertato con la stessa azienda un piano di rilancio e riconversione che da un lato prevedeva 10 licenziamenti, ma dall’altro contemplava un investimento di un paio di milioni per diversificare la produzione e associare alle reti per gabbionature un nuovo prodotto in materiale geosintetico da impiegare nel settore degli asfalti drenanti. Investimenti fatti, nuova produzione partita. In fabbrica, dove lavorano 42 dipendenti, tutti si svolgeva secondo il solito tran tran. La direzione aveva dato mandato anche di fare il budget 2016 e stava chiedendo le autorizzazioni per potenziare alcuni impianti.
«E poi come un fulmine a ciel sereno ci comunicano chiusura, nella più completa irresponsabilità sociale dell’azienda e nella totale mancanza di informazione», esordisce Giampiero Dozzi della Fiom Cgil, «sono arrivati con la scelta già dichiarata del consiglio d’amministrazione». I sindacati hanno chiesto con forza di discutere un piano alternativo alla chiusura. Un primo incontro si terrà domani mattina in Confindustria, con il responsabile del settore industriale della Maccaferri. Intanto è stato dichiarato lo stato di agitazione permanete e lo sciopero per tutta la settimana.
«L’azienda ha cercato di giustificarsi dicendo che il mercato è solo nel Nord Europa e che lo stabilimento di Castilenti comporta delle perdite, in quanto costo del trasferimento del prodotto è molto elevato», spiegano Antonio Liberatori e Marco Boccanera della Fim Cisl, «Lunedì abbiamo fatto un’assemblea del personale, sono tutti preoccupati. Molti lavoratori infatti pensando che è un’azienda seria, che ha fatto anche investimenti derivanti dal recente accordo di ristrutturazione, hanno preso impegni come mutui o acquisto dell’auto».
I sindacati hanno informato anche l’assessore regionale alle attività produttive Giovanni Lolli che si è impegnato ad aprire un tavolo istituzionale con i Comuni della vallata, Provincia e Regione. Il sindaco di Castilenti, Alberto Giuliani, ha contattato amministratori regionali e provinciali.
La preoccupazione è notevole a tutti i livelli: l’area è praticamente desertificata. La zona industriale di Castilenti ha vantato aziende importanti come l'Industria Tessile Valfino, che ha contato circa 700 dipendenti e che oggi è un ammasso di cemento e eternit. Quello che più salta all'occhio passeggiando davanti a quella zona è un vecchio cartello stradale nel quale si legge "Attenzione uscita operai". Ora quelli della Maccaferri sono fra i pochi rimasti. E scioperano per restare. «Non ci aspettavamo questa decisione», commenta un dipendente, R.D., «la ditta nel 2013 aveva riconvertito la produzione e per 5 anni non avremmo dovuto avere problemi, l'azienda appartiene a un gruppo importante. Io ho tre figli e un mutuo alle spalle». Tra i dipendenti ci sono anche molti giovani, uno ha 27 anni e solo due mesi fa ha contratto un mutuo ventennale per l'acquisto della sua prima casa. Nei suoi sogni il matrimonio e dei figli. Nella sua realtà altre 238 rate da pagare.
(ha collaborato
Evelina Frisa)
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