Centro per l’impiego: uno contro tutti
L’impiegato resta solo, mega file e proteste all’ufficio dopo i licenziamenti alla Teramo lavoro, porte chiuse per un’ora
TERAMO. Uno contro tutti. E' la situazione paradossale che si è creata ieri mattina al centro per l'impiego di via D'Annunzio, dove c'è un solo dipendente a far fronte alla grande massa di utenti. Da due settimane, cioè da quando sono stati licenziati i precari di Teramo Lavoro (110, la maggior parte dei quali lavorava nei centri per l'impiego della Provincia) lì si respira ogni giorno un'aria caotica.
Tutti in fila. Ore 9,30 di ieri. Più di cinquanta persone affollano la saletta d’attesa dell’ufficio di via D'Annunzio. E così l’unico impiegato chiude la porta del centro per l’impiego, che non riesce più a contenere persone in coda. Un'attesa lunga, snervante, sia per chi è dentro i locali che per chi rimane fuori. Meno di un’ora dopo le porte vengono riaperte ma la situazione non cambia: decine e decine di persone in una fila che l’unico addetto non riesce a smaltire. Gli unici due impiegati che sono rimasti agli sportelli, dopo la cacciata dei precari della Teramo lavoro , sono entrambi in malattia.
Le proteste. «E' uno scandalo», commenta un giovane disoccupato all'ingresso del Centro, «dover fronteggiare tutti questi disagi per compilare un modulo o avere delle notizie preziose per il nostro futuro lavorativo. Oltre al danno c'è anche la beffa dei disservizi». Una signora, poi, rincara la dose: «Non si capisce più nulla e, come al solito, ci rimettono gli utenti. Non è possibile buttare intere mattinate in fila. Iniziare la settimana in questo modo bello non è, ma non possiamo fare altro che adeguarci». In effetti è un servizio che nei momenti di crisi e di forte aumento della disoccupazione come quello che attraversa il Paese andrebbe potenziato, ma adesso è quasi azzerato. E mentre il nervosismo aumenta, il dipendente della Provincia, dietro al bancone, avverte i presenti in sala d'attesa con un pizzico di imbarazzo: «Non so se riusciremo a soddisfare tutte le vostre richieste nonostante abbiate il numero. Vi chiedo di pazientare e attendere il vostro turno».
I rimedi. Urge trovare soluzioni per limitare il caos che regna al centro per l'impiego. A tal proposito è in programma oggi, in Provincia, un'altra riunione tra i dirigenti che avrà all'ordine del giorno il riposizionamento del personale. In mancanza dei 110 impiegati di Teramo lavoro, quindi, si dovrà ricorrere a "forze interne" all'ente per tornare a garantire un servizio migliore agli utenti.
Gli scenari. In attesa di sviluppi, resta in ballo la proposta avanzata dall'assessore al lavoro Eva Guardiani e che prevede la chiusura del Centro di via D'Annunzio e il trasferimento dei servizi nella sede dell'assessorato, in via Taraschi. Questo comporterebbe un diverso utilizzo del personale e il risparmio di 4mila euro al mese di affitto dei locali.
I disoccupati. E dei 110 licenziati di Teramo Lavoro, intanto, cosa ne sarà? Al momento continuano a vivere la loro condizione di disoccupati senza aver ancora ricevuto gli stipendi arretrati e senza vedere sbocchi per il loro futuro. Dopo anni di contratto a termine, inoltre, sono ora costretti anche a sgomitare e a fare lunghe file per presentare la domanda di disoccupazione negli uffici dove lavoravano.
Gli appelli. Al fianco dei 110 della Teramo Lavoro si sono schierati Cigl e Cisl ed esponenti politici, mentre il prefetto Valter Crudo dieci giorni fa ha convocato una riunione con il presidente della Provincia Valter Catarra e l'assessore regionale Paolo Gatti. Ma finora nulla si è concretamente mosso per tornare a far vedere loro la luce in fondo al tunnel e garantire un futuro occupazionale.
Gaetano Lombardino
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